Domenica 24 marzo 2013 alle ore 17.00 con ingresso libero e gratuito PUPI AVATI sarà ospite del Giardino delle IDEE all’interno della accogliente Sala delle Muse del Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna di Arezzo in via San Lorentino, 8 (INFO: 0575 409050) per la presentazione del libro “La grande invenzione” (Rizzoli editore). A condurre e moderare l’incontro Barbara Bianconi accompagnata da Andrea Bucciantini.
“I falliti mi seducono, come mi seducono le sconfitte. Solo dalle sconfitte si impara qualcosa di vero. Nella sconfitta scopri la tua vulnerabilità. L’uomo cresce nella sofferenza. Sofferenza per un talento sprecato, per il tradimento di una donna o di un amico” così Pupi Avati racconta sé e il suo modo di fare
Giuseppe Avati in arte Pupi è senza dubbio uno dei più amati registi del cinema italiano.
Quarant’anni al servizio del cinema, anni che lo hanno trasformato in un vero e proprio maestro italiano della settima arte.
In primis, è stato un cinema manifesto dell’orrore e della futilità del presente con un’esaltazione di un passato unico, reso malinconico dai temi musicali – altra sua grandissima passione – poi è diventato il cinema della rinascita e della rivincita dai flop commerciali che si sono susseguiti intorno agli anni Novanta.
E oggi, ruvido e sentimentale allo stesso tempo, saggio e illuminato, è uno dei re incontrastati di Cinecittà.
I suoi ultimi film sono Gli amici del bar Margherita (2009), Il figlio più piccolo (2010), Una sconfinata giovinezza (2010), Il cuore grande delle ragazze (2011).
Un passato fastoso, un presente difficile, e una inesauribile riserva di sogni: è l’eredità che riceve alla nascita, figlio di due mondi, la ricca borghesia urbana bolognese e l’arcaica tradizione contadina di Sasso Marconi.
La galleria degli antenati è unica: la bisnonna Olimpia, asolaia emigrata in Brasile in cerca di fortuna con i tre figli piccoli, il nonno Carlo che trovò moglie grazie a venticinque bignè, gli zii materni che ogni anno portavano ai Savoia le ciliegie di Sasso Marconi, il nonno Giuseppe che chiese alla Madonnina del Paradiso una grazia “fatale”, i genitori protagonisti di una incredibile storia d’amore.
Con questi presupposti, come stupirsi se la tua vita diventa un’unica grande avventura, dalla via Emilia a Cinecittà?
Nella Bologna del dopoguerra si svolge l’educazione sentimentale di Pupi, un ragazzo timido ma un po’ mascalzone, un perdigiorno con una bruciante passione per il jazz, un rapporto complesso con le donne, un amore irreversibile per il cinema.
Poi l’addio alla carriera da musicista, la parentesi come rappresentante di surgelati, i difficili esordi cinematografici, la Roma degli artisti, l’insolito lavoro con Pasolini, i pedinamenti per conoscere il maestro Fellini, i successi di pubblico e critica. “La grande invenzione” racconta tutto questo e molto altro ancora. L’irresistibile capacità di invenzione narrativa che dispiega, e che rivela un Avati scrittore finora insospettato, ne fanno un grande romanzo corale, un intreccio di percorsi e di soniche seduce il lettore trasportandolo in una singolare dimensione di realismo magico all’emiliana.
Ricordandoci che la vita non è fatta solo di eventi ma soprattutto di desideri, ripensamenti, iperboli: le infinite coloritura della fantasia, della poesia dei giorni, della felicità contagiosa del racconto