Procede alla grande la stagione di prosa del teatro Signorelli di Cortona con un testo sontuoso, il celebre Danza Macabra di August Strindberg, un cupo dramma scritto nel 1900, tradotto e adattato per il teatro da Roberto Alonge, nella interpretazione di Adriana Asti, Giorgio Ferrara e Giovanni Crippa per la regia di Luca Ronconi.
Ronconi, da poco scomparso rimane il più geniale regista teatrale italiano, ha portato sulla scena questo testo per il Festival dei Due Mondi di Spoleto 2014 con un allestimento che si è rivelato subito un grande successo.
Ronconi, contro il suo solito operare, ha rivisitato massicciamente il testo portandolo dalla normale durata di tre ore alla durata di un’ora e mezzo, tagliando via ben cinque personaggi.
L’aspetto più “spiazzante” è il fatto che Ronconi abbandoni i toni della tragedia per scegliere la chiave di lettura dell’ironia, del grottesco e della dissacrazione, per cui spesso il pubblico sorride e persino ride di gusto, evidenziato al massimo dalle scene di Marco Rossi, dai costumi di Maurizio Galante, dalle luci di A. J. Weissbard e dal trucco degli attori con le loro facce dipinte di bianco.
Danza macabra di Strindberg è un testo illustre, interpretato da sempre dalla critica come un exemplum della vita coniugale vissuta quale inferno domestico, in cui si confrontano e si scontrano, da un lato, la natura satanica della moglie, Alice, e, dall’altro lato, il carattere vampiresco del marito, il Capitano, che cerca di succhiare la vita del secondo uomo, Kurt, psicologicamente fragile e remissivo.
Straordinari i tre interpreti di questo inaspettato divertissement: Adriana Asti, attrice di consolidata esperienza e indiscussa bravura, esprime bene la natura mefistofelica del suo personaggio con improvvisi cambi di voce e d’intonazione che riflettono in pieno la condizioni di chi tiene in mano il bastone del comando in casa del Capitano; Giovanni Crippa, nei panni del cugino Kurt, governa con consumata abilità il suo passaggio da uomo timido e incapace a spregiudicato vampiro, che si ribella a una pretesa schiavitù fisica, morale e sessuale; la vera sorpresa è costituita da Giorgio Ferrara, finora noto come valente regista e attore impegnato, che nella divisa del Capitano mostra una smagliante forma fisica (nella danza e nelle numerose cadute) e un’insospettabile vena interpretativa di natura comica pienamente in linea con la lettura “grottesca” della regia.
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