La provincia di Arezzo si distingue per un alto livello di qualità della vita. Città e borghi ricchi di storia e tradizioni di solidarietà civile, contornati da territori di riconosciuta qualità ambientale. Il primo custode del territorio è chi vi abita e concorre con i propri stili di vita a scongiurare deturpazioni o scadimenti di questi valori. Quando si manifestano dei rischi o delle occasioni di degrado, sono di norma gli stessi cittadini i primi a muoversi e a sollecitare l’azione delle istituzioni. Gli organi di vigilanza, nazionali e locali, sono gli strumenti che lo Stato organizza per assicurare il mantenimento delle condizioni di vita ordinata e civile della popolazione, nel rispetto delle scelte di governo del territorio esercitate dagli enti competenti.
C’è insomma un disegno complesso e articolato che, nella sicurezza del nostro ordinamento, provvede a garantire l’equilibrio della situazione e le garanzie per la sua tutela. Il Corpo Forestale dello Stato concorre in questo scenario nell’impegno di curarsi degli aspetti più direttamente riferiti agli ambiti della montagna, della collina e delle aree rurali, che rappresentano d’altronde uno degli elementi più qualificanti e rappresentativi dell’aretino. Un grande aiuto proviene prima di tutto dalle stesse popolazioni, che esprimono tradizionalmente un alto livello di civiltà. Si registrano correntemente espressioni di attenzione alla salvaguardia e tutela dell’ambiente, ricevendo il CFS costanti sollecitazioni a perseverare nelle azioni di controllo. Impegnarsi in questo senso significa dunque rispondere non solo ad un corrente dovere di servizio, ma ad una chiara aspettativa della società. Un cardine nel servizio di tutela ambientale è rappresentato dal controllo della frequentazione del territorio per l’esercizio di attività economiche o di svago.
I comportamenti di alcuni influiscono sulla libertà degli altri e sulla perpetuazione dei beni naturali. Accade tuttavia che alcuni controlli mirati del CFS provochino obiezioni o reazioni da parte di “categorie” coinvolte. Si manifestano a volte blocchi di opinione che contestano l’esercizio delle verifiche svolte, prospettando che gli sforzi della vigilanza vengano rivolti ad altri settori. In alcuni casi si mette in discussione la stessa legittimità del controllo, perchè certi comportamenti siano lasciati stare.
Quando esistono dubbi, o pretese, del genere è bene affrontare la situazione e, anche col confronto, cercare
di chiarire posizioni e prospettive. Il Comando Provinciale del CFS di Arezzo è impegnato da tempo in una campagna sulla sicurezza della frequentazione delle strade montane, constatato che soprattutto il transito motociclistico è diventato su alcuni passi una vera e propria criticità. Dieci o appena cinque anni il fenomeno non era così accentuato. Di pari passo alla crescita del traffico sono aumentati anche gli incidenti e, purtroppo, i morti. Parallelamente è ripresa nelle nostre montagne anche l’abitudine del fuoristrada e, con l’incremento di praticanti, l’interesse ad organizzare raduni e manifestazioni sportive motoristiche.
È di questi giorni la cronaca di quanto successo a Castiglion Fiorentino in occasione di una prova del Campionato nazionale di enduro dedicata alla memoria di Fabrizio Meoni. In questa occasione il Corpo Forestale dello Stato aveva predisposto un servizio di controllo dei tratti di gara che interessavano i boschi dei colli castiglionesi, frequentati non solo dai concorrenti, ma anche da possibili altre persone. Il regolamento della Federazione Motociclistica Italiana prevede infatti che gare del genere vengano svolte “..su strade ordinarie aperte al transito, nel rispetto del codice della strada…”. E’ bene a questo punto chiarire subito un possibile motivo di equivoco: le strade non sono solo quelle asfaltate, ma sono tali anche le carrarecce, le vicinali, le cosiddette “strade bianche”, quando appunto di uso pubblico. La gara interessava al 90 % proprio strade di questo tipo, come ovvio per un evento del genere, raccordate da alcuni tratti obbligati di asfalto, di puro attraversamento e di collegamento alla partenza/arrivo di Castiglione. Alcuni concorrenti, al controllo programmato e concordato con gli organizzatori, circa a metà percorso, non sono risultati del tutto in regola non avendo la targa, alcuni privi anche di documenti di circolazione. In tutto 10 persone su oltre 250 iscritti. Allo stesso controllo sono stati fermati e sanzionati altri 10 motociclisti che si erano inseriti nel percorso, ma che non erano iscritti alla gara, anche questi perché privi delle targhe. Il servizio organizzato dal CFS ha permesso di allontanare inoltre dall’ambito della gara 20 cacciatori che erano presenti col fucile in spalla a ridosso delle strade interessate. Più che i fatti descritti, ha destato clamore il seguito accaduto al termine della manifestazione, quando si è accesa a Castiglion Fiorentino una gazzarra nei confronti degli agenti che stavano procedendo agli accertamenti sulle moto risultate irregolari. Il clima delle nostre realtà, comunemente tranquillo e pacifico, è stato turbato in questa occasione in modo anomalo. Forse è proprio questa anomalia che ha giustamente attirato l’attenzione. Non è questa la sede per valutare le ragioni dell’accaduto. E’ invece opportuno chiarire perché è stato attivato il controllo e cosa ne è emerso. Il fenomeno del fuoristrada è una realtà emergente di questi tempi. Esiste una Legge regionale che disciplina l’attività e pone dei limiti al suo esercizio. La stessa Regione Toscana, nella nuova convenzione con il Corpo Forestale dello Stato, ha chiesto un incremento di controllo a riguardo, nell’intento di contrastare le infrazioni che si registrano, che consistono in sostanza nell’abitudine di alcuni di scorrazzare con i mezzi a motore non tanto sulle strade “bianche”, quanto su prati, pascoli, nei sentieri che attraversano i boschi, provocando danni obbiettivi al suolo naturale. Fin qui non c’è niente da commentare, trattandosi del dispositivo di una legge e di una conseguente competenza attribuita al CFS. Qual’è il problema principale di questi controlli?
Essenzialmente la difficoltà per gli agenti di contestare le infrazioni a chi viene pur sorpreso, causa il diffuso espediente dei conducenti di togliere la targa del mezzo, così da non farne identificare il titolare.
Senza contestazione non c’è infrazione e, grazie ad una banale furbata, si vanificano i controlli allontanandosi con un semplice filo di gas. Ma esiste un nesso tra le irregolarità del fuoristrada e l’enduro? Pensiamo che ne esista più d’uno. Se chi va in moto si limitasse a percorrere le “strade ordinarie” non ci sarebbero problemi. Purtroppo è stato riscontrato che, anche nello svolgimento della gara, cioè a dire durante una manifestazione soggetta ad un preciso regolamento federale, molti partecipanti tagliavano, deviavano, divagavano dalla carreggiata, specie nelle zone aperte, interessando prati e pascoli. In queste circostanze si è al di fuori del “transito su strade ordinarie” previsto dalla FMI. Questi comportamenti non sono rilevabili senza un apparato di “giudici di percorso” e senza dispositivi di canalizzazione del transito nei tratti suscettibili. Gli appassionati sostengono che privarli di queste emozioni azzererebbe l’ebbrezza di questo sport. Sta di fatto che un pascolo non è una pista ed esiste una norma che cerca di tutelare le proprietà altrui dalle conseguenze che ne derivano. Sono state effettuate riprese video da un nostro mezzo in volo, intervenuto a supporto del servizio, che attestano la diffusione di questi comportamenti. Ragioni di sicurezza hanno richiesto di non intervenire, per non mettere a rischio l’incolumità dei concorrenti, e la manifestazione è stata portata a termine. Ci si aspettava che, almeno dallo sport, fosse sostenuto con convinzione il messaggio culturale ed educativo di non trasgredire ulteriormente le regole, impegnandosi a rispettare il dispositivo sulle targhe. Così è stato per la stragrande maggioranza dei casi e solo pochissimi concorrenti sono risultati in difetto, accampando per lo più la giustificazione di avere perso la targa per le forti sollecitazioni della moto. Fatto quanto mai plausibile, soprattutto se la targa era retta già alla partenza solo da un elastico e l’alloggiamento sul parafango non presentava al controllo nemmeno un foro, come a dire che una targa su quel mezzo non era stata mai fissata. Fin qui tutto sarebbe comunque restato nella norma, se non ci fosse stato l’increscioso seguito di fine gara. Ciò che accade serve da esperienza, perché gli errori almeno non siano ripetuti in futuro. Ognuno ne farà tesoro per migliorare gli accorgimenti e integrare i servizi necessari a superare carenze e disfunzioni, specie in previsione di manifestazioni di ancora maggiore risalto. Il Corpo Forestale dello Stato continuerà nell’esercizio delle rispettive competenze nell’opera di salvaguardia del territorio, dei boschi, dei prati e dei pascoli, per la sicurezza delle persone e della fruizione della montagna, perché la natura possa essere goduta e rispettata da chiunque, per concorrere all’elevazione della qualità della vita ed alla civile convivenza
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SONO ENDURISTA DA OLTRE 25 ANNI E QUINDI SONO PALESEMENTE DI PARTE.
So di cadere nella più bieca retorica, ma credo che certe “risorse” andrebbero impiegate ben altre imprese che fare gli SCERIFFI inseguendo nei boschi dei motociclisti (che in genere poi viaggiano su mezzi regolarmente immatricolati con tanto di bollo e assicurazione pagata).
Forse…e ripeto FORSE, dalle Istituzioni e dalle varie forze dell’ordine, i cittadini si aspetterebbero di essere tutelati da altre “trasgressioni” che minano veramente la loro serenità e SICUREZZA.
E per favore non parliamo di degrado ambientale e inquinamento…se si stilasse una classifica SERIA su cosa VERAMENTE degrada e inquina, il passaggio di motociclisti nei boschi occuperebbe una posizione bassa…
MOLTO BASSA.