_ In tanti partono dagli albori. Io, invece, voglio partire da quella che è stata la tua ultima
esperienza: Sanremo 2018: a parte i cinque giorni sanremesi di cui poi ci dirai, com’ è stato il suonare con Sting?
_ E’ come vincere un Mondiale di Formula 1! Tantissimo lavoro alle spalle poi, quando meno me lo aspettavo, è arrivato e non è stato facile. Primo perché Sting non è una persona malleabile e sopratutto perché è professionalmente molto esigente . Al contrario di James Taylor, che è stato un artista stupendo con tutti, Sting è piuttosto duro, non dà confidenza a nessuno e sta molto sulle sue. Nonostante abbia preso casa in Italia e sia da tanti anni in Italia, non si è italianizzato. Parlando anche con delle persone di Cortona, mi è stato confermato che non è una persona facilmente disponibile alle pubbliche relazioni.
_ A questo punto, veniamo agli albori: ci vuoi dire come, quando dove e perché è nata la tua passione per la musica?
_ Questa è la domanda più ardua ! Il dove è sicuramente a Perugia quando da piccolo cercavo di suonare qualsiasi cosa mi capitasse fra le mani, il quando è davvero difficile da ricordare anche perché non c’è una data precisa. Non ho mai pensato realmente di fare il musicista, è una cosa che è venuta da sé, è stato un continuo andare avanti che continua ancora adesso.
_ Torniamo alla prima domanda: ci vuoi raccontare come è stata questa tua esperienza sanremese? E a che edizione sei arrivato?
_ Ho perso il conto, anche se credo di essere arrivato alla ventinovesima edizione, però se calcoliamo anche la serata al Teatro delle Feste del Casinò di Sanremo con Bruno Canfora, siamo a trenta. Per quanto riguarda quest’ultimo allestimento è stata veramente duro. Mai come in questa edizione è stato dato tantissimo spazio alla musica, come però Baglioni aveva precedentemente promesso. Ventidue pezzi dei Big, ventidue duetti dei Big in gara con differenti arrangiamenti , quindici brani di Baglioni eseguiti con i suoi ospiti , mediamente un pezzo a sera di Favino, dieci delle Nuove Proposte, più sigle, stacchi, vari numeri musicali fatti con la Hunziker, quindi siamo arrivati a più di ottanta pezzi. Pensare a qualche aneddoto è difficile anche perché non c’ era nemmeno il tempo di rilassarci e far succedere qualcosa di non programmato. Orari massacranti, dalle dieci di mattina fino all’ una di notte per tutti gli ultimi quindici giorni. Se avessi dovuto eseguire i soli con Sting e Baglioni solamente la serata successiva, sarebbe stato un problema, non so se avrei raggiunto lo stesso risultato.
_ Ripercorriamo un po’ la tua carriera: hai collaborato con artisti del calibro di Al Jarreau, Tullio de Piscopo, Ray Charles, Antonella Ruggiero, Bruno Canfora, Riz Ortolani, Armando Trovajoli, solo per citare i più noti. Com’ è stato collaborare con loro, ci vuoi raccontare qualche aneddoto?
_ Ogni volta è un sogno. Accanto a Ray Charles ci metto anche Bruno Canfora, Gianni Ferrio, Riz Ortolani e Armando Trovajoli . Quando suoni con loro tocchi sempre dei livelli talmente alti che ti sembra di vivere un sogno, non vorresti mai che finisse. Questo livello musicale si raggiunge in quei casi quando i vari Maestri , dopo aver messo su carta il loro pensiero, ricercano il massimo da te e cioè ti richiedono un qualcosa che può essere importante per la loro musica. Collaborare con questi musicisti è stato uno dei massimi riconoscimenti che potessi aspettare dalla mia vita musicale. Purtroppo, come tutte le cose belle, anche queste hanno un termine. Anche Bruno Canfora, che da poco più di trent’ anni viveva a Piegaro per allontanarsi dalle luci della ribalta, ci ha lasciati. Canfora è stato il mio Maestro di composizione, di arrangiamento, è stato quello che mi ha incoraggiato a scrivere addirittura per lui ed è stata una responsabilità non da poco. Per descrivere che tipo di ambiente si frequentava in Rai tempo addietro, basti dire che durante il lavoro Canfora mi ha sempre dato del Lei ed io l’ ho sempre chiamato Maestro ma, come finiva il turno di lavoro, tornavamo a darci del tu e lui mi chiamava affettuosamente “Cesco”.
_ Certe volte devi sapere che non perdo l’ occasione per fare lo sborone ;-): l’ anno scorso i nostri destini si potevano incrociare visto che io ero a Roma come Capitano di Cortona a Mezzogiorno in Famiglia. Ci vuoi raccontare com’ è la tua esperienza in questa simpatica trasmissione televisiva?
_ Questa è la parte di routine del mio lavoro. Queste sono le cosiddette trasmissioni contenitore, giochi da casa ed in studio , gare di ballo e canto e prove di abilità dei vari paesi sfidanti. Qui non sei impegnato in niente di artistico e sei solamente al servizio di uno show . Quando entrai nell’ Orchestra della Rai c’erano invece le famose “Produzioni”. La produzione di uno show significava infatti ideare e realizzare uno spettacolo dalla A alla Z, mentre oggi assistiamo alla messa in onda dei vari format . Infatti numerosi programmi che vediamo in Italia oggi, sono riproposti tali e quali da diverse televisioni in giro per il mondo e ideati da chissà chi. Con l’avvento del fenomeno dell’Audience poi, si è più preoccupati di fare numero che di tentare di proporre cultura anche se di carattere nazional-popolare, tanto per rifarmi ad una frase di conio televisivo. Un conto erano i balletti di Gino Landi e le musiche provate per settimane con i vari Maestri che si sono succeduti, un conto sono i programmi di intrattenimento. Questa non è polemica ma è solo il fatto che mi sto invecchiando…(n.d.r. Ride)
_ Ovviamente, come tutti i lavori, anche il tuo non può avere solo aspetti positivi. Quali sono, spero pochi, quelli negativi?
_ Certe volte, in questa professione, sono forse di più i lati negativi che non quelli positivi. Spesso la gente si immagina che suonare sia uno scherzo, ma non tutti sanno di quante ore, tutti i giorni , bisogna passare su uno strumento perché altrimenti non ti mantieni. Cercare di progredire, poi, è un’impresa ancor più difficile. Altro fattore negativo è quello del rischio. Il grande Oscar Valdambrini , tromba solista della vecchia orchestra Rai diceva sempre ” ..Quello che ti aspetta lo sai sempre all’ultimo momento ma la brutta figura è sempre dietro l’angolo…” Io, ad esempio, che avrei suonato con Sting il mercoledì l’ ho saputo solo il sabato sera e non è che avessi tutto questo tempo per potermi preparare. Alla fine però, arrivi a fare determinate professioni solo perché le scegli ed il mio è un lavoro che puoi fare solo con una grande passione. I lati negativi, alla fine, te li fai scivolare addosso. Quando questa professione diventa un peso è arrivato il momento di smettere. Infatti questo non è il classico lavoro d’ ufficio, sei impegnato trecentosessantacinque giorni l’ anno per ventiquattro ore al giorno. Magari decidi di prenderti un periodo di ferie ma poi per un motivo o per l’ altro non le prendi mai. Ad esempio, l’ anno scorso, fra impegni in Sicilia, in Montenegro, con Gino Vannelli e l’ Accademia degli Organi di Cortona, sono sempre stato impegnato e poi certe volte è difficile anche dire di no perché queste sono le conferme che fino ad ora hai lavorato bene. Forse un altro lato negativo,se così si può definire, è quello di non poter programmare gli esiti del tuo lavoro. Spesso io ho avuto dei risultati da cose che avevo realizzato anni prima e che magari consideravo un fallimento. Come ti dicevo, questa professione si costruisce giorno dopo giorno senza aspettarsi nulla, ma dando sempre il massimo.
_ Fra tutte le esperienze che ci hai ricordato prima, qual’ è quella che ricordi con più piacere e quella che, invece, ti ha più deluso?
_ Domanda difficile …. Ricordo con piacere tutto, ed è impossibile dare una risposta. Una però lo devo citare perché mi sta molto a cuore per diversi aspetti, ed è quello del concerto per L’ Accademia degli Organi di Cortona. Oltre che avermi fatto conoscere un grandissimo professionista come Massimiliano Rossi, mi ha dato la possibilità di esibirmi in una insolita formazione e cioè quella del duo sax e organo che mi ha aperto nuove strade di studio e mi ha offerto la possibilità di cimentarmi in repertori differenti. Grazie alla vulcanica inventiva dell’Ing. Giancarlo Ristori, sempre pronto a valorizzare le risorse artistiche e storiche della nostra comunità, questo insolito duo si è esibito per la prima volta nel meraviglioso Duomo di Cortona. Al momento siamo arrivati alla quinta replica ed il pubblico cresce in maniera esponenziale. Tanti potrebbero pensare adesso alla solita sviolinata, ma vorrei invece ringraziare attraverso le pagine del vostro giornale tutte quelle persone che sono intervenute perché ogni volta il loro calore regala qualcosa di unico alle nostre esibizioni ed ogni volta succede sempre qualcosa di magico. L’intesa che ho con questo pubblico è qualcosa di veramente unico che raramente accade in altre sale da concerto ben più blasonate ! Quello che al momento più mi delude è la scarsa attenzione e lo scarso rispetto verso le professioni artistiche e della loro formazione. Studiare musica oggi è diventato un optional e di scarso valore. Assistiamo inermi alla chiusura di Orchestre, a tagli ai Conservatori e chi più ne ha più metta. Forse è questa la cosa che mi ha più deluso. Aver svolto una professione che non serve più a nulla o almeno in Italia in questo momento, ma per fortuna non è così in tanti altri stati.
_ Adesso che è finito Sanremo, quali sono i tuoi prossimi impegni?
_ Intanto devo ancora superare Sanremo, , poi sarò al Conservatorio di Pesaro per un master , ed il solito impegno con Mezzogiorno in Famiglia. In estate invece sarò all’ Accademia di Alto Perfezionamento musicale in Montenegro, vari impegni in diversi festival e ovviamente all’ Accademia degli Organi di Cortona, mentre a settembre nuovamente a Belgrado.
_ Ultima domanda, preparati: cosa vuoi fare da grande?
_ Questa è bella! Se mi riesce, ma non lo so perché è difficile, voglio fare il musicista
. Ti puoi definire musicista se, iniziando da apprendista, sei arrivato al percorso finale. Non bisogna mai sentirsi arrivati, altrimenti rischi di essere arrivato al capolinea . Per arrivare in fondo, citando il grande Paul Jeffrey “ Fra uno dotato di grande talento ma con poca voglia di studiare ed uno con tanta voglia ma con poco talento, chi riuscirà a sfondare? Nessuno dei due…entrambi non saranno mai dei musicisti “. Il nostro, alla fine è un lavoro artigianale perché creiamo tutto con le nostre mani e con il nostro pensiero e con i vari “utensili ” che la musica ci mette a disposizione. Solo alla fine sapremo se il nostro operato sarà elevato al ruolo di artista…e non dipenderà nemmeno da noi !!! Oggi, come al solito, sto lavorando per fare il musicista.
Stefano Steve Bertini
ps foto con Geoff Westley, Maestro di Sanremo