Nei primi 9 mesi del 2011 (gennaio-settembre) sono state registrate presso il Centro di Ascolto diocesano della Caritas in via Fonte Veneziana ben 1271 persone. A destare preoccupazione, come se già di per se il dato non fosse allarmante, è il fatto che la stessa cifra, 1271 persone, era stata raggiunta dalla Caritas diocesana in tutto il 2010, un anno già molto difficile. Le richieste di aiuto infatti erano aumentate rispetto al 2009 del 40%. Infine, va sottolineato come dietro alla storia di ciascuna persona, c’è spesso un’intera famiglia in difficoltà.
Nei primi nove mesi del 2011 il Centro di Ascolto diocesano ha preso in carico interventi di sostegno per 486 persone. La Caritas diocesana ha svolto un servizio di primo ascolto, volto cioè a fornire orientamento, informazioni e consulenze di vario genere, ma anche piccole distribuzioni e conferimento di prodotti a 384 persone. Forte è stata anche la richiesta di aiuto per il “problema casa”: la rete delle Case di Accoglienza sono state utilizzate nei primi nove mesi dell’anno, da 135 persone. Anche il servizio delle mense ha visto crescere i frequentatori facendo registrare 87 persone, vale a dire circa il 40% di coloro che hanno frequentato questo servizio; 79 persone si sono registrate all’ambulatorio medico, 49 per il Microcredito e 53 ai soli Centri di Ascolto parrocchiali di Cortona e di San Donato ad Arezzo. A tal proposito va segnalato che la Caritas diocesana sta accompagnando le attuali 36 Caritas parrocchiali presenti nella diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro in un processo di informatizzazione e di utilizzo delle schede condivise con il CdA diocesano per la registrazione dei richiedenti aiuto. Nei prossimi anni pertanto, si prevede un aumento del numero di casi registrati, mentre il dato odierno, sottodimensiona l’effettiva richiesta di aiuto. In pratica, la registrazione degli utenti ci permette di analizzare la povertà visibile mentre resta ancora difficile quantificare la povertà sommersa.
“In risposta alla prevalente funzione pedagogica della Caritas diocesana, che ci interroga come Chiesa e come cristiani – spiega il direttore don Giuliano Francioli – l’intera diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro vuole evidenziare un lento ma progressivo impoverimento del nostro territorio. Questi dati che oggi diffondiamo non hanno lo scopo di avanzare allarmismi bensì di stimolare una riflessione collettiva che ci permetta di trovare insieme delle risposte promozionali alle tante richieste di aiuto”.
Se guardiamo a coloro che si rivolgono ai servizi della Caritas diocesana scopriamo come la fascia di età più registrata è quella 30-39 anni, il 34% di coloro che si rivolgono alla Caritas, seguita da quella 40-49 (28%). Da segnalare anche la crescita della presenza di persone ultrasessantenni che sono il 6% del totale.
Infine, uno dei “miti da sfatare” sullo stereotipo di coloro che si recano in Caritas riguarda la nazionalità di provenienza: ben il 33% dei richiedenti aiuto sono infatti italiani. Di gran lunga di più dei rumeni (17%), marocchini (12%), del Bangladesh (7%), albanesi (5%) e nigeriani 5%. Molto preoccupante infine, è anche il dato riguardante il titolo di studio: il 5% di coloro che si recano in Caritas è laureato.
“Siamo di fronte – commenta don Giuliano Francioli – a un trend di impoverimento legato non solo a problemi economici, lavorativi e alloggiativi, ma anche di povertà culturale, di scarsa socializzazione e di aumento dei disagi personali. È anche per questo che negli ultimi anni la famiglia è diventata la principale beneficiaria degli interventi della Caritas diocesana, un lavoro che comporta un notevole sforzo organizzativo ed economico per garantire la coesione sociale e i diritti di cittadinanza. Oggi, è per noi importante evidenziare la complessità di questo momento storico partendo proprio dai bisogni reali delle persone. Chiediamo infine alle comunità parrocchiali, alle istituzioni pubbliche e private, alle categorie economiche e finanziarie di questo territorio, di unirsi a noi nel garantire a tutti i nostri concittadini una vita dignitosa e di piena inclusione sociale”