La Confcommercio scende sul piede di guerra a Cortona per la questione sagre. “Sono ormai più di due anni che il Comune non convoca più neppure il tavolo di coordinamento con le organizzazioni di categoria, previsto dalla legge per regolarizzare gli eventi e creare un calendario condiviso”, spiega il responsabile della delegazione cortonese della Confcommercio Carlo Umberto Salvicchi, “forse perché ogni volta avrebbe dovuto verbalizzare il nostro parere contrario alle manifestazioni approvate sul territorio comunale, come era successo in passato.
Ma il nostro no era fortemente motivato: le sagre in calendario ogni anno sono troppe, troppo lunghe, scoordinate fra loro, poco rappresentative dell’identità del territorio. Altro che manifestazioni di valorizzazione e promozione dei prodotti tipici. Alcune sembrano più un modo mascherato per fare cassa entrando in concorrenza sleale con le imprese della ristorazione, che nel frattempo sono in sofferenza. Peccato però” continua Salvicchi, “che siano proprio le imprese della ristorazione a pagare tutto l’anno le tasse e a garantire occupazione stabile”.
Il responsabile della Confcommercio è fermo: “la sagra è un evento serio, di grande importanza anche a livello sociale oltre che folcloristico, e le sagre ben fatte portano bene anche alla ristorazione tradizionale perché pubblicizzano piatti e prodotti tipici che nei locali si trovano tutto l’anno. Quindi combattere le sagre false significa anche salvaguardare quelle genuine”.
Per questo motivo, alcuni giorni fa una rappresentanza della Confcommercio cortonese ha incontrato il sindaco Basanieri per ribadire le proprie richieste: “vogliamo che il Comune riapra il tavolo di coordinamento, vari un calendario condiviso come prevede il Codice regionale del commercio, e approvi un regolamento chiaro per distinguere le sagre vere da quelle no”.
Il modello da seguire? Secondo la Confcommercio è la sagra della bistecca di Cortona a Ferragosto: “ha una tradizione lunga e consolidata, un menù centrato sulla bistecca, prodotto altamente tipico, e poco altro; c’è il servizio al tavolo, ha una durata giusta e fa lavorare tutti i ristoranti grazie al richiamo di pubblico”.
“Basta agli eventi che durano settimane intere e mettono nel menù ogni tipo di piatto, come fossero ristoranti salvo non pagarne gli stessi oneri a livello di previdenza, fisco, contributi e quanto altro. La categoria dei ristoratori è stanca di vedersi drenare potenziali clienti in questo modo scorretto”. Anche perché il problema non è solo gestire il boom degli eventi estivi: ad aggravare il quadro della “somministrazione parallela” si aggiungono infatti altri fenomeni. “Il “post sagra” è pure peggio della sagra in sé”, dice Salvicchi, “alcuni organizzatori di eventi si sono dotati di cucine professionali e spazi che restano in funzione tutto l’anno per catering, feste private, cerimonie, in barba a qualsiasi normativa. Altro che raccolta di fondi per scopi sociali, sportivi o umanitari: si tratta di un vero e proprio business mascherato. L’Amministrazione Comunale non può tollerare oltre questa situazione, altrimenti dovrà risponderne a tutti gli imprenditori che in questo momento difficile hanno difficoltà serie a pagare dipendenti e imposte”.
“Finanziare sport, cultura e sociale sulla pelle di imprese e lavoratori è ridicolo e controproducente. Lo abbiamo sottolineato sia al Sindaco Basanieri sia all’assessore Albano Ricci, che ci hanno promesso di affrontare il problema. Una cosa è certa: le sagre sono aumentate a dismisura in quantità e in durata e c’è urgente bisogno di un regolamento comunale che le disciplini. Confcommercio fornisce anche qualche suggerimento: “non dovrebbero durare più di un fine settimana, dovrebbero pagare la tassa sui rifiuti esattamente come fanno le imprese, dovrebbero essere focalizzate solo su un piatto o prodotto tipico, senza avere menù estensivi, e rifornirsi solo da aziende locali e non dalla grande distribuzione. Solo così possono diventare un traino per il territorio e non un peso per l’economia”.