Nel corso del 2012 sono state registrate attraverso il programma MIROD, utilizzato per la messa in rete dei dati rilevati a livello regionale, 2026 persone. Rispetto al 2011, anno i cui le registrazioni effettuate furono 1747, nel corso del 2012 si è verificato un incremento di 279 persone/famiglie registrate. Da premettere che, come già annunciato nel corso dei precedenti Rapporti sulle povertà, nel 2012 sono stati potenziati gli strumenti operativi di registrazione dei Centri di ascolto zonali e delle Caritas parrocchiali sparse nel territorio diocesano. Questo ha permesso un lavoro più capillare sul territorio e una maggiore osservazione dei fenomeni di povertà.
Dal totale di 2026 registrazioni effettuate presso i servizi della Caritas diocesana o presso le Caritas parrocchiali, si effettuano di seguito alcune considerazioni:
1- Le principali nazionalità rilevate sono: Italia 27,4%; Romania 26,5%; Marocco 12,1%; Albania 8,4%; Nigeria 3,9%; Bangladesh 3,3%.
Il maggiore coinvolgimento delle Caritas parrocchiali, con i loro servizi di ascolto ma anche di distribuzione di vestiario e alimenti, ha fatto alzare la percentuale complessiva di alcune comunità straniere come quella rumena. Resta il fatto che la nazionalità italiana è quella più registrata con il 27,4% a testimonianza di quanto sia complessa e difficile la situazione socio-economica per le famiglie italiane.
2- La distinzione per fasce d’età è la seguente: 30-39 anni con il 27,9%; 40-49 anni con il 26,1%; 20-29 anni con il 18%; Le fasce appartenenti a 60 o più anni rappresentano il 9,4% mentre il restante 1% è rappresentato da giovani sotto i 20 anni.
Nel 2012 registriamo un calo della presenza della fascia di età 30-39 anni, da anni la più presente nei servizi Caritas. L’aumento al 26,1% di persone quarantenni purtroppo conferma la forte difficoltà per le persone di questa età a reinserirsi nel mercato del lavoro. Queste persone rientrano nella così detta fascia grigia, cioè non sono persone benestanti, ma nemmeno povere nonostante stiano subendo un forte impoverimento della propria situazione personale. Preoccupa l’incremento al 9,4% di persone di età sopra i 60 anni.
3- Distinzione di genere: femmine 55% e maschi 45%
Il fatto che la maggioranza delle persone registrate sia di sesso femminile, conferma quanto la donna sia ancora portatrice dei bisogni familiari. In alcuni servizi della Caritas diocesana, come ad esempio mense o Case di accoglienza, la presenza maschile rimane nettamente maggioritaria
4- Distinzione per stato civile: coniugato 53,1%; celibe/nubile 26,6%; divorziato/separato 15,2%; vedovo/a 4%; non dichiarato 1,1%.
Nel 2012, il dato riguardante lo stato civile delle persone richiedenti aiuto ha evidenziato un incremento delle persone coniugate che sono arrivate al 53,1% del totale. Ciò conferma le reali difficoltà delle famiglie a far fronte alle tante difficoltà della vita. L’abbassamento del reddito familiare corrisponde a un incremento del costo della vita spesso insostenibile (affitto, mutuo, alimenti, bollette, auto, spese sanitarie, figli etc.)
5- Le principali condizioni abitative registrate sono: abitazione/camera in affitto 60,2%; abitazione amici/familiari 8,9%; senza alloggio 7,1%; abitazione propria 6%; casa accoglienza 5,6%; edilizia popolare 4,9%. Il rimanente 7,3% rappresenta altre tipologie di abitazione (datore di lavoro, baracca, auto, camper, tenda…).
Si conferma come condizione abitativa principale quella dell’affitto. Sempre di più, questa modalità abitativa sta diventando un vero e proprio fardello da sostenere con preoccupanti ripercussioni di morosità e sfratti. La Caritas diocesana annota ormai da anni un sostanziale peggioramento del mercato degli affitti, con molti proprietari che preferiscono tenere sfitti i propri immobili piuttosto che incombere in lunghe trafile legali per sfrattare gli inquilini.
6- La distinzione per tipologie di convivenza è: nucleo familiare[1] 66,8%; solo/a 16,3%; nucleo non familiare 10,6%; casa accoglienza 3,6%; altro 1,6%; non dichiarato 1,1%
Il nucleo familiare tradizionale risulta essere nettamente maggioritario rispetto alle altre condizioni di convivenza. Ormai, gli interventi della Caritas diocesana riguardano prevalentemente il nucleo familiare e non più il singolo svantaggiato come si verificava in precedenza.
7- I principali titoli di studio dichiarati sono: licenza media inferiore 36,2%; diploma/licenza media superiore 23,3%; licenza elementare 9,7%; nessuno 3,1%; laurea 3%; il restante 24,7% delle persone non ha dichiarato il proprio titolo di studio.
Il livello culturale delle persone che frequentano i servizi della Caritas diocesana rimane basso, tanto è vero che il 36,2% dei registrati possiede la licenza media inferiore. Questo numero così alto di persone con titoli di studio inferiori risulta essere anche il più difficile da ricollocare nel mercato del lavoro.
8- Presenza di minori: il 68,9% delle persone/famiglie registrate ha dichiarato di avere figli minori a carico.
È un dato che conferma quanto detto in precedenza: le famiglie soffrono e la qualità educativa verso i figli è sempre più in crisi. Si corre il rischio di un forte individualismo e di un abbassamento della socializzazione, con rischi di devianza e aumento di consumi illeciti.
9- Stato lavorativo: il 72,7% degli utenti ha dichiarato di essere disoccupato[2], il 17,5% occupato[3], il 3,5% pensionato; l’1,6% invalido/inabile parziale, l’1,5% non autorizzato al lavoro (perché non in possesso della regolare documentazione), l’1,4% altro e il restante 1,7% delle persone non ha specificato la propria condizione professionale.
Nel 2012 si è ulteriormente incrementato il dato registrato sulla disoccupazione che è arrivato al 72,7% (circa il 4% in più rispetto al 2011). Questo dato allarmante fotografa il calo vertiginoso del benessere sociale e l’impossibilità per molti concittadini (italiani e stranieri) di riuscire a entrare e a rimanere nel mercato del lavoro.
10- Nel corso del 2012 sono stati consumati presso le Mense Caritas oltre 30.000 pasti caldi. Il servizio di raccolta dei prodotti alimentari freschi ha ritirato e distribuito oltre 27.000 Kg. Il Centro di Ascolto diocesano ha erogato 250 buoni spesa a famiglie bisognose e circa 7500 Kg di alimenti a lunga conservazione.
11- Nel 2012 sono state ospitate in Casa San Vincenzo 144 persone mentre in Casa Santa Luisa sono stati ospitati 13 nuclei familiari.
12- Il Servizio Latte e Pannolini ha seguito e accompagnato 197 bambini mentre del servizio Docce hanno usufruito 74 persone.
Ai principali dati statistici emersi nel 2012 vanno sommate le più evidenti problematiche presentate dai richiedenti aiuto durante i colloqui individuali. Si conferma un trend sempre più complesso perché ogni persona/famiglia risulta essere portatrice di più problematiche. Questo comporta una maggiore capacità professionale da parte degli operatori Caritas nel riuscire a rispondere a bisogni che riguardano più discipline della vita umana (casa, indebitamento, salute, lavoro, educazione, dipendenze, legalità etc. etc.).
Le problematiche complessive registrate nel corso del 2012 sono state ben 3772, con una media di 1,86 problematiche per ogni persona/famiglia registrata. Di seguito la suddivisione in percentuale delle problematiche principali:
39,6% povertà/problemi economici;
19,9% problemi di occupazione/lavoro;
15,2% problemi familiari;
9,6% problematiche abitative;
8,6% problemi di salute; 1,8% altri problemi (problemi psicologici/relazionali, solitudine…);
1,3% dipendenze;
1,3% bisogni in migrazione;
1,3% problemi di istruzione;
1,0% problemi di giustizia;
0,4% handicap/disabilità.
Arezzo, 8 maggio 2013
[1] Comprende nuclei familiari tradizionali (coniugi con figli o convivenza con famiglia d’origine), famiglie monogenitoriali e famiglie di fatto (conviventi con figli)
[2] La voce disoccupato comprende tutte le persone in cerca di prima o nuova occupazione e persone inoccupate
[3] La voce occupato comprende anche le persone che si trovano in cassa integrazione
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