“Far emergere il bambino che è dentro di noi per accedere alla dimensione paradossale
dell’esistenza e liberare la potenza creatrice che freme sotto la corteccia di ordine razionale e di senso che riveste la nostra quotidianità”.
Queste alcune delle parole con cui la professoressa Maria Teresa Lupparelli, referente del progetto, ha introdotto lo spettacolo “Alice”, presentato l’8 Maggio scorso dal gruppo teatrale dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Luca Signorelli” di Cortona.
Lo spettacolo è stato il prodotto finale di un percorso laboratoriale che ha visto gli studenti dei diversi corsi di studi del nostro istituto, impegnati per il secondo anno consecutivo nello studio e nella sperimentazione delle diverse tecniche afferenti il teatro in tutte le sue dimensioni. Lo spettacolo si è tenuto nella splendida cornice del Teatro Signorelli di Cortona ed ha goduto della partecipazione di un folto ed attento pubblico.
“I primi incontri del laboratorio, che si tenevano in orario pomeridiano, ci hanno aiutato a scoprire la relazione che c’è tra il nostro corpo, lo spazio e i suoni che ci circondano, insegnandoci a liberare in maniera consapevole le nostre potenzialità espressive che abbiamo scoperto essere molto più ampie di quanto avessimo mai immaginato- dice una studentessa di IV A del Liceo-. Da fine gennaio abbiamo invece iniziato a lavorare sul copione di ‘Alice’ sceneggiato a partire dal romanzo di Lewis Carroll.”
Due sono stati gli elementi caratterizzanti la messa in scena dello spettacolo-ci dice la professoressa Lupparelli- : la moltiplicazione in scena della protagonista Alice e l’utilizzo del corpo per
interpretare anche gli elementi scenici della piéce. “Alice diventa un simbolo: infatti per ogni scena ce n’è stata una diversa e spesso anche più di una in una stessa scena. Non ci sono singoli attori che interpretano i protagonisti ma tutti gli attori insieme contribuiscono a manifestare ciò che il protagonista della storia incarna”.
“E’ stata un’esperienza di trasmutazione-ci dice Federico della V B- abbiamo dovuto cercare nell’infinita varietà di modalità che vivono nella nostra interiorità, quella specifica dei personaggi che abbiamo interpretato, per liberarla e farla emergere”.”
Un altro alunno di V B aggiunge: “E’ stato molto divertente interpretare ‘Er Pupo’. Questo personaggio è stato inventato di sana pianta ed era il figlio della regina: ogni volta che veniva pronunciata la frase ‘Tagliategli la testa!’ la follia del mio personaggio si scatenava. Salti, grida, capriole: era l’elemento comico che dilagava”.
Infine un’alunna della stessa classe ci ha raccontato che quest’esperienza teatrale l’ha aiutata molto a superare la sua timidezza e di conseguenza, ad esprimere più spesso la sua opinione.
“Il teatro ha un significato molto profondo: la nostra vita è come una rappresentazione teatrale, si accendono le luci e si apre il sipario. Noi abbiamo solo questo breve lasso di tempo per disegnare la nostra esistenza prima che le luci si spengano e arrivi il buio. Proprio per onorare questo battito di ciglia che è la vita, voi questa sera non dovete essere semplicemente luminosi e statici come le stelle fisse ma appassionatamente ardenti e fulgidi come le stelle cadenti che, pur avendo breve vita, ammaliano gli uomini e li inducono a sognare.” Questo il senso delle parole con cui gli operatori del Teatro Carthago hanno dato la carica ai giovani attori poco prima dello spettacolo.
Questo progetto, che ha visto la partecipazione concreta ed entusiasta delle famiglie degli studenti, ha contribuito ad ampliare l’offerta formativa dell’Istituto e, in virtù del fatto che ha usufruito della partecipazione in convenzione di enti esterni, è stato anche integrato all’interno dei progetti di ASL.