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“A differenza di quanto affermato da alcuni organi di stampa, la commissione tributaria provinciale non si è mai sognata di dire che il Consorzio è illegittimo, né tantomeno che è un ente inutile” . Paolo Tamburini, commissario del Consorzio di Bonifica Valdichiana Aretina, commenta così le tanti dichiarazioni e le prese di posizione apparse sulla stampa a seguito della sentenza della commissione tributaria provinciale.
“Le motivazioni della sentenza – continua Tamburini – si basano sull’onere della prova dei benefici che gli immobili traggono dall’attività del Consorzio, che secondo la Commissione tributaria provinciale dovrebbe gravare sul Consorzio stesso, ed in base ai quali viene definito il contributo che i cittadini devono pagare. A fronte della Giurisprudenza prodotta sull’argomento, era giusto ritenere che, come prova dei benefici goduti dagli immobili, fosse necessario e sufficiente aver individuato i benefici mediante il piano di classifica ed aver approvato e delimitato il perimetro di contribuenza. Tali atti del Consorzio sono stati approvati dagli organi consortili e sottoposti successivamente al controllo di legittimità e di merito da parte della Provincia di Arezzo, la quale non ha formulato nessuna osservazione. Questo è il nodo della sentenza; nell’udienza che avremo, di qui a pochi mesi, presso la Commissione Tributaria regionale, davanti alla quale il Consorzio proporrà tempestivo appello, sarà nostra cura dimostrare ulteriormente il beneficio ottenuto dagli immobili dall’attività svolta, secondo Legge, dal Consorzio di Bonifica, mediante ampia ed analitica documentazione, attestante l’effettiva esecuzione di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria nelle zone ove sono ubicati gli immobili dei ricorrenti. Alimentare le polemiche non giova a nessuno, tantomeno al territorio, che per troppi anni non ha avuto una gestione coerente con le finalità di protezione dal rischio idraulico. Fra le finalità del Consorzio, non solo non esiste l’indirizzo “alimentare se stessi e complicare la vita ai cittadini”, né tanto meno “centinaia di migliaia di euro per mantenere una macchina burocratica che non serve a nessuno”, ma la perfetta aderenza alle normative in materia di bonifica e di difesa del suolo, nell’esclusivo interesse della salvaguardia idraulica ambientale»