I Nomadi nuovamente a Cortona. Anche stavolta Beppe Carletti e compagnia hanno scelto il Teatro Signorelli per le prove del tour e la data zero che fa da preludio a un nuovo giro per il belpaese, l’ennesimo di una carriera arrivata ormai al “50 più 1“. Oltre al concerto la rete associativa cortonese coinvolgerà il gruppo in una serrata sequenza di iniziative benefiche, con particolare attenzione all’autismo e ai cosiddetti BES (bisogni educativi speciali), un tema trascurato in Italia ma molto caro alla nostra città negli ultimi tempi grazie all’iniziativa di alcuni encomiabili soggetti.
E’ logico prevedere che nonostante i 35 euro del biglietto del concerto (25 per il loggione) i Nomadi venerdì sera faranno sold out al Signorelli: lo pronostico tenendo ben presente l’affetto che in tanti anche dalle nostre parti nutrono per la band e l’attrattiva che sui fan più accaniti può suscitare una ‘data zero‘, tant’è che già si annunciano cordate di spettatori provenienti da molto lontano.
Detto questo arriva il grande dilemma: perchè i Nomadi, nati nel 1963, ancora nel 2014 riescono ad attrarre tanto interesse e amore?
Cosa hanno in più i Nomadi dei vari Equipe 84, Dik Dik, Camaleonti, Rokes ecc ecc? Anche loro hanno avuto un periodo di enorme popolarità nel decennio 1965-75 e un buon numero di hit singles ormai lontanissime nel tempo (quasi sempre non scritte da loro e spesso cover di complessi americani e inglesi).
Cosa ha salvato i Nomadi dall’oblio?
Ecco dieci motivi che, secondo me, hanno influito
1) La straordinaria figura di Augusto Daolio.
Inutile nasconderlo, i Nomadi vivono anche nel ricordo del loro storico cantante, che poi non era un cantante ma molto di più: personalità poliedrica, artista e creativo a tutto tondo, uomo profondo, sensibile, attivo, costantemente alla ricerca di nuovi spazi di espressione, un animale sociale come pochi altro nel mondo musicale italiano. Lo si potrebbe avvicinare all'(inarrivabile) Demetrio Stratos degli Area, quantomeno per il carisma, la capacità di emozionare, la curiosità che lo animava. Augusto pur non essendo un tipo esuberante era un animale da palcoscenico e dal vivo tirava fuori una grinta unica. Il suo volto, quegli occhiali, la barba sono il simbolo della band: scomparso nel 1992 a soli 45 anni ha lasciato un grande vuoto che i Nomadi hanno scelto di colmare continuando a suonare. Sono rimasti devoti alla sua figura onorandola in modo onesto, senza approfittarsene e senza mai cadere troppo nel funereo o nel patetico. Non è poco.
2) Non si sono mai sciolti.
Anche questo non è poco. Oltre alla morte di Daolio i Nomadi hanno subito moltissimi cambi di formazione (23 componenti dal 1963 a oggi), ma il gruppo ha sempre calcato le scene senza interruzioni. Da un bel po’ degli originali c’è rimasto solo Beppe Carletti, ma il non aver mai associato la sigla Nomadi alla parola “fine” ha contribuito a non perdere il contatto col pubblico.
3) Sono coerenti.
Gli si potrà dire tutto, meno che hanno tradito il loro stile. Questo è sicuramente un limite dal punto di vista dell’appetibilità musicale e limita il peso della band (a mio avviso scarso) nell’evoluzione storica della musica italiana, ma allo stesso tempo è un punto di forza verso la conquista e la cementificazione dei legami con un certo tipo di pubblico.
4) Fanno beneficienza.
A rafforzare l’amore della gente c’è la disponibilità dei Nomadi a sostenere tantissime iniziative benefiche. Se ti viene in mente di fare qualcosa di utile alla collettività, di impegnarti per chi sta peggio di te, di dare una mano agli ultimi di questo mondo ormai quasi in automatico pensi a loro. Tanto sai che saranno disponibili e ce la metteranno tutta per aiutarti. Beppe c’è sempre se hai bisogno… e su questo è davvero una persona straordinaria
5) Quando vai a vederli sai cosa aspettarti.
Per quanto detto sopra (la coerenza) un concerto dei Nomadi non può certo offrire chissà quali sorprese. Il sound è quello e i brani sono quelli, anche se il repertorio supera quota 300 e viene spesso rimescolato. Ma c’è anche chi adora sedersi a teatro e sapere già cosa accadrà e anzi, dal prevedibile riesce a ricevere ancora più emozioni. In più c’è la nostalgia di quando s’era giovani, che comunque funziona sempre ed è sempre viva anche se su questo i Nomadi si sono dimostrati più immuni di altri colleghi e coetanei alle cadute nel patetico
6) Guccini.
Aver collaborato con uno degli autori e cantautori più amati dagli italiani (lo preferirono a Battisti…) li ha trasformati in gruppo di riferimento per un certo tipo di pubblico che poi è rimasto fedele nei decenni, inossidabile come i manifesti dei concerti del Guccio, su cui c’è sempre la stessa foto da 40 anni. L’aver beneficiato dell’opera giovanile del sommo poeta, indubbiamente ispirata e dirompente, è stata una gran fortuna e ancora oggi Auschwitz, tanto per citarne una, dà i brividi
7) Sono ‘impegnati’, ma a modo loro
Gruppo simbolo della contestazione nell’era del beat (Dio è morto, scritta da Guccini, non era bruscolini…) hanno poi mantenuto un certo alone di quell’immagine iniziale pur parlando molto d’amore o altri temi non prettamente ‘politicizzati‘. Ancora oggi grazie proprio all’immagine assunta all’inizio restano un riferimento per certi valori e certe lotte, ma il loro ‘impegno‘ non è mai stato pervaso da eccessive faziosità e per questo è sostanzialmente inattaccabile. In quest’epoca in cui “la destra e la sinistra non esistono più” possono piacere più o meno a tutti. A confermarcelo, autorizzando qualsiasi ipotesi, il fatto che Renzi adori Guccini
8) Hanno scelto l’indipendenza dalle major
Una scelta di coraggio e forse anche un po’ di necessità. Sempre in lotta con l’establishment musicale, dal 1985 si producono da soli: ciò ne ha precluso forse un possibile ritorno in altissima classifica, ma ne ha rafforzato la credibilità e la coerenza complessiva. Forse, con questa scelta, si sono anche messi al riparo dai frequenti disastri dei discografici italiani, roba che accade molto spesso e che ha mietuto molte vittime. Il restare in rete e in amicizia con personaggi indipendenti stile Red Ronnie e compagnia bella ha inoltre sopperito all’assenza di visibilità televisiva
9) Sono una grande famiglia
Per la loro disponibilità verso il pubblico e la vicinanza che dimostrano ai fans sono ormai dei fratelli maggiori (se non dei padri) per chi li segue. Il legame con la loro gente, cementato dalla perdita di Augusto e dai tanti elementi citati sopra, è davvero unico nel panorama italiano e la straordinaria umiltà di Beppe Carletti è indiscussa, provata e riprovata
10) Fanno concerti a tappeto
Non s’è mai visto un gruppo tanto attivo dal vivo. Alle poche comparsate in Tv o a Sanremo hanno perferito il duro lavoro fatto di migliaia e migliaia di Km macinati in lungo e in largo per lo stivale. Li trovi ovunque e soprattutto li trovi nei paesini minuscoli, quelli che gli altri snobbano.
N.B. Ovviamente si tratta di una spiegazione parziale e personale, scritto da uno che i Nomadi li detesta musicalmente e al concerto non ci andrà. Invito i lettori, e i fans stessi a cui qualche critica che mi è scappata certo non piacerà, a integrare