Vivere nelle vicinanze della Chimet fa male? E risiedere a Quarata, zona delle cave, o ad Arezzo, magari vicino a San Zeno dove c’è l’inceneritore e tante altre fabbriche, è nocivo per la salute? Sono sostanzialmente queste le domande alle quali dovevano rispondere i sette diversi studi che adesso sono giunti al termine e che possono essere finalmente, dopo quasi due anni di lavoro, messi a confronto e incrociati fra loro.
Una risposta univoca è difficile, e diventa obbligatorio andare a vedere le singole voci e gli eventuali effetti di presenza nell’ambiente di sostanze inquinanti tipiche di certe produzioni industriali. Ma se alle domande si deve rispondere con una sintesi in grado di dare una idea di massima, si può affermare che vivere in queste zone non è allo stesso livello del Casentino (zona indenne da fonti inquinamenti), ma che al tempo stesso i cittadini di Civitella, Quarata, San Zeno e Arezzo hanno un profilo di salute sostanzialmente in linea con quello dell’intera Regione Toscana. La serietà di studi che tengano conto delle diverse fonti, necessità ancora di ulteriori approfondimenti e monitoraggi accurati nel tempo.
LA PRESENTAZIONE DEI RISULTATI
Il lavoro compiuto, presentato questa mattina alle istituzioni (Provincia di Arezzo, Asl8, Comune di Civitella, Comune di Arezzo, Comune di Monte San Savino) è stato validato con un giudizio positivo dall’Istituto Superiore di sanità. Uno stuolo di esperti in rappresentanza di soggetti diversi fra loro hanno eseguito ed elaborato i dati raccolti, grazie anche alla collaborazione diretta dei cittadini, dei medici di medicina generale e delle aziende. Un lavoro capillare e di grande sostanza eseguito dal Dipartimento Prevenzione della Asl8 di Arezzo,
dall’Agenzia Regionale Sanità, dall’Ispo (Istituto Studio Prevenzione Oncologica), dal Laboratorio Sanità Pubblica della Asl 7 di Siena, dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale, e dal Dipartimento scienze ambientali dell’Università di Siena. Nei prossimi giorni tutte le schede dei sette sottoprogetti, nonché il documento di sintesi con le relative tabelle, saranno pubblicati nel sito della Provincia e in quelli degli altri soggetti pubblici. In considerazione del periodo feriale, si prevede quindi di organizzare nel mese di settembre, incontri pubblici, sia istituzionali che con le popolazioni interessate.
E’ stato ricordato che lo studio ha preso origine da elementi di preoccupazione riconducibiliad un possibile inquinamento ambientale originato dalle attività della Chimet e dalla segnalazione di un picco di leucemie nei primi anni 2000.
L’obiettivo dello studio era di verificare l’esposizione a metalli pesanti, caratteristici delle lavorazioni orafe ed incenerimento rifiuti, dei residenti delle 3 frazioni del Comune di Civitella più prossime all’impianto e la distribuzione delle leucemie ed altre patologie neoplastiche nello stesso territorio, correlabili al modello diffusionale di ricaduta degli inquinanti.
Alle indagini sulla popolazione è stato affiancato uno studio di esposizione dei lavoratori del comparto dell’affinazione metalli riferito a 7 aziende.
Nell’area di Civitella, per la quale era disponibile un modello diffusionale della ditta Chimet e di altre fonti emissive locali, sono stati valutati in maniera comparata i risultati del biomonitoraggio (esposizione/effetto ed accumulo) di metalli pesanti su vegetali ed animali con i risultati del monitoraggio biologico umano.
E’ stata osservata una “correlazione positiva” tra i livelli di argento e mercurio accumulati negli organismi e la distanza dal complesso industriale Chimet; per il biomonitoraggio umano l’esposizione a questi stessi metalli risulta significativa, ma non correlabile con i valori di diffusione degli inquinanti, ricostruiti con le mappe diffusionali disponibili.
Da osservare che significativi livelli di esposizione a mercurio ed argento sono stati evidenziati anche nella popolazione residente nell’area urbana di Arezzo.
Il Cadmio, considerato metallo tracciante per l’industria orafa, per il monitoraggio biologico umano ha mostrato livelli più elevati a Civitella rispetto ai gruppi di controllo, anche se anche in questo caso non si trova rispondenza con i valori di diffusione degli inquinanti.
I test sul danno genetico degli organismi animali non hanno rilevano alterazioni in nessuna delle stazioni di campionamento.
La distribuzione negli anni dei casi di leucemia e delle altre patologie neoplastiche accertati potenzialmente ambiente-correlate, non evidenziano rapporti con i livelli di esposizione agli inquinanti individuati dalle mappe diffusionali delle principali fonti emissive dell’area di Civitella.
Considerando gli indicatori di salute, nel comune di Civitella i livelli di mortalità del periodo più recente (2004-2009) per tutti i tumori e per le singole sedi tumorali sono in linea con quelli di riferimento regionali, sia nei maschi che nelle femmine. Valori elevati, come oramai noto per questa provincia, si registrano per il tumore dello stomaco. Alcune criticità, come la mortalità per leucemie registrati negli anni passati, appaiono in attenuazione e ridimensionamento, ma meritano un monitoraggio epidemiologico costante. L’andamento temporale dei picchi di casi di leucemia, non appaiono correlabili con la presenza degli insediamenti produttivi (un picco era già presente nel periodo 1971/74) e con il modello diffusionale degli inquinanti.
A scopo conoscitivo nell’area di Civitella sono stati analizzati alcuni campioni di miele e di latte prodotti nella zona, per la ricerca di metalli pesanti: l’indagine ha evidenziato la presenza di tracce di nichel in alcuni campioni di miele e l’assenza di altri contaminanti nel miele stesso e nel latte.
Per quanto riguarda, infine, la valutazione dell’esposizione dei lavoratori, non sono stati rilevati valori elevati né differenze significative tra la Chimet e le altre ditte del comparto; si rileva la presenza di alcuni metalli considerati cancerogeni (arsenico, berillio, cadmio) per i quali, come per le altre sostanze chimiche, si rende necessario proseguire il monitoraggio periodico da parte delle aziende con la collaborazione dei medici competenti.
LE MODALITA’ DI STUDIO “PROMOSSE” DALL’I.S.S.
L’Istituto Superiore di Sanità esprime apprezzamento per la metodologia epidemiologica utilizzata, per il disegno dello studio e l’analisi dei dati. In particolare “le fasi di definizione dei campioni, acquisizione delle informazioni, elaborazione dei dati e interpretazione dei risultati – commenta l’I.S.S. – appaiono valide e non affette da errori sistematici. Nello studio di monitoraggio biologico sulle urine della popolazione di Civitella anche l’errore casuale è controllato grazie all’acquisizione di una numerosità appropriata di soggetti che assicura una adeguata potenza statistica. I criteri di esclusione/inclusione sono coerenti con le esposizioni attese e i fattori confondenti sono adeguatamente considerati nel questionario somministrato. I metodi analitici sono stati sottoposti a controlli di qualità interni e esterni. In conclusione – si legge ancora nella nota dell’I.S.S. – la campagna di biomonitoraggio è stata condotta con coerenza e qualità adeguate agli obiettivi prefissati. Inconclusivi, invece, i risultati dello studio sui capelli: ma gli stessi autori delimitano la potenza di questa indagine che, per le modalità con le quali l’hanno potuta effettuare, viene anche da essi considerata uno studio pilota e esplorativo, separato dal corpus della campagna di biomonitoraggio.”
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Aspettiamo i dati comprensivi dei dettagli...però, posso - senza incorrere nel reato di lesa maestà verso chicchessia - esprimere, già a monte, delle grosse perplessità?
Si, sono perplesso soprattutto perché tutta l'attività è stata condotta senza la partecipazione di esperti di fiducia e di diretta emanazione dei cittadini coinvolti nelle indagini...Mi spiego: un medico epidemiologo (l'epidemiologia è alquanto complicata) o simile - messo dalla popolazione all'interno dei gruppi di studio e suo diretto rappresentante - avrebbe potuto dare il suo contributo sotto forma di indirizzi d'indagine diversi o ulteriori rispetto ai prescelti e magari avrebbe "incrociato" ed analizzato (anche per le annualità considerate) altrimenti i dati emersi (solo per fare un es., l'inchiesta pubblica - indetta dalla Provincia di Arezzo qualche anno fa proprio sulla CHIMET - ha visto l'assidua presenza di un ingegnere nominato dal Comitato Salute Ambiente di Civitella della Chiana...).
Purtroppo, per l'indagine di che trattasi, si è già concretizzato quanto sta tuttora e pari-pari accadendo all'interno del Progetto LIFE + in itinere, nel quale il Dr. Saverio Caini, scelto dai comitati ambientalisti e dai cittadini di San Zeno e nominato nel ruolo dal Comune di Arezzo, non è stato assolutamente messo nelle condizioni di partecipare attivamente a nulla all'interno di tale Progetto...
Come sapete, siamo in Italia, e - senza voler fare paragoni o similitudini ed accusare nessuno, per carità - alcuni giorni fa un top manager (addirittura laureato in Chimica) per il tramite di suoi autorevoli esperti, ha dichiarato pubblicamente che - dagli studi approfonditi fatti - è emerso che gli eccessi di tumori a Taranto non sono causati dall'inquinamento dell'ILVA, bensì dall'eccesso di fumatori e di bevitori di alcol nella città...capite a me!
P.S.: alcuni abitanti, purtroppo toccati dal male, del triangolo Pieve al Toppo-Tegoleto-Badia al Pino, mi hanno detto che nell'ultimo anno (anzi, forse meno) nell'area di cui trattasi si sono manifestate 6 (sei) leucemie in generale...Se vero, e non ho motivo di dubitarne, appaiono un pò troppe...davvero un pò troppe...
Tradotto: quando c’è da valutare l’inquinamento ambientale, si prendono i dati di altre zone inquinate e se la differenza percentuale non è rilevante si conclude che non ci sono preoccupazioni particolari o che tale zona può sopportare altro inquinamento perchè ‘nella media’ delle zone inquinate.
Allucinante!