Traviata è il primo capitolo di un coraggioso progetto firmato da Monica Casadei, eclettica coreografa emiliana formatasi fra Italia, Inghilterra, Francia e vari soggiorni in Oriente, dedicato al celebre Maestro Giuseppe Verdi, che si propone di tradurre nel linguaggio della danza i melodrammi più celebri del più amato compositore italiano.
Una Traviata letta dal punto di vista di Violetta. Violetta, appunto, contro tutti. Violetta al centro di una società maschilista espressa da un coro in nero. Violetta moltiplicata in tanti elementi femminili, in tanti spaccati di cuore. Violetta disprezzata, che anela, pur malata, pur cortigiana, a qualcosa di puro. Violetta contro cui si scagliano le regole borghesi espresse dal padre di Alfredo, Giorgio Germont, emblema di una società dalla morale malsana. Una società in cui per certi versi si rispecchia a distanza anche la nostra.
Ed ecco Violetta in mezzo a altre Violette, gonna bianca, gonna della festa, gonna del libiam, ma anche del dolore, di un assolo danzato di schiena, in cui assolo significa solitudine, viaggio verso la morte, cammino verso il proprio funerale: e intanto ascoltiamo l’addio, del passato.
La Traviata è per Monica Casadei, che ne cura coreografia, regia, scene, luci e costumi, un viaggio nel dramma di Violetta così come per Alessandro Taverna, autore della drammaturgia musicale, a Luca Vianini, che ha curato l’elaborazione musicale, e per chi in scena danza (Vittorio Colella, Melissa Cosseta, Gloria Dorliguzzo, Chiara Montalbani, Gioia Maria Morisco, Sara Muccioli, Camilla Negri, Stefano Roveda, Francesca Ruggerini, Emanuele Serrecchia e Vilma Trevisan).
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