Recensione sulla veglia poetica gustativa di presentazione del libro del ricercatore valligiano di tradizioni orali Prof. Angelo Tanganelli dal titolo Fame, Freddo, Fume
Riportare la Ottava Rima a Castiglion Fiorentino, per me che di questa epica forma poetica di vocalizzazione ritmica sono un affascinato cultore, e che ho avuto la soddisfazione di proporla nel maggio castiglionese 2015 con estemporanei contrasti nel corso tra una combriccola di ottavanti è il primo merito che devo riconoscere ad Angelo Tanganelli.
Se poi nella veglia si ascoltano canzoni e poesie della tradizione orale castiglionese e della montagna cortonese, da preziosi e sempre piu’ rari testimoni di tempi lontani è un secondo merito che devo riconoscere ad Angelo Tanganelli.
Se poi la memoria orale della nostra comunità è scritta, in preziosa custodia, nelle pagine di in libro a perenne ricordo
è il terzo merito che devo riconoscere ad Angelo Tanganelli.
Se poi il padrone di casa nella veglia non ha mantenuto le premesse della serata riportate nella prima parola del titoli del suo libro “FAME”, perche’ quando c’e’ per companatico porchetta e fagioli la fame non ho mai sentito dai mie vecchi che si patisca… e’ il quarto merito che bisogna riconoscete ad Angelo Tanganelli.
Se poi il Capoccia è riuscito a riempire di persone, giovani ed anziane, l’auditorium della Chiesa di Sant’Angelo al Cassero per la presentazione (insolita ed originale) del suo libro allora Angelo Tanganelli ha, per la nostra comunita’, dei pregi sociali e meriti culturali.
Perche’ in questo nostro tempo dove molti si sono scordati, o meglio non hanno mai conosciuto, fortunatamente, la fame ed il freddo e’ salutare ed istruttivo per la nostra formazione umana che l’antico “FUME”, della calda aria di un enorme camino, che riscaldava una volta gli uomini a veglia con la semplicita’ poetica della tradizione orale e soprattutto con il contatto umano diretto. non venga dimenticato e sia testimoniato a durevole memoria per chi vive e per chi ci sostituira’.
Questa era mia premessa doverosa e dovuta come partecipe spettatore uditore ed esperto buongustaio della veglia di una serata che ha visto il Prof. Angelo Tanganelli presentarci il secondo della trilogia sulla ricerca di storie, poesie, aneddoti tramandati dalla tradizione orale nel nostro territorio.
Tutti libri che per titolo hanno tre parole derivanti dalle tre lettere con cui i Lorena riassumevano i principi del buon governo granducale: FARINA, FESTA, FORCA
Il primo libro della trilogia era titolato Fuoco, Fiato, Fiasco e principalmente conteneva soprattutto aneddoti, storie e canzoni di piazza, bettola e stalla. Questo secondo libro Fame, Fuoco, Fume riporta soprattutto canti, versi e poesie che fanno riferimento alle serate di veglia nelle case contadine.
E’ una raccolta molto estesa e variegata presentata, come gia’ accennato in premessa, da testimoni e tramandatori orali in presa diretta.
L’Ottava Rima, introdotta dal moderatore Luca Barboni, ha visto la presenza di due Ottavanti Bettolini di fama consolidata e riconosciuta in centinaia di esibizioni nelle piazze e nei circoli toscani: Gorelli Alcide e Faleri Riccardo che hanno proposto in apertura di serata due classici temi del contrasto toscano in ottava e cioe’ tra la Moglie ed il Marito
e tra Il Contadino ed il Padrone che ho provveduto a documentare con opportuna introduzione
Se Lei mi porge ascolto, audienza mia,
faro’ tutt’i’ racconto genuino
d’un contrasto pieno di bizzaria
che avvenne tra l’padrone e l’contadino;
erano tutt’e due in un’osteria
e gia bevuto avean diverso vino
quand’ebbe luogo il dialogo seguente
ed io testimone mi trovai presente
La sequenza di attori narranti è poi proceduta con le testimonianze orali in versi riportate non senza emozione dai Signori Alfiero, Ferdinando, Rinaldo, Enzo, ed altri e le signore Agnelli e Gabriella.
Tra tutti questi testimoni mi ha colpito ed emozionato, per i temi che trasmette e la crudezza della storia cantata con partecipata interpretazione dalla Signora Gabriella, di una ragazza che messa incinta dal suo fidanzato si e’ vista lasciata a favore di una ricca vedova e si vendica uccidendo il fidanzato e padre di suo figlio.
Ritengo che una storia cosi’ lunga non puo’ che essere riferita ad un fatto di cronaca vera avvenuto in chiana e vedendo che in sala erano presenti due tra i piu’ validi scrittori storici aretini Enzo Gradassi e Santino Gallorini credo che sia opportuno dare testimonianza storica a questa vicenda a cui la tradizione orale ha consegnato la dignita’ umana.