In questi giorni (20, 21 e 22 novembre) si festeggia la Festa dell’Albero che quest’anno è dedicata alla lotta ai mutamenti climatici, in vista del vertice delle Nazioni Unite a Parigi (COP 21): perché le scuole dovrebbero aderire all’iniziativa? E cosa si aspetta che mettano in atto?
L’albero ha una valenza simbolica evidente, percepibile e comprensibile a tutti. Dai più grandi ai più piccoli. L’albero come forma di vita, come metafora della speranza in un ecosistema più pulito e più verde. Per questo, la campagna riscuote ogni anno un successo crescente.
Molti insegnanti e molte scuole vi aderiscono, anche al di là della nostra presenza materiale. Questo c’inorgoglisce e ci responsabilizza a fare sempre meglio la nostra parte. Anche perché, nelle nostre, città aumentare le messe a dimora di piante e grandi essenze riveste indubbiamente anche un’importanza oggettiva in senso stretto. I nostri quartieri soffocano infatti di cemento, ed essere “naturalmente dirompenti” rispetto a questo status quo ci pare quanto mai necessario …
Nell’enciclica Laudato sì, papa Francesco afferma che un nuovo accordo internazionale sul clima sarà l’unica vera opportunità per salvarci: concorda con questo giudizio? E, secondo lei, quanto può fare la Chiesa per avvicinare i governanti del mondo ad una concreta sensibilità verso le tematiche ambientali?
La lettera enciclica sulla “cura della casa comune” riveste un’importanza assoluta, storica direi, non solo per il mondo ambientalista ma per tutta l’opinione pubblica mondiale. Non solo sono d’accordo sul senso dell’ultima chiamata che riveste Paris COP21, ma aggiungo che vi sono pagine di invettiva contro la supremazia del paradigma tecnocratico che vanno anche oltre le nostre più rosee aspettative sul ruolo di Francesco in questo frangente politico globale. Laudato sì può giocare un ruolo decisivo nella dinamica internazionale di COP21, indubbiamente.
Si terrà dal 21 al 29 novembre 2015, sotto l’alto patrocinio del Parlamento Europeo, la settima edizione della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, che avrà come tema la dematerializzazione, ovvero come “fare più con meno”. L’obiettivo era quello di coinvolgere il più possibile pubbliche amministrazioni, associazioni e organizzazioni no profit, scuole, università, imprese, associazioni di categoria e cittadini a proporre azioni volte a prevenire o ridurre i rifiuti a livello nazionale e locale. Nella nostra zona l’adesione è stata ininfluente e visto che il 12 Novembre si sono chiuse le iscrizioni, com’è stata l’adesione fino ad oggi in Toscana? Perché è importante che, soprattutto le amministrazioni pubbliche partecipino?
La riduzione è la prima delle 4R (solo dopo vengono: riuso, riciclo, recupero energetico). Eppure, nonostante tutti ormai concordino sulla necessità di concentrare le politiche sulla prevenzione degli sprechi e quindi sulla riduzione degli scarti di lavorazione industriale e dei residui delle attività urbane, pochi riescono ad agganciare concretamente il link sotteso dalla sua domanda. Anche in Toscana, a parte qualche realtà molto virtuosa (l’Empolese Valdelsa, la piana lucchese, alcuni comuni della piana fiorentina), la situazione è molto deludente. Siamo attardati a discutere di impianti, generalmente concepiti negli anni Novanta e quindi intrinsecamente vecchi, mentre la discussione internazionale sta già altrove. Non solo sulla riduzione spinta delle quantità, ma anche e soprattutto nel potenziamento effettivo delle filiere industriali post-raccolta. Da questo punto di vista, il gap da colmare coi Paesi nordici e la Germania è davvero imbarazzante …
Parliamo di rifiuti. Legambiente ha definito i comuni dell’ATO Toscana Sud poco virtuosi giacché hanno raggiunto livelli irrisori di rifiuti raccolti in modo differenziato. In effetti, la percentuale raccolta dall’ATO è stata del 38%. Perché ritarda tanto anche da noi la raccolta differenziata dei Rifiuti? La raccolta porta a porta è l’unico sistema efficace?
L’ATO gestito da SEI, in effetti, parte da una condizione storicamente di ritardo, per una dinamica di omologazione qualitativa del servizio oggettivamente più difficile. Si tratta dell’ATO più esteso ed eterogeneo della nostra regione, andando da Caprese Michelangelo a Capalbio … come dire: due mondi diversi. Tuttavia, dobbiamo certamente pretendere di più, non solo in termini di performance sulla RD, che pure sarebbe condizione importante e necessaria. Ma anche e soprattutto in termini di qualità dei servizi, di maggiore semplificazione della raccolta e, come dicevo prima, sul versante della promozione di vere e proprie scommesse industriali sull’impiego delle materie prime seconde. Da questo punto di vista, non m’impiccherei al metodo. Il Porta a Porta è solo uno dei possibili strumenti innovativi per raggiungere risultati eccellenti nel medio/lungo periodo. Per esempio, si adatta bene a piccoli centri con abitazioni sparse sui territori (come a Capannori o Montespertoli) molto meno nei quartieri con edifici verticali ad altissima densità abitativa (come Novoli a Firenze). Se guardiamo alle eccellenze del nostro Paese, la Provincia Autonoma di Bolzano fa scuola, come spesso le accade. Sistemi innovativi e integrati, caso per caso, e con codici convenzionali di riconoscimento (anche fiscale) del merito civico. Traduco meglio, secondo lo spirito delle più stringenti direttive europee: meno conferisco rifiuti = meno inquino = meno pago.
Lei è favorevole che rifiuti prodotti nelle regioni Liguria e Calabria arrivino ad Arezzo e Terranuova Bracciolini per essere selezionati o inceneriti? Ma non si affermava che ogni Regione e addirittura ogni ATO doveva essere autonomo per smaltire i rifiuti prodotti?
Credo che innescare e alimentare meccanismi di rivalsa interistituzionale sulla base della più bieca Sindrome Nimby, in generale, sia sbagliato e irresponsabile. E tuttavia, “i decisori” dovrebbero (anzi: debbono) fare la loro parte nel modo più limpido e coraggioso possibile. Il principio di prossimità è uno dei cardini della Riforma che portò a concepire la ripartizione dei territori regionali in Ambiti Territoriali Ottimali. E a questo principio tutti debbono attenersi. In Calabria, in Liguria, come a Firenze. A chi verrebbe in mente, mutatis mutandis, nelle nostre case di prendere la pattumiera familiare e portarla in dono ai vicini di pianerottolo? Ecco, a livello territoriale e istituzionale dovremmo tutti riuscire a gestirci meglio i nostri rispettivi scarti. Più efficientemente possibile e più vicino possibile a casa nostra. Anche se poi è impopolare convincere la popolazione residente della necessità di realizzare un qualsiasi impianto … Ma questa, purtroppo è tutta un’altra storia.
E’ soddisfatto di come opera l’Agenzia Regionale Recupero Risorse? Come dovrebbe operare per essere un valido e concreto aiuto per le amministrazioni pubbliche?
Potrebbe, anzi, dovrebbe fare molto di più. Senza alcun dubbio.
Cosa si aspetta dal Congresso Nazionale dell’Associazione che si terrà a Milano l’11,12 e 13 Dicembre? Cosa s’intende per “l’ambiente è al centro del cambiamento”?
La via per un’economia ad alto contenuto di conoscenza e a bassa intensità di carbonio è la formula con cui Legambiente tratteggia ipotesi futuribili di cambiamento. Non ci fermiamo alla denuncia, anche perché sarebbe sterile. Noi vogliamo agire la realtà, per costruire alleanze sempre più estese e solide nella società e nella parte più sana e innovativa della nostra economia. Il nostro atteggiamento non è ottimistico bensì speranzoso. Anche perché, come diceva Vaclav Havel, la speranza non è la convinzione che qualcosa avrà successo bensì la consapevolezza che essa ha senso, in ogni caso …
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