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Ezio Bartalini, politico e giornalista savinese

Il prossimo 17 dicembre ricorre il cinquantenario della morte dell’onorevole dell’onorevole Ezio Bartalini, politico e giornalista italiano. Nato a Monte San Savino il 24 giugno 1884 da una famiglia di forti tradizioni risorgimentali e progressiste, originaria di Cennina (Bucine), Ezio Bartalini, figlio di  Vittorio, funzionario statale continuamente trasferito a causa delle sue non celate, anzi entusiastiche simpatie socialiste, è agli inizi del ‘900 a Genova. È qui che Bartalini fa i primi passi nell’impegno politico.

Si iscrive alla sezione genovese del PSI e diventa segretario del circolo “Germinal”. Nel 1911, si laurea in legge e diviene consulente legale della Federazione Lavoratori del Mare, legandosi di stretta amicizia con Giuseppe Giulietti. Nel 1903, a soli 19 anni, fonda “La Pace” il primo periodico antimilitarista italiano (la testata è disegnata dal pittore Plinio Nomellini), che dirigerà, fra alterne vicende e molte persecuzioni, fino al 1915, quando l’entrata in Guerra dell’Italia ne imporrà la cessazione. Allo scoppio del conflitto europeo si impegna con tutte le sue forze contro l’intervento dell’Italia, scoprendo con amarezza che molti dei suoi ex-compagni sono passati al fronte interventista. Poi intensifica la pubblicazione de “La Pace”, che dal 1º ottobre diventa bisettimanale, per cessare le pubblicazioni nel 1915 quando l’Italia entra in guerra. Candidato nelle elezioni politiche nel 1920 viene eletto consigliere provinciale di Pisa. Nel 1921 sposa Lilia, aderisce al Partito Comunista e si trasferisce a Genova dove inizia una intensa attività legale assumendo la difesa di antifascisti in molti processi in Liguria, Toscana e Piemonte. Nel 1922, appena nata la figlia Isa, il padre di Bartalini, Vittorio, viene riconosciuto da un gruppo di fascisti a Montevarchi e picchiato violentemente. Morirà a settembre per le conseguenze di quest’aggressione. Anche Bartalini viene aggredito più volte. Arrestato nel febbraio del ’23 e minacciato di morte, decide ad espatriare, anche per proteggere la moglie e la figlia. Lo troviamo prima in Francia, poi in Inghilterra, dove tiene un comizio a Trafalgar Square in occasione della morte di Giacomo Matteotti, che gli vale la negazione del rinnovo del permesso di soggiorno. Ritorna in Francia con la famiglia e si stabilisce a Parigi. In esilio sopravvive dando lezioni d’italiano, facendo traduzioni e collaborando a diverse pubblicazioni antifasciste. A Parigi, insieme alla moglie, e con il sostegno di Giuseppe Prezzolini, fonda l'”Ecole Vivante”, una società di servizi poliedrica, rivolta soprattutto agli immigrati, ai quali fornisce corsi di lingue, traduzioni, consulenza legale, visite della città, corsi di storia dell’arte. Nel 1925 vengono raggiunti dai suoceri, vittime delle persecuzioni anti-massoniche. Insieme a Zannellini, Bartalini crea l'”Istituto per l’assistenza medico-legale ai lavoratori italiani immigrati all’estero”. La famiglia sembra dunque essersi felicemente ricongiunta ed aver costruito una nuova, soddisfacente vita a Parigi, quando nel 1927 Bartalini viene improvvisamente arrestato dalla polizia francese ed espulso con provvedimento immediato dalla Repubblica. È così costretto a riparare clandestinamente in Belgio. Con l’aiuto della moglie e del suocero cerca in tutti i modi di far revocare il provvedimento, ma non c’è niente da fare. Niente altro che mettersi ad immaginare un nuovo luogo per il loro esilio. Tornato in patria, dopo varie dimore oltre confine, Bartalini aderisce nuovamente al PSI;  diviene segretario della Federazione di Roma e fonda il periodico “Roma Socialista”. Viene eletto deputato alla Costituente nella circoscrizione Pisa-Livorno-Massa Carrara e Lucca. Nel ’47 viene inviato in Toscana dove svolge una intensa attività di riorganizzazione del partito. Contemporaneamente riprende la propria attività di pubblicista, collabora con “Paese Sera” e rifonda il periodico “La Pace”. Riprende anche la sua attività di dirigente del Movimento della Pace ed è proprio durante una riunione della Consulta della Pace, il 17 dicembre 1962, che concluso il proprio intervento, Bartalini muore, colpito da infarto.

Claudio Zeni

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