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Aglione della Valdichiana, alla scoperta del nostro “Gigante Buono”

Dopo aver ottenuto il riconoscimento di Prodotto Agroalimentare Tradizionale (PAT), l’Aglione della Valdichiana prosegue il suo percorso di recupero e valorizzazione puntando alla creazione di un Consorzio per la Tutela  del prodotto che raccolga,  sotto le sigle delle maggiori associazioni di categoria, tutti gli agricoltori della Chiana.

 

Ma il vero, grande successo di questo “gigante buono”, molto apprezzato per la sua alta digeribilità e soprattutto per aver superato  la prova bacio, potrebbe essere quello di aver messo d’accordo la Valdichiana senese e quella aretina sulla necessità di unire le forze e portare avanti nuove politiche agricole che mirino alla valorizzazione di tutta la Valdichiana, in nome di una sostenibilità economica, ambientale e sociale, comune, con particolare riguardo all’incremento della produzione ortofrutticola che, nella intera vallata, oggi è frenata dalle grandi produzioni di foraggio e di piante per le biomasse.

In questo senso l’aglione rappresenta una coltura che accomuna la Valle della Chiana da sempre, al di là dei confini delle province, ormai in via di estinzione!!!

Lo si coltiva dall’epoca degli etruschi, in quelli che sono stati identificati come i Comuni di produzione tradizionale. Otto città della Valdichiana senese (Montepulciano, Torrita di Siena, Sinalunga, Chiusi, San Casciano dei Bagni, Chianciano, Sarteano, Cetona) ed altrettante della Valdichiana aretina (Foiano della Chiana, Cortona, Lucignano, Marciano della Chiana, Civitella in Valdichiana, Monte San Savino, Castiglion fiorentino e Arezzo).

Proprio a Cortona, in località Chianacce, Massimo Checconi è l’agricoltore che produce aglione da più anni di tutti, in Valdichiana. Tremila metri circa di terra, lavorati a mano, “perché l’aglione – ci ha spiegato- richiede l’intervento dell’uomo, dalla messa a dimora dei bulbilli (spicchi da riproduzione) ad ottobre, fino al raccolto ed alla essicazione tra giugno e agosto.”  L’aglione ha bisogno di un terreno sciolto, sabbioso, di medio impasto, necessita di pochi fertilizzanti  e di acqua.

La produzione, naturalmente, va a ruba, nell’Azienda Checconi e un po dappertutto in Valdichiana. La gente sta ricominciando ad utilizzarlo in cucina e chi può va a comprarlo direttamente in azienda o nei mercati di filiera corta, come il “Mercato di Bertoldo” a Montepulciano. Dell’aglione si parla con curiosità anche sulla stampa internazionale, ad esempio un articolo su questa tema è stato pubblicato anche sul ‘Guardian‘ dello scorso 25 Aprile

Anche  la ristorazione del territorio ha riscoperto il valore aggiunto di preparare i famosi “Pici all’aglione” non con l’aglio comune, come si faceva ultimamente,  ma andando a ricercare negli orti di casa o dai piccoli coltivatori, come Massimo Checconi,  il prezioso ingrediente dell’antica ricetta originale chianina.

In realtà,  l’aglione, non è neppure un aglio, appartiene alla famiglia dei porri. Si presenta come un aglio gigante, nella forma e nel sapore (anche se più dolciastro) ed arriva a pesare fino a 800 grammi. La sua principale caratteristica è quella di esser privo della tanto odiata allina, sostanza che rende l’aglio comune poco digeribile a molte persone.

La produzione attuale di aglione della Valdichiana si aggira intorno ai 70 quintali all’anno ma la crescente richiesta,dentro e fuori il territorio della Valdichiana,  fa prevedere, nel breve termine, una impennata della produzione.

Ciò comporterà la necessità di una specifica formazione degli agricoltori sui metodi di coltivazione, sulle caratteristiche della pianta, sui suoi nemici naturali (parassiti ecc…) nonché dell’elaborazione, nel tempo, di un disciplinare di produzione che parta dalla selezione dei semi e segua il prodotto fino alla sua trasformazione finale.

Un lungo percorso che porterà, magari, anche alla DoP e che seguiremo con l’entusiasmo degli appassionati della buona cucina e l’attenzione che merita il nostro territorio.

Antonietta Lamagna

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Antonietta Lamagna

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