Torniamo oggi sulla drammatica vicenda della ragazza cortonese deceduta nei giorni scorsi al San Donato di Arezzo. Grande è stato l’interesse anche dei media locali e nazionali. E questo ha consentito di dare informazioni alla popolazione. E’ accaduto, nel tentativo anche di semplificare la comunicazione, di non dare in tutti i casi dettagli precisi, tant’è che nella popolazione si è diffusa la percezione che il decesso sia stato dovuto a meningite.
“La ragazza – spiega Marco Feri direttore della Rianimazione del san Donato – non è morta di meningite, ma della sindrome di Waterhouse–Friderichsen, che pur essendo sempre determinata dallo stesso agente. ha espressione sistemica con coagulazione del sangue, necrosi delle surreni ecc.”.
La sindrome di Waterhouse-Friderichsen si manifesta con emorragie multiple alla cute, febbre, emorragie surrenaliche ad entrambi i lati e collasso, in quanto vengono compromesse pesantemente le capacità coagulative del sangue, tanto che le piastrine e i globuli rossi risultano molto abbassarsi, tanto da poter far sopraggiungere un quadro di shock.
COSA SONO LE INFEZIONI MENINGOCOCCOCHE?
Dopo la diffusione della notizia sulla morte della ragazza di Cortona, l’Azienda sanitaria ha attivato tutte le misure necessarie per una copertura tramite specifica profilassi del rischio di contagio. Ci sono stati anche molti cittadini che spontaneamente hanno chiesto assistenza e informazioni, sollecitando a volte anche somministrazione di farmaci pur se non necessarie. E allora è bene in questa occasione fare di nuovo il punto con una serie di elementi forniti direttamente da Maria Teresa Maurello, Direttore della Unità Operativa Complessa di Igiene e Sanità Pubblica della Asl8.
“Le infezioni meningococciche sono diffuse in tutto il mondo. L’incidenza maggiore si ha durante l’inverno e la primavera. La malattia meningococcica è una malattia che colpisce prevalentemente la prima infanzia; si manifesta più spesso in bambini e giovani adulti. L’incidenza della meningite da meningococco in Italia é bassa rispetto al resto dell’Europa (3-6 casi ogni milione di abitanti, con circa 150-180 casi segnalati ogni anno. In Toscana – ricorda Maurello – negli ultimi anni sono stati diagnosticati meno di 20 casi all’anno. Esistono 13 diversi sierogruppi di meningococco, ma solo cinque causano meningite e altre malattie gravi: A, B, C, Y e W 135. In Italia e in Europa, i sierogruppi B e C sono i più frequenti. In genere, nella popolazione generale, esiste una consistente proporzione di soggetti che sono portatori sani di questi batteri, dall’1-2% fino al 15-20% della popolazione sana. In confronto ai portatori sani, tuttavia, il numero di casi di malattia è molto piccolo; non sono ancora completamente noti i fattori che scatenano la malattia. La trasmissione dell’infezione – spiega la responsabile della Sanità Pubblica della Asl8 – avviene per via respiratoria da persona a persona, soprattutto a breve distanza (circa 1 metro). Al di fuori dell’organismo il meningococco presenta scarsissima resistenza agli agenti fisici ambientali (luce solare, essiccamento, ecc.) ed ai comuni disinfettanti. I sintomi non sono diversi da quelli delle altre meningiti batteriche, ma nel 10-20% dei casi la malattia è rapida e acuta, con un decorso fulminante che può portare al decesso in poche ore anche in presenza di una terapia adeguata. La malattia conserva una letalità piuttosto elevata (5-10%) soprattutto nelle forme cliniche con sepsi. I malati di meningite o altre forme gravi sono considerati contagiosi per circa 24 ore dall’inizio della terapia antibiotica specifica. La contagiosità è comunque bassa, e i casi secondari sono rari. Il meningococco può tuttavia dare origine a focolai epidemici. Per limitare il rischio di casi secondari – chiarisce Maurello – è importante che i contatti stretti dei malati effettuino una profilassi con antibiotici. Nella valutazione di contatto stretto (che deve essere fatta caso per caso) vengono tenuti in considerazione: i conviventi del caso ammalato considerando anche l’ambiente di studio (la stessa classe) o di lavoro (la stessa stanza); chi ha dormito o mangiato spesso nella stessa casa del malato; le persone che nei sette giorni precedenti l’esordio hanno avuto contatti con la sua saliva (attraverso baci, stoviglie, spazzolini da denti, giocattoli), i sanitari che sono stati direttamente esposti alle secrezioni respiratorie del paziente (per esempio durante manovre di intubazione o respirazione bocca a bocca).
La sorveglianza dei contatti è importante – sottolinea Maurello – per identificare chi dovesse presentare febbre, in modo da diagnosticare e trattare rapidamente eventuali ulteriori casi. Questa sorveglianza è prevista per 10 giorni dall’esordio dei sintomi del paziente. Il periodo di incubazione è generalmente 3-4 giorni (da 2 fino a 10 giorni).”
COME DIFENDERSI DALLA MENINGITE MENINGOCOCCICA?
Da alcuni anni sono disponibili vaccini efficaci per prevenire la meningite meningococcica. Pur essendo i casi clinici poco numerosi, infatti, l’interessamento di fasce di età infantili e giovanili e l’esito spesso fatale hanno determinato l’inserimento della vaccinazione contro il meningococco C nel calendario vaccinale della Regione Toscana dal 2005.
Oggi sono disponibili 2 vaccinazioni: il vaccino coniugato contro il sierogruppo C (usato attualmente nei calendari vaccinali in Italia) e il vaccino coniugato contro i sierogruppi A, C, Y e W 135. Non esistono ancora vaccini per prevenire le meningiti da meningococco del sierogruppo B; comunque proprio in questi giorni la Commissione Europea ha approvato l’immissione in commercio del primo vaccino contro il meningococco B, il cui arrivo sul mercato è previsto entro il 2013.
La vaccinazione contro la meningite meningococcica viene eseguita presso gli ambulatori vaccinali di zona nei distretti della Usl8, fino a 18 anni. Chi ha già compiuto 18 anni può rivolgersi agli ambulatori zonali per le vaccinazioni adulti del Dipartimento della Prevenzione. Il personale è disponibile a fornire tutte le informazioni necessarie.
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