Solìm vuol dire amore nella lingua kotokoli, originaria del Togo centro settentrionale. Una parola che ha dato origine al progetto “Buongiorno Solìm”, promossa dal Centro proposte educative Unicoop Firenze in collaborazione con il Liceo Pier della Francesca di Arezzo e 100fiori. E che è inserito in un programma più vasto che ancora Unicoop, in collaborazione con UNHCR, ha portato nelle scuole della Toscana: “Rifugiati: una storia dietro ogni numero”.
Nella provincia di Arezzo ha coinvolto 14 classi di 8 istituti. Con il Liceo Piero della Francesca il percorso si è sviluppato in maniera più ampia coinvolgendo 4 classi che hanno lavorato sul tema rifugiati per l’intero anno scolastico attraverso un laboratorio teatrale, che ha visto la partecipazione di un gruppo di studenti e di giovani richiedenti asilo ospiti nei centri gestiti da 100fiori, la documentazione fotografica e l’elaborazione pittorica sul tema. Da questa esperienza è nato “Buongiorno Solim”. Martedì 11 aprile, alle ore 18.30, presso il Karemaski di Olmo verrà presentata la performance teatrale a cura di Erica Archinucci, una mostra fotografica e l’esposizione di opere artistiche curata dagli studenti del Liceo. La mattina del giorno successivo, il 12 aprile, la performance verrà replicata per le scuole sul palco del teatro Mecenate.
“Il tentativo di questo viaggio – spiega Erica Archinucci, curatrice dello spettacolo – è stato quello di creare relazioni che oltrepassassero barriere culturali, linguistiche e sociali e dare risposte ad alcune delle domande, delle riflessioni e dei bisogni che durante tutto l’arco del progetto sono emersi dai ragazzi e dalle ragazze delle scuole. Ma anche un invito alla pace, alla fiducia, alla cooperazione e alla riscoperta dell’essere umano”. E a proposito di umanità, ecco il pensiero della quarta classe del Liceo Varchi di Montevarchi: “è condivisione di un mondo che si apre alla diversità, che supera i limiti invalicabili, che costruisce ponti e abbatte muri, che accoglie e non respinge, che non rinuncia a riconoscere se stesso nel volto dell’altro, l’altro che è testimone di un diverso modo di essere”. Per fare questo bisogna conoscere e essere informati. “L’informazione rende liberi – ha scritto Costanza della V D del liceo Redi. Liberi di essere, liberi di agire e di giudicare. In un mondo in cui tutto è confusione e chiunque ostenta conoscenze manchevoli, mascherate da assolute certezze, scavare alla ri8cercda della verità è l’unica cosa che ci rende umani”.
“Questo progetto – conclude il Centro proposte educative Unicoop – è stato un viaggio alla conoscenza degli altri ma anche di noi stessi, di quella parte capace di provare empatia e sviluppare solidarietà, facendoci sentire felicemente umani. Siamo andati in classe portando con noi delle valigie vuote che si sono riempite via via di parole, pensieri, emozioni e voci. La parola Solìm è un messaggio di speranza e umanità, un saluto alla vita e alla tenerezza, buon auspicio per il mondo che sta nascendo, fragile ma palpitante, dal grembo del terzo millennio”.
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