Già nel 2003 Confcommercio aveva lanciato tra gli operatori una raccolta di firme per chiedere a Poste Italiane di mantenere in piena efficienza l’ufficio postale di Corso Sangallo, un servizio essenziale alla vitalità e fruibilità del centro storico di Monte San Savino. Adesso, a distanza di quasi dieci anni, l’Associazione continua a lanciare un appello perché le istanze degli imprenditori e dei residenti siano ascoltate. A parlare in nome e per conto della categoria è Mirco Faralli, presidente della delegazione
Confcommercio di Monte San Savino, che non esita a definire la chiusura definitiva dell’ufficio postale “una condanna a morte per il nostro centro storico e l’inizio della fine per le nostre imprese”.
“Comprendo solo in parte le logiche economiche che stanno dietro a questa decisione, perché Poste Italiane deve ragionare soprattutto in termini di efficienza e qualità dei servizi alla comunità,” spiega Faralli, “non è certo chiudendo gli sportelli sul territorio che si tagliano gli sprechi o si aumenta il livello della perfomance aziendale”. “C’è bisogno della mobilitazione di tutti, dalle autorità alla società civile, perché Monte San Savino non perda un pezzo così importante per la sua vitalità”, prosegue il presidente dei commercianti savinesi, “già negli ultimi anni abbiamo dovuto sopportare grandi limiti nell’erogazione dei servizi garantiti dall’ufficio in centro: per esempio, da lì non è possibile spedire pacchi e la giacenza dei valori bollati è ridotta al minimo con ovvie ripercussioni, in termini di perdita di tempo e denaro, sulla gestione delle pratiche più banali sia per i cittadini sia per le aziende. Senza contare che non è mai esistito uno sportello dedicato alle imprese”.
“Ma almeno”, ammette Mirco Faralli, “la possibilità che offriva di pagare le bollette e di riscuotere la pensione finora ha garantito un flusso di persone costante e sicuro, con un indotto che si è spalmato su tutta la rete distributiva del centro”.
67 secondo le stime Confcommercio le attività commerciali, bar e ristoranti compresi, che sono ubicate all’interno delle mura di Monte San Savino. “Ma si arriva ad oltre ottanta attività imprenditoriali se si contano anche i servizi e gli studi professionali”, aggiunge il presidente della Confcommercio. Questo, a fronte di una popolazione di soli 475 residenti, contro i circa 1.700 che il cuore antico di Monte San Savino registrava negli anni Settanta. “Meno di 500 residenti, di cui per la maggior parte anziani, sono davvero troppo pochi per garantire la sussistenza delle imprese”, dice Faralli, “per i tre mesi estivi ci salviamo grazie all’affluenza dei turisti, ma non sono così tanti da permetterci di non lavorare per il resto dell’anno. Diventa fondamentale quindi dare alle persone motivazioni forti per tornare a frequentare il centro storico, altrimenti lo abbandoneranno progressivamente”.
“È una questione di scelte e strategie politiche a medio-lungo termine. L’ufficio postale è solo una parte del problema. Si tratta di capire quanto, e come, vogliamo puntare sul centro storico, sulle sue risorse culturali, sul turismo. Ma una risposta va data subito agli imprenditori che continuano ad investire per restare in centro, anche a costo di sacrifici. Dall’inizio dell’anno hanno aperto ex novo ben sette attività dentro le mura, tra negozi di abbigliamento e bigiotteria, alimentari, un’enoteca, una finanziaria ed altro ancora: segno di una vitalità imprenditoriale ben radicata sul territorio, che qualche anno fa anche Confcommercio pensò di valorizzare inaugurando una sede in corso Sangallo. Dobbiamo assecondarla e dare nuove opportunità di ricchezza e sviluppo alla comunità savinese. Noi operatori, insieme alla nuova Amministrazione, siamo in prima fila perché ciò avvenga”.
Quello che è chiaro, è che un’impresa non può restare dove mancano scuole, uffici e altri servizi di pubblica utilità. “I segnali non sono incoraggianti”, dice Faralli, “oggi parliamo dell’ufficio postale, ma nel passato recente c’è stato lo spostamento della tesoreria comunale, a settembre sembra che non riaprirà neppure l’Istituto per geometri, per mancanza di iscritti. Insomma, passo dopo passo, sembra che spariscano tutte le motivazioni forti per frequentare il centro. Siamo certi che l’Amministrazione Comunale terrà in considerazione la richiesta, nostra e di tutta la comunità savinese, di aprire gli uffici il sabato mattina, garantendo così l’affluenza di persone anche in quel giorno”.
Il leader della Confcommercio savinese passa dunque a fare precise richieste: “innanzitutto, riportare servizi in centro, cominciando da quello postale che deve tornare a pieno regime; poi, affrontare il nodo dei parcheggi a disposizione del centro, che sono ancora quelli di 40-50 anni fa, quando di auto ce n’erano una ogni due famiglie. In generale, c’è bisogno di un piano strutturale e organico per rilanciare il centro. Le manifestazioni una tantum vanno bene per ridare un po’ di respiro, ma non bastano: dopo la boccata d’ossigeno della domenica, il lunedì si torna a fare i conti con i soliti numeri esigui. I nostri negozi non sono una cornice coreografica del centro, ma imprese che devono sopravvivere”.