Con quarantuno voti favorevoli e tre voti di astensione il Consiglio regionale toscano ha approvato la legge sul riordino delle funzioni esercitate dalle Province, dalla Città metropolitana di Firenze e dai Comuni in forma associata. Saranno trasferite alla Regione le funzioni in materia di agricoltura, caccia e pesca, orientamento e formazione professionale. In materia di ambiente il trasferimento sarà limitato a gestione dei rifiuti, difesa del suolo, compresa difesa della costa e gestione del demanio idrico, tutela della qualità dell’aria, inquinamento acustico, tutela delle acque, energia, oltre alle funzioni di autorità per l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), per l’Autorizzazione unica ambientale (Aua), per la Valutazione di impatto ambientale, sia strategica (Vas) che d’incidenza (Via).
Infine, oltre alle funzioni dell’Osservatorio sociale, saranno trasferite quelle sulle strade regionali, limitatamente alla progettazione e costruzione delle opere. Saranno trasferite invece ai Comuni le funzioni in materia di turismo, esclusa la formazione professionale degli addetti, sport, la tenuta degli albi regionali del terzo settore.
Per rafforzare il ruolo della Città metropolitana di Firenze, quale ente di governo dell’area metropolitana e di coordinamento dei Comuni che la compongono, la Regione riformerà la legislazione e gli atti di programmazione. In questo quadro saranno stipulate specifiche intese per l’attuazione del Programma regionale di sviluppo e per l’attuazione del piano strategico adottato dalla Città.
Sarà istituita la Conferenza Regione-Città metropolitana. Per il trasferimento del personale alla Regione saranno stipulati specifici accordi, preceduti da informative, tra Regione, Province e Città metropolitana, che interesseranno i dipendenti a tempo indeterminato e quelli a tempo determinato con rapporto di lavoro in corso. Saranno inoltre considerate altre tipologie di contratti di lavoro o rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, sempre in corso, relativi esclusivamente alla funzione trasferita.
L’individuazione nominativa del personale avverrà sulla base delle seguenti priorità: personale che esercitava la funzione interessata al momento dell’entrata in vigore della legge nazionale 56/2014; personale che l’aveva esercitata nel 2014; personale che l’aveva esercitata nel 2013. Il personale a tempo indeterminato trasferito alla Regione confluirà in una specifica dotazione organica provvisoria fino al termine della riorganizzazione. L’esercizio associato di funzioni comunali sarà svolto dall’Unione dei Comuni, nel caso in cui l’ambito di dimensione territoriale adeguata o la zona distretto coincidano con il territorio dell’Unione. Negli altri casi l’esercizio è svolto sulla base di una convenzione.
I contributi previsti dalla legge regionale per le fusioni dei comuni, a partire dal giugno prossimo, saranno ridotti della metà se il comune nascente non raggiunge la dimensione territoriale che comporta l’esonero dall’esercizio associato delle funzioni. I contributi sono, invece, aumentati del trenta per cento se il comune nascente supera i 10mila abitanti e del sessanta per cento se supera i 15mila abitanti, oppure se sono stati coinvolti almeno quattro comuni, con uno dei comuni obbligato all’esercizio associato in entrambi i casi. In alternativa, i contributi sono raddoppiati se la fusione coinvolge tutti i Comuni di un ambito di dimensione adeguata.
Con una risoluzione collegata il Consiglio regionale impegna la Giunta ad attivarsi presso il Governo per chiarire che, nonostante il massimo impegno della Regione Toscana sul tema della revisione della spesa, non risulta possibile compiere un riordino di tali dimensioni senza adeguate risorse finanziarie ed in assenza di un quadro certo delle funzioni che deve esercitare lo Stato e di quelle che invece fanno capo alle Regioni.
La Giunta dovrà inoltre portare avanti il riordino istituzionale nel rispetto dell’intesa siglata con Anci Toscana e con le organizzazioni sindacali, ponendo la massima attenzione a garantire la vicinanza ai territori e riservandosi di valutare, se si determinano le condizioni, la possibilità di ampliare le funzioni attribuite alla Regione. A questo scopo sarà costituito un Osservatorio, con funzioni di garanzia, aperto alle organizzazioni sindacali per monitorare l’intero processo e gli ulteriori interventi di razionalizzazione. La Toscana è la prima Regione ad approvare una legge per il riordino delle funzioni delle Province.
Il consiglio regionale ha dato il via libera stamani con 41 voti a favore e tre astenuti alla proposta di legge scritta qualche settimana fa dalla giunta. La discussione in aula era iniziata ieri pomeriggio. “E’ una legge – ricorda con soddisfazione l’assessore alla presidenza, Vittorio Bugli – che si sta diventando punto di riferimento nazionale” Si riordinano le funzioni. Ma il superamento delle Province così come si intendevano diviene con questa legge anche il ridisegno di un nuovo equilibrio istituzionale: servizi che passano ai Comuni associati “con fusioni e unioni che diventano essenziali”, un ruolo forte per la Città metropolitana che può far da volano e una Regione più ramificata e vicina ai territori.
Con il personale delle Province che si sposterà assieme alle funzioni. “Abbiamo fatto la nostra parte, nonostante i tagli che anche la Regione ha subito – ribadisce l’assessore alla presidenza Bugli – Più di questo la norma nazionale non ci permetteva. Se serve chiederemo al Governo altre risorse”. La riforma è stata commentata a margine dei lavori in consiglio regionale anche dal presidente Enrico Rossi. “Ridefiniamo oggi un profilo diverso della Regione – dice – che sarà meno ente astratto, meno ‘staterello’ ed ente di programmazione ma più presente sui territori con propri uffici, pronta ad occuparsi della progettazione degli interventi utili a prevenire il rischio idrogeologico, pronta a controllare con la polizia idraulica il rispetto delle regole, pronta ancora a gestire in modo diverso la formazione e l’orientamento professionale”.
Tre parole chiave “Nello scrivere questa legge abbiamo seguito tre parole chiave – spiega l’assessore Bugli -. Sono sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione. Abbiamo infatti affidato ai Comuni tutto quello che si poteva, abbiamo lasciato alla Regione funzioni adeguate al suo livello e che altrove difficilmente potevano essere gestite. Siamo stati attenti anche a differenziare bene le competenze con una migliore definizione di chi fa cosa”.
Una legge che risponde all’incertezza dei lavoratori, ma anche ai cittadini per il mantenimento (e il miglioramento se possibile) di quei servizi di cui le Province si occupavano e che rimangono sul territorio. Cosa cambia Formazione, agricoltura e difesa del suolo sono tra le competenze di cui la Regione tornerà ad occuparsi direttamente. Si occuperà anche di caccia e pesca. Avrà competenze in materia di rifiuti, difesa del suolo, tutela della qualità dell’aria e delle acqua. Si occuperà ancora di inquinamento acustico ed energia, dell’osservatorio sociale e delle autorizzazioni come Aia, Vas, Via e Aia.
Il Genio Civile sarà presente nei territori e competente per progettazione, manutenzione e polizia idraulica. Quanto alle strade regionali, progettazione e realizzazione di opere strategiche saranno regionali mentre la manutenzione rimarrà alle Province. E con le funzioni la Regione riassorbirà anche il personale che a queste era dedicato, che magari rimarrà negli uffici territoriali.
Il personale ‘migra’ con le funzioni “Riporteremo in Regione tutto il personale che ci è consentito dalla legge nazionale – assicura e tranquillizza Bugli, rivolgendosi ai lavoratori – E conclusi gli accordi e fatti conti più precisi, guarderemo se sarà possibile allargare ulteriormente il perimetro”. Si riorganizza la Regione come ente. Ma si riorganizzerà la Regione anche come macchina. “Dovrà crescere la produttività – spiega l’assessore -, con strutture più leggere e una maggior uso delle nuove tecnologie. Questo dovrà accadere anche alle funzioni un tempo gestite dalle Province, salvaguardando naturalmente la professionalità dei dipendenti”.
Con la riforma e il riordino delle funzioni delle Province come fino ad oggi si intendevano, la Regione Toscana cambia pelle. Una riorganizzazione a parte riguarderà la Città metropolitana fiorentina, che assorbirà le deleghe altrove passate alle amministrazioni comunali e si occuperà, se i Comuni lo decideranno, anche di urbanistica e piano strutturale, mobilità, viabilità e edilizia scolastica.
“Alla Città metropolitana – commenta l’assessore Vittorio Bugli, che ha scritto la proposta di legge approvata oggi dal consiglio regionale – abbiamo riconosciuto un ruolo importante come compete ad un’ente di ordine costituzionale. Insieme ai sindaci abbiamo definito una città metropolitana che con la Regione coopererà per definire le scelte urbanistiche, quelle delle infrastrutture materiali e immateriali e che coopererà per definire il nuovo piano strategico, consapevoli che questo ente e tutta l’area potrà essere capace di attrarre risorse e far da volano allo sviluppo economico dell’intera regione”.
“Naturalmente sarà rafforzata anche la possibilità da parte dei territori di incidere sulla programmazione regionale” assicura l’assessore. Nessun centralismo dunque. Ai Comuni andranno in particolare le competenze sul turismo (salvo la raccolta di dati statistici), sullo sport e la tenuta degli albi regionali, oltre agli interventi pubblici di forestazione che erano finora delle Province. “Non dimentichiamoci poi – dice Bugli – che un nuovo ruolo importante l’avranno anche nel nuovo ente Provincia, per la gestione di funzioni importanti come la viabilità e l’edilizia scolastica provinciale”.
Servono unioni e fusioni più strutturate. Ma perché il sistema funzioni al meglio, occorrerà gestire sempre più funzioni in modo associato: questione dirimente per i prossimi anni, un’altra vera sfida. “Incentiveremo le unioni più forti e le fusioni di Comuni più strutturate” dice Bugli. Sono previsti premi crescenti per le unioni e fusioni con almeno cinquemila, diecimila e quindicimila abitanti. ” Si apre – ripete in aula – la stagione dell’indispensabilità del governo associato di funzioni: se prima era una scelta volontaria ora diventa qualcosa di impossibile da evitare”.
Lastri e Boretti (Pd): “Ottimo lavoro della Toscana, a fronte di una normativa nazionale che taglia risorse e genera caos” “La Toscana si impegna a non lasciare soli i lavoratori delle Province e a garantire la continuità dei servizi: un ottimo lavoro nato però purtroppo dall’esigenza di arginare una situazione emergenziale, causata da normativa nazionali, la Delrio, e soprattutto la successiva legge di stabilità, che tagliano risorse in modo indiscriminato e generano un caos amministrativo”. È il commento di Daniela Lastri e Vanessa Boretti, consigliere regionali Pd, in merito alla proposta di legge Riordino delle funzioni provinciali e attuazione della legge 7 aprile 2014, n. 56, approvata nel corso della seduta odierna del Consiglio regionale.
“Una riforma degli enti locali andava fatta da tempo, ma con un’idea precisa, non basta solo dire no, né tantomeno semplicemente tagliare risorse. – spiega Lastri – La Toscana fa bene, con questa legge, a difendere un patrimonio di professionalità e funzioni essenziali per la comunità. Ma non può far tutto e non può farlo soprattutto se non ci sono risorse sufficienti: il rischio è il default dell’amministrazione pubblica, di servizi fondamentali per i cittadini. Per fortuna applicando questa legge la situazione sarà resa più chiara e trasparente: mi auguro che il Governo guardi all’esperienza toscana per rivedere le proprie posizioni”. “Le riforme non sono buone in natura, vanno rese tali e questo purtroppo non accade se a dettarle sono unicamente velocità dei tempi e riduzione dei costi, prerogative legittime ma non sufficienti; è quello che si è verificato a livello nazionale. – dice Boretti – Questa legge è un ottimo punto di partenza per la definizione e sistemazione di compiti e funzioni , la Toscana è la prima a aver intrapreso questo percorso, tappando per l’ennesima volta una falla procurata altrove.
Evitare la frammentazione, mantenere l’articolazione territoriale e tutelare i lavoratori, anche i precari di ogni genere: queste ritengo siano le priorità per un riordino amministrativo adeguato. Resta il tema delle risorse su cui dobbiamo continuare a impegnarci col Governo”. Ferrucci (Pd): “Toscana all’avanguardia sul riordino delle funzioni” “Ancora una volta all’avanguardia, siamo i primi a lavorare su un riordino istituzionale che garantisce i servizi e tutela i lavoratori”. Così Ivan Ferrucci, capogruppo Pd Regione Toscana, intervenendo nell’ambito della discussione sulla proposta di legge Riordino delle funzioni provinciali e attuazione della legge 7 aprile 2014, n. 56, approvata nel corso della seduta odierna del Consiglio regionale. “La Toscana si è caratterizzata in questi 25 anni per promuovere politiche innovative di decentramento. – prosegue – Le altre regioni a fronte del mutato quadro normativo nazionale, purtroppo poco chiaro, hanno deciso di non decidere, noi, nel solco della nostra tradizione, abbiamo lavorato per riorganizzare al meglio enti e funzioni, confrontandoci con tutti gli attori coinvolti e soprattutto con i lavoratori, che, siamo fortementi convinti, non devono diventare le vittime di quest’operazione.
Questa legge (insieme alla legge 68/2011) è un passaggio importante per un riordino complessivo delle funzioni, dell’ordinamento istituzionale, della pubblica amministrazione; definisce un quadro preciso sul lavoro da affrontare nei prossimi mesi. Un lavoro che comunque abbiamo intrapreso da subito, con risultati concreti come l’intesa tra Regione Toscana, Anci e sindacati, che ha rappresentato una risposta positiva alle preoccupazioni del personale e anche un segno chiaro della volontà di conciliare riordino, sburocratizzazione e difesa delle professionalità.
Questa legge esprime al meglio questa volontà, è un passo in avanti verso una pubblica amministrazione sempre più efficiente; la Toscana c’è, auspichiamo che su questo fronte da parte dello Stato ci sia un impegno finanziario adeguato per garantire un riordino realmente funzionale e capace in prospettiva di migliorare i servizi e le prestazioni ai cittadini”.
Sgherri (PRC in Regione):”Viste le premesse nefaste provenienti dal quadro nazionale, non si poteva a livello regionale arrivare ad un grande risultato” Legge su riordino province. “Le contro riforme istituzionali portate avanti dal governo nazionale stanno producendo effetti nefasti, con queste premesse – al di la degli sforzi – non si poteva produrre a livello regionale una buona legge. Partendo dalla scelta di Renzi di cancellare la possibilità (per i consigli provinciali) del voto, e con esso quella di scegliere da chi essere rappresentati, nei mesi successivi è cresciuto il timore delle conseguenze della perdita , sempre per le province, dell’esercizio di funzioni e servizi essenziali per la collettività, di perdere la gestione di settori importanti come formazione, turismo, aree protette, forestazione che non sono, e non possono essere, a scala comunale. A questo si è affiancata da alcuni mesi ed è andata crescendo la mobilitazione dei dipendenti provinciali, a causa della pesante insicurezza sulla permanenza del posto di lavoro, e con esso anche del patrimonio di saperi da loro accumulato.
Così Monica Sgherri – esponente di Rifondazione Comunista e Capogruppo in Consiglio Regionale in merito alla legge regionale di riordino degli ambiti provinciali. Tale legge – prosegue Sgherri – in primis per i limiti imposti dalla finanziaria nazionale non ha potuto far riassumere alla Regione importanti funzioni (come forestazione, aree protette ecc), affidate invece ai Comuni (seppur con l’obbligo della forma associata) funzioni che travalicano la dimensione comunale, e affidate a enti questi ultimi con sempre meno risorse e personale! Insomma il passo indietro temuto, in parte è arrivato.
“Questa proposta di legge, con la risoluzione collegata, esprime il massimo conseguibile nella situazione attuale”. Così Marco Manneschi (Popolo toscano-riformisti) nel corso dell’illustrazione dell’atto sul riordino delle funzioni esercitate dalle Province. Una riforma che prevede il trasferimento alla Regione delle funzioni in materia di agricoltura, caccia e pesca, orientamento e formazione professionale e che “sarà efficace il giorno dopo la sua pubblicazione”.
“Forti perplessità sulla scelta operata dalla Giunta” sono state espresse da Alberto Magnolfi (Ncd). “Si finge, con molto ottimismo, di risolvere un problema ancora molto complicato” ha detto dichiarando un “voto favorevole pur con molte riserve”.
“Con senso di responsabilità si è dovuto dare attuazione alla legge Del Rio, nata con gravi difficoltà” è stato il commento di Alessandro Antichi(Forza Italia). “La soluzione individuata dall’assessore Bugli è la migliore e l’unica possibile. Non siamo però completamente soddisfatti. Rimane il grande problema dei precari nella pubblica amministrazione, che prima o poi si manifesterà in tutta la sua importanza”.
“La riforma Del Rio prima e la Finanziaria poi mettono a serio rischio la tenuta di quel che resta delle Province” ha dichiarato Aldo Morelli (Pd). “Il contesto è estremamente difficile e questa legge è solo la prima tappa di un percorso che dovremo fare”. “Abbiamo fatto un buon lavoro – ha detto – ma siamo ancora impegnati a salvaguardare posti di lavoro e funzioni”.
“Forse aspettare una legge di riordino nazionale ci avrebbe consentito di intraprendere un percorso più certo. Dovremo tornare più volte su questa norma che non può dirsi completa”. Lo ha dichiarato Paolo Marcheschi (Fratelli d’Italia) che ha rimarcato la “preoccupazione per la grande assunzione di responsabilità che si è presa la Giunta”. Sono infatti “troppe”, secondo il consigliere, le funzioni che la Regione avoca a sé e tuttavia viene riconosciuta la “difficoltà dell’agire in emergenza”. Da qui la scelta di non esprimere un parere contrario e di “non partecipare alla votazione”.
“Viste le pessime premesse da cui partivamo, cioè lo scioglimento delle Province, non poteva che nascere una brutta legge”. Lo ha dichiarato Monica Sgherri (Rc/Ci), spiegando che la proposta di legge regionale non sana alcuni punti fondamentali: “Non frena la destrutturazione dei saperi e delle competenze dei lavoratori delle Province e sul turismo fa un passo indietro pericolosissimo sulla governante del settore”. Oltre a questo, ha concluso, “resta altissima la preoccupazione per le sorti occupazionali dei lavoratori”.
Secondo Mauro Romanelli (Gruppo Misto) la politica ha chiuso per anni gli occhi davanti agli eccessi e alle spese, tranne poi “decidere di rispondere tutto insieme e in maniera demagogica, usando come capro espiatorio le Province e varando provvedimenti fatti male”. “La Giunta regionale – ha proseguito Romanelli – ha fatto il massimo possibile tranne aprire un contenzioso, assolutamente doveroso, con il governo nazionale riguardo alle risorse. L’assessorato ha lavorato bene, ma faccio mio il grido di dolore dei lavoratori”.
“C’è molta confusione a livello nazionale – ha commentato Marina Staccioli(FdI) – e anche la Regione poteva contribuire a fare maggiore chiarezza”. Staccioli ha annunciato che il suo gruppo voterà gli articoli della legge che prevedono la salvaguardia dei lavoratori “ma non la legge nel suo complesso perché non ci sono risorse, mancano direttive nazionali chiare e dunque è un provvedimento fatto in fretta e furia”.
Per Vanessa Boretti (Pd) la proposta di legge è “un lavoro delicato e frutto di una scelta, quella di preoccuparsi innanzitutto del destino dei lavoratori e della continuità dei servizi. La Regione Toscana in questo senso ha dimostrato un grande senso di responsabilità”. Fatto, questo, da sottolineare, secondo la consigliera, “a fronte di una legge caotica e complessa e di un carico da novanta come la legge di stabilità che la rende inapplicabile. Ci troviamo a tappare una falla provocata altrove e questo fra istituzioni non è corretto”. La legge dunque deve essere vista come un punto di partenza dal quale deve discendere un lavoro complesso, ed è necessario “tenere insieme tutto il pacchetto dei lavoratori, sia a tempo indeterminato che determinato, sia degli appalti”.
“La Regione Toscana fa bene a difendere, con la legge che stiamo approvando, un patrimonio di professionalità e funzioni essenziali per la comunità, ma non può fare tutto”, ha sottolineato Daniela Lastri (Pd), rilevando che funzioni altrettanto importanti, come l’istruzione, restano sospese. “Nel giro di poco tempo ricadranno sulla Regione – ha detto – anche questa parte di amministrazione ed i bilanci delle Province, diventati ‘per legge’ in rosso”. A suo parere, è stato un errore presentarsi all’appuntamento del superamento delle province senza un’idea precisa di come riorganizzare l’amministrazione pubblica locale. “Quando tagli uno, due, tre miliardi di euro alle Province – ha affermato – e azzeri i tributi che per Costituzione sono dovuti a tutti gli enti territoriali non fai riforme, fai il deserto”.
Secondo Lastri l’applicazione della legge in discussione può rendere la situazione più chiara e trasparente e spingere il Governo, guardando all’esperienza toscana, a rivedere le proprie posizioni, anche in vista della riforma costituzionale. “Si illude chi crede che ‘lo Stato centrale e Municipale’ o al più ‘Metropolitano’ possa reggere le sfide che abbiamo davanti – ha concluso – Nessuna nazione regge senza una cultura moderna dell’autonomismo e del decentramento”.
“Dobbiamo fronteggiare un’altra ciofeca che hanno fatto questi cialtroni al Governo – ha affermato Gabriele Chiurli (gruppo Misto) – Le istituzioni sono diventate un bancomat per le loro esigenze”. Chiurli ha ricordato i tagli miliardari alle province, “sei su dieci delle quali in Toscana sono in bancarotta, con scuole che chiudono il sabato pomeriggio per mancanza di soldi”. A suo parere la Regione avrebbe dovuto fare qualcosa di più rispetto alla legge di stabilità, come ha fatto la Lombardia.
Secondo Giuseppe Del Carlo (capogruppo Udc) siamo di fronte ad una legge quadro, ma con una riorganizzazione dei servizi sul territorio di là da venire. “La Regione è un organo legislativo, di programmazione, indirizzo e controllo – ha osservato – In questa situazione confusa e complicata, rischia di tornare ad essere un ente di gestione”. A suo parere i servizi devono restare sul territorio, vicini ai cittadini. “In un quadro caratterizzato da risorse incerte e dalla mancanza di chiarezza sulle competenze da esercitare alla fine del percorso di riforma – ha rilevato Ivan Ferrucci (Pd) – la Toscana ha scelto di tracciare una strada, non esaustiva per la nuova organizzazione degli enti locali, ma necessario quadro di riferimento per il lavoro da fare”. A suo parere, l’intesa con Anci ed organizzazioni sindacali e l’istituzione di un Osservatorio saranno garanzia di interventi organici nella riorganizzazione e nei vari piani regionali, in una visione complessiva.
L’assessore regionale Vittorio Bugli ha sottolineato che la legge disegna i nuovi equilibri istituzionali della Toscana, sulla base di criteri di sussidiarietà ed adeguatezza, con un ruolo nuovo assegnato ai Comuni nella gestione associata di funzioni. In questo quadro, insieme ai sindaci, è stata definita una Città metropolitana che collaborerà con la Regione per le scelte urbanistiche e infrastrutturali, come pure per il nuovo piano strategico. “Siamo consapevoli – ha sottolineato l’assessore – che la Città e l’intera area potrà attrarre risorse e fare da volano allo sviluppo economico dell’intera regione”.
Bugli ha precisato che la riassunzione di alcune funzioni va di pari passo con una maggiore possibilità dei territori di incidere sulla programmazione regionale. “Questa legge apre una nuova stagione – ha affermato – Quella della gestione associata delle funzioni, ormai indispensabile ed ineludibile”. In questa prospettiva saranno incentivate le unioni più forti e le fusioni dei comuni più strutturate, con premi crescenti per quelle con almeno cinquemila, diecimila, quindicimila abitanti. L’assessore ha precisato che è stato utilizzato tutto lo spazio consentito dalla legislazione nazionale, ma se si apriranno nuove possibilità saranno sfruttate.
“Non ci limiteremo ad una revisione istituzionale – ha concluso Bugli – ma vogliamo dare una diversa struttura organizzativa anche alla macchina, salvaguardando tutte le professionalità”.