Di quanto delineato nel nuovo Piano Sanitario Regionale ritengo assolutamente condivisibile l’individuazione come priorità di una fitta rete di “continuità assistenziale” nei territori che possa offrire risposte immediate e capillari ai bisogni. Mi chiedo però se gli infermieri riusciranno a essere protagonisti in questo processo di trasformazione.
Ricordo a questo proposito che Arezzo è stata una vera palestra per il progetto dell’infermiere di comunità: la nostra azienda sanitaria, grazie anche all’intuizione dell’allora Direttore Generale dott. Giuseppe Ricci, fu la prima ad attuarlo su scala regionale, con risultati indubbiamente buoni. Tale progetto, nel suo spirito di fondo, merita ancora di essere difeso nonostante negli anni abbia perso la spinta iniziale, per problemi di natura diversa fra i quali senza dubbio rientra il comportamento assunto dalla stessa classe infermieristica che non è riuscita fino in fondo a comprendere il ruolo di grande autonomia professionale e responsabilità che il nuovo modello la chiamava a ricoprire
Se quindi da un lato è importante sottolineare e sostenere l’impegno dei vertici aziendali nel nuovo progetto di continuità assistenziale territoriale, fondato sulla divisione in aree funzionali e con la promozione delle case della salute, dall’altro è fondamentale auspicare un salto di qualità da parte di tutti i soggetti coinvolti. Non si arriverà da nessuna parte senza una presa di coscienza comune e una nuova consapevolezza: quello che serve è un lavoro di equipe che parta dai medici di medicina generale, passi per gli infermieri e arrivi fino agli assistenti sociali, ai fisioterapisti, alle ostetriche e a tutti gli altri che, in un modo o nell’altro, operano nel campo della salute
Quello che occorre offrire adesso è il contatto diretto fra chi è malato e chi, in varie e molteplici forme, offre cure: un rapporto di vicinanza da costruire con le famiglie, in modo quotidiano e senza interruzione di continuità.
Da questo punto di vista, per gli infermieri, si individua la necessità di figure pronte, reattive, chiamate a superare nel loro operato gli schematismi tradizionali. In questo servirà anche molto lavoro da parte dei collegi professionali per superare le rigidità al loro interno, aprendosi alle novità che necessariamente dovrà sempre più caratterizzare la professione infermieristica
Gianpiero Brandini
Assessore alla salute e ai servizi sociali Comune di Monte San Savino