Nutrie, istrici, ma anche volpi e tassi…. Le popolazioni di animali selvatici in costante e continuo aumento mettono a dura prova la “resistenza” dei corsi d’acqua.
Contro le tane, che possono compromettere la solidità e la stabilità degli argini, con prevedibili e inevitabili conseguenze per l’ambiente e la sicurezza delle persone, il Consorzio di Bonifica Alto Valdarno ha aperto una attenta e capillare “caccia”.
Portate alla luce, con la manutenzione ordinaria dei fiumi, decine di “scavi” di ogni dimensione, forma e profondità, adesso operai e tecnici sono al lavoro per sistemare rapidamente le situazioni da sanare.
“Con lo sfalcio dell’erba e il diradamento delle piante, in prossimità di fiumi e torrenti, come ogni anno, abbiamo trovato tane che possono essere autentici labirinti o addirittura cunicoli passanti. Un problema serio soprattutto al passaggio di una piena: si può arrivare alla formazione di frane e al crollo delle sponde e argini con conseguente uscita dell’acqua dal suo nomarle percorso ed enormi danni a terreni, case e persone”, spiega il Presidente Paolo Tamburini.
La tempestività è indispensabile, anche perché la stagione autunnale è ormai alle porte. Quindi il Consorzio Alto Valdarno, utilizzando lo strumento agile e snello dell’accordo quadro con cui all’inizio dell’anno aveva destinato risorse per interventi puntuali e urgenti (rimozione di piante cadute, frane e occlusioni) ha destinato circa 50.000 euro all’eliminazione del pericoloso “effetto groviera”. L’operazione è in atto sul Salarco a Montepulciano, sull’Allacciante di Sinistra e sul Torrente Esse a Foiano della Chiana e sul Torrente Mucchia a Cortona. In lista di attesa anche il Torrente Foenna a Sinalunga. Ma la guerra alle tane, iniziata dalla Valdichiana, sarà presto estesa anche agli altri territori.
“L’intervento è piuttosto laborioso – aggiunge il Presidente Tamburini -. Occorre effettuare uno scavo per verificare l’entità del danno creato dalle tane scavate dalla fauna selvatica che popola le rive dei corsi d’acqua e poi compattare adeguatamente l’argine. Evidentemente se la terra scavata dall’animale è stata asportata dalla corrente, occorre prevedere anche l’utilizzo di nuovo materiale. Il problema? E’ che ogni anno dobbiamo ripetere gli interventi: le popolazioni infatti sono stanziali e si concentrano sempre nelle stesse aree, preferibilmente in quelle protette dalla vegetazione. Il nostro compito è di riuscire a tenere la situazione sotto controllo creando un equilibrio non sempre facile da mantenere”.
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