“Da ogni criticità si può ricavare un suggerimento ed una opportunità per migliorare.” Una regola buona ovunque, a maggior ragione in sanità. In questi giorni è apparso sulla stampa il caso del cittadino con una caviglia slogata rimasto per alcune ore senza assistenza nell’atrio del pronto soccorso della Fratta. Alla sua giusta e motivata protesta, a cui hanno fatto seguito le scuse personali del Direttore Generale, adesso si risponde con una iniziativa immediata e con la attivazione urgente di un lavoro più strutturale già a suo tempo individuato.
Il pronto soccorso della Fratta è arrivato a 15.000 accessi annui, quasi 50 di media al giorno. I locali oggi a disposizione sono diventati insufficienti. E lo stesso numero di pazienti, a volte anche con importanti patologie, non consente al personale medico ed infermieristico di prendersi carico adeguatamente di tutti. Nel caso specifico, oltre agli altri casi, il medico e gli infermieri si sono dovuti occupare di ben tre ictus (caso più unico che raro in un ospedale di primo livello come quello della Fratta), compiendo così una scelta di priorità per la gravità. Tutto ciò però non può provocare una carenza di assistenza per i pazienti con patologie minori.
Le risorse non sono infinite, quindi impossibile pensare per la Fratta a sistemi di accoglienza analoghi a quello esistente ad Arezzo (dove gli accessi sono cinque volte superiori), ma allo stesso tempo si devono evitare nuovi casi come quello segnalato. E così da oggi stesso, in accordo fra i responsabili del presidio e del dipartimento emergenza urgenza della Asl, viene adottato un provvedimento con una soluzione che per la dimensione della Fratta può essere anche più adeguato ed efficiente d quello
“Da subito abbiamo individuato una soluzione interna – dichiara Rosa La Mantia, direttore sanitario del Presidio ospedaliero – che offra garanzie di una migliore presa in carico. Predisponiamo un locale dove viene effettuata l’accettazione di tutti coloro che arrivano con mezzi propri, e dove un infermiere individuato per ogni turno, provvederà a raccogliere le informazioni e a rilevare subito i parametri vitali ed il dolore, in modo da stabilire un ordine di priorità di ingresso nella sala trattamento. Dopo questa valutazione iniziale, le persone si accomodano in sala di attesa dove lo steso infermiere passerà ad ogni ora per rivalutare la condizione degli utenti non ancora visitati ed eventualmente modificare anche l’ordine di accesso. Viene anche creata una stanza dove sosteranno i pazienti che arrivano in barella prima di essere visti dal medico.”
Allo stesso tempo si metterà mano da subito al progetto di ampliamento dei locali a disposizione, trasferendo al quarto piano la Hdu di cardiologia e conquistare degli spazi dove collocare cinque posti Obi (osservazione breve intensiva) e collocare pazienti la cui sosta si protrae per l’esecuzione di terapie e per l’attesa di esami diagnostici. “In questo modo saranno gestiti meglio anche i ricoveri nei reparti e le dimissioni – sostiene La Mantia – che oggi creano a volte delle difficoltà. Altri spazi ancora saranno destinati alle sale di attesa. Questa seconda parte dei provvedimenti, dovrebbe essere terminata in autunno.”