Il bel tempo di questi giorni non tragga in inganno: non siamo ancora fuori dall’inverno e a ricordarcelo è il picco regolarmente arrivato (come previsto) della epidemia influenzale. Stime nazionali parlano di oltre due milioni e mezzo di italiani a letto con l’influenza. Rapportato al territorio provinciale, questo significa che sono quasi 15.000 gli aretini “allettati”. Si tratta, rispetto agli anni passati, di un picco epidemico stagionale con un l’andamento più lieve, ossia con valori inferiori, alla maggior parte delle stagioni precedenti.
Ma se la “vera” influenza pare meno aggressiva, in compenso c’è una maggiore proliferazione di forme causate da virus simili a quelli dell’influenza. I frequenti sbalzi termici, con punte di “caldo” quasi primaverili, hanno favorito la circolazione di virus simil-influenzali, con sintomi meno gravi ma comunque fastidiosi, da quelli respiratori a quelli gastrointestinali.
Dalle rilevazioni dell’Istituto Superiore di Sanità emerge che l’influenza ha colpito soprattutto i bambini che sono il 40 per cento del totale.
Da molti giorni la “pressione” degli ammalati sulle strutture sanitarie si fa sentire con forza. Gli ambulatori dei medici di famiglia e dei pediatri sono impegnati in un autentico tour de force, e i professionisti hanno quasi raddoppiato anche le visite a domicilio dei pazienti.
Nelle ore notturne, e nelle giornate di sabato e domenica si è registrato un aumento di chiamate alla continuità assistenziale (ex guardia medica) che si avvicina al 40%.
Per i casi più acuti e dove le complicazioni sono maggiori, sono stati i pronto soccorso in prima battuta e i reparti ospedalieri poi, a far fronte alle richieste. Per i cinque pronto soccorso della nostra provincia si registra un aumento medio di accessi negli ultimi cinque giorni che oscilla fra il 25% e il 35% (il picco maggiore sabato scorso, dove solo ad Arezzo si sono presentati 246 utenti rispetto ad una media quotidiana annua di 180). Le complicazioni più comuni sono quelle legate alle infezioni respiratorie e alle polmoniti, particolarmente importanti per soggetti già fragili, ad iniziare dagli anziani. Questo ha provocato anche una maggiore richiesta di ricoveri nei reparti e in alcune ore del giorno anche una comprensibile difficoltà nella gestione degli accessi ai reparti stessi.
L’Azienda sta riducendo, compatibilmente con le cure indifferibili, i ricoveri programmati per lasciare maggior spazio alle urgenze, ma a volte anche questo non è sufficiente.
Va invece detto, nota questa assai positiva, che sulle quasi 70.000 persone che tra novembre e dicembre si sono sottoposte alla vaccinazione antinfluenzale, il virus è stato poco aggressivo e le conseguenze sono state minime.
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