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Crescendo di emozioni al Signorelli con “Il Padre”

Un crescendo di emozioni, è quello che hanno regalato, ieri sera, al pubblico del teatro Signorelli di Cortona, Alessandro Haber e Lucrezia Lante della Rovere, con David Sebasti, Daniela Scarlatti, Ilaria Genatiempo e Ricardo Floris, nella pièce francese “Il padre”, di Florian Zeller.

In scena il racconto di una malattia, l’alzheimer, che colpisce Andrea e conseguentemente la sua famiglia, la figlia Anna, suo marito Piero.

I rapporti familiari che cambiano, mano a mano che la malattia degenera.

Una figlia premurosa che diventa “madre” di suo padre, lo accoglie in casa sua, si dispera perché non può fare molto per lui, si scontra con un marito esasperato dalla presenza incombente del suocero, si arrende alla decisione di portarlo in un istituto.

Il disagio di una famiglia che nonostante l’affetto, la disponibilità e i mezzi economici necessari a sostenere il padre nel tragitto della sofferenza, riesce a fare poco, in una società ancora impreparata verso chi non è “normale”.

“Uno studio selvaggiamente onesto sulla demenza” , così ha definito la commedia francese il The Guardian, nella recensione della sua prima londinese, assegnandole ben 5 stelle!!

Stiamo parlando di una della commedie più acclamate dell’ultimo decennio (premio Molière 2014, adattato nel 2015 per il grande schermo col titolo “Floride”), che ha fatto il giro del mondo!

E del suo autore, il drammaturgo francese Florian Zeller, 38 anni, che indaga nel mondo della media borghesia francese, ne scandaglia vizi e virtù, ne smonta i matrimoni e pure la mente per scrutarci dentro, offrirle allo spettatore.

Così succede, nella pièce “Il padre”, che il pubblico entri “nella testa” di Andrea e cominci a guardare la realtà deformata dalla malattia, proprio come la vive lui e veda muoversi sul palcoscenico due figlie, Anna- Lucrezia Lante della Rovere e Anna- Daniela Scarlatti.

La prima sposata con una vita stabile a Parigi, la seconda single innamorata, in procinto di trasferirsi a Londra per amore, abbandonando il padre.

Andrea vede pure due mariti di sua figlia, Piero-David Sebasti, esasperato ma accondiscendente che sopporta il suocero in casa per amore della moglie ed il suo alter ego Piero-Ricardo Floris, che arriva ad alzare le mani sul suocero, minacciandolo, di cui l’anziano ingegnere ha paura e che ha le sembianze anche del medico della casa di cura dove finirà i suoi giorni.

Quanto alle badanti, che mal sopporta e che cambia continuamente mandando in aria i progetti di vacanza di Anna e Piero e di conseguenza in crisi il menage familiare, anche in questo caso Andrea vive due versioni della stessa persona: una simpatica, giovane, con i capelli rasta e l’aria da “precisina”, che gli fa venir voglia di togliersi quel grigio pigiama con cui passa tutta la giornata, per indossare pantaloni e camicia e…magari…ballare il tip tap e l’altra, professionale ma noiosa, l’infermiera che accompagnerà “l’autunno” della sua esistenza nell’Istituto, ormai dimentico della sua stessa identità.

Naturale ed aderente al testo, la traduzione e l’adattamento della pièce francese, curata (insieme alla regia) da Piero Maccarinelli, dosa drammaticità e ironia puntando, come del resto l’opera stessa di Zeller, più che sulle battute, sui gesti, sui silenzi, sui fermo-immagine e i rewind di scene vissute da due vite “diverse”, che si alternano, si sovrappongono, si confondono.

Una commedia che dà spazio, ad un interprete come Alessandro Haber, di esprimersi al meglio, lui che “odia gli attori che “recitano”, che non sa cosa sia il diaframma e non è andato a studiarsi i malati di alzheimer, per calarsi in questo personaggio”, che duetta con una Lucrezia Lante della Rovere, figlia educata e disperata, e con i fantasmi di una vita che “è” e “non è”.

A luci accese e sipario alzato, gli applausi del pubblico del Signorelli hanno come interrotto un contatto telepatico tra la platea e gli attori, durato 90 minuti, e l’emozione è stata palpabile, in tutti.

Haber, provato dalla performance, sembrava cercare di scollarsi di dosso il personaggio Andrea che non voleva lasciare la scena, il suo corpo, la sua mente, mentre raccoglieva una meritatissima ovazione, insieme alla sua Compagnia.

Antonietta Lamagna

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