Sabato 31 maggio alle 18 ad Arezzo in piazza S. Jacopo hanno manifestato circa 200 persone aderenti alle Sentinelle in Piedi, un modo di manifestare nato in rete, per difendere la famiglia naturale, il diritto dei bambini ad avere un papà e una mamma, il diritto di educare i propri figli secondo le proprie convinzioni e i propri valori. Le Sentinelle provenienti dalla città di Arezzo (e in buona parte anche dalla Valdichiana aretina) hanno manifestato in piedi in silenzio e con un libro in mano, in maniera pacifica, non violenta e, soprattutto, rispettosa, anche dei provocatori che si sono inseriti fra le fila dei manifestanti, scambiandosi effusioni omosessuali.
Ciò che è veramente a rischio secondo le sentinelle è la libertà di espressione e di opinione, in particolare è il ddl Scalfarotto ha destare preoccupazioni in quanto istituisce il reato di “omofobia” ma non chiarisce cosa si intenda per omofobia, mettendo nelle mani del magistrato un’ampia facoltà di interpretazione e di applicazione della legge. (Per questo reato sono previste pene detentive da un anno e sei mesi fino a quattro anni di reclusione). Ne consegue che anche fare anche una semplice dichiarazione, come per es. dire che la famiglia è solo quella composta da un babbo una mamma e dei figli, potrebbe discriminare le famiglie omosessuali e pertanto potrebbe configurare il reato di omofobia.
Purtroppo è già successo qualche mese fa con il caso Barilla, l’industriale intervistato alla trasmissione radiofonica “La zanzara”, alla domanda provocatoria del conduttore: ” Verso che tipo di famiglia è rivolta la sua pubblicità” ha risposto: “da una papà, una mamma, e dei figli” cadendo nel tranello che gli era stato teso. Dopo questa dichiarazione si è scatenato il mondo delle lobby LGBT che lo hanno accusato di omofobia e lo hanno condannato alla gogna mediatica, minacciando di boicottare i suoi prodotti. Il tutto è avvenuto molto rapidamente con il tam tam dei social network e dei notiziari. La vicenda si è conclusa con un messaggio su You Tube del sig. Barilla, che ha ritrattato tutto e si è scusato pubblicamente per quanto affermato.
Se Guido Barilla avesse fatto le stesse dichiarazioni dopo l’avvento della legge Scalfarotto, avrebbe corso il rischio di una condanna a 18 mesi di reclusione per omofobia, in quanto le sue dichiarazioni sono state fatte pubblicamente.
Questa legge non è necessaria in quanto la legge Mancino è già sufficiente a garantire chiunque sia fatto oggetto di violenza o discriminazione; inoltre l’aggravante dei futili motivi può inasprire le pene nei confronti di chi usa violenza verso gli omosessuali. Non si comprende quindi perché si dovrebbe fare una legge specifica visto che non esiste una emergenza omofobia e che gli omosessuali in Italia non sono ormai più – e per fortuna – discriminati (lo dimostra il fatto che sono presenti pressoché in tutti gli ambienti fin nelle più alte cariche dello stato).
In realtà lo scopo reale di questa legge è quello di liberare il campo – rendendo penalmente perseguibile chi sostenga tesi contrarie – di chi si batte per l’approvazione del matrimonio omosessuale e desidera introdurre l’adozione per le coppie omosessuali, liberalizzando la maternità surrogata ed equiparando la famiglia omosessuale a quella naturale.
A preoccupare le Sentinelle concorre poi la strategia per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, predisposta e coordinata a livello nazionale dall’UNAR, in collaborazione con le diverse realtà istituzionali, le Associazioni LGBT e alcune parti sociali. Si tratta di una propaganda basata su materiale di discussa scientificità e dalla cui sono state escluse le associazioni di genitori, usurpando un diritto – quello ad educare i propri figli – sancito dall’art. 30 della costituzione italiana e dall’art. 26 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Ai richiami rivolti al ministro della pubblica istruzione da parte delle associazioni dei genitori non è stata data alcuna risposta, e sebbene i famosi libretti UNAR da divulgare nella scuola siano stati ritirati, la strategia – come dimostrano i corsi, le lezioni e i seminari con cui la scuola offre quotidiano spazio all’associazionismo LGBT – è ancora operante. Sia sufficiente pensare che nel corso del 2014 sono stati stanziati 10 milioni di € per fare attività di rieducazione degli insegnanti, rivolti soprattutto ad operare un cambiamento culturale ideologico, scarsamente scientifico e, spesso, nemmeno rispettoso delle sensibilità e dei valori della maggioranza degli italiani.
Purtroppo abbiamo potuto constatare che i progetti presentati nelle scuole per ottemperare ad una simile strategia si sono rivelati spesso come veri e propri cavalli di Troia. Presentati con finalità e obiettivi nobili e condivisibili (lotta alla discriminazione, alla violenza e alla emarginazione), nella sostanza sono stati l’opportunità per fare propaganda di genere e distribuire materiale pornografico. Emblematici sono i due casi, oggetto di denuncia da parte dei Giuristi per la Vita e Provita ONLUS, che si sono verificati a Roma (presso il liceo Giulio Cesare) e a Castelnovo de Monti (RE) (presso l’ITCG Cattaneo-Dall’Aglio). Le denunce sono facilmente reperibili su internet e riportano anche documentazioni relative al materiale utilizzato e divulgato nelle classi, a contenuto fortemente esplicito, volgare e lesivo della sensibilità dei ragazzi, non adatto al periodo evolutivo adolescenziale che attraversano. Purtroppo questi progetti effettuati a macchia di leopardo in molte regioni italiane, sono stati effettuati anche in provincia di Arezzo, a totale insaputa dei genitori.
Occorre infine denunciare anche il clima di sostanziale silenzio da parte dei media, che non danno spazio alcuno a chi conduce una simile battaglia. Sia sufficiente precisare che nella città di Arezzo 200 persone si sono fermate a manifestare in un’ora di punta nella piazza principale e nessun organo di informazione, sebbene informato da puntuali comunicati stampa, ha scelto di dar spazio alla manifestazione e alle argomentazioni citate.
Se si parla delle sentinelle lo si fa solo in modo dispregiativo, caricaturale e accusatorio, per avallare le tesi ideologiche contrarie, senza lasciare spazio al contraddittorio, così come nelle migliore dittature. Le sentinelle, del resto, non hanno nulla contro gli omosessuali, dei quali rispettano con piena convinzione e senza retorica le scelte e i diritti individuali; sono contro qualsiasi tipo di discriminazione e si schierano in difesa della persona in quanto tale, indipendentemente dal suo orientamento sessuale, il suo credo e la sua origine etnica.
Una nota di ringraziamento a “Valdichiana oggi”, nella persona di Michele Lupetti, che contro corrente e a tutela della libertà di opinione ha permesso di dare voce alle Sentinelle aretine, completamente ignorate dalla gran parte degli altri media locali.