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Le fedi chianine: mostra a Foiano

Presentazione del volume e inaugurazione della Mostra Le fedi chianine. Un dono come tradizione di Olimpia Bruni alla Chiesa-museo della Fraternita di S. Maria della Misericordia. L’iniziativa è realizzata dal Comune di Foiano della Chiana in collaborazione con il Lions club Cortona Valdichiana Host

 

Saluti:
Franco Parigi, sindaco del Comune di Foiano della Chiana
Marcello Fatucchi, assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Foiano della Chiana
Mario Parigi, presidente del Lions club Cortona Valdichiana Host
Olimpia Bruni, curatrice del volume

Presentazione a cura del prof. Vinicio Serino, antropologo docente presso l’Università degli studi di Siena

Accompagnamento musicale di Stefano Rondoni, maestro violinista direttore dell’Associazione Amici della Musica di Cortona

In mostra circa 40 esemplari di Fedi chianine antiche ed alcune riproduzioni-studio contemporanee.

Il volume divulga un’antica tradizione aretina ormai andata quasi perduta, quella delle ‘Fedi chianine’, gioielli carichi di fascino, tempo, storia e passato.

Amuleto, simbolo o ornamento, in ogni epoca il gioiello ha accompagnato i popoli, e anche per questo non c’è tradizione che non affianchi i gioielli alla storia di un popolo. Già dal tempo degli Etruschi ad Arezzo ci sono stati laboratori capaci di creare pezzi importanti giunti sino a noi. Lo stimolo che ebbero gli orefici aretini nel campo dei gioielli, venne soprattutto verso la fine del Settecento con la richiesta di immagini della Madonna del Conforto dopo il miracolo del 1796, che segnò profondamente la città ed i suoi abitanti. Le tradizioni popolari narrano che questi abili artigiani creassero, insieme a quelli con l’effige della Santa Vergine, anche “i chianini”, anelli che avevano lo scopo di accontentare diverse fasce sociali. La consuetudine nata in Valdichiana di usarli come dono nuziale (“fedi chianine”) fece sì che ci fosse una grande produzione che si interruppe quando, in seguito alla nascita nel 1926 della Fabbrica aretina “Gori e Zucchi”, iniziò una produzione di gioielli su vasta scala.

Nel territorio aretino l’usanza di offrire doni per chiedere o ringraziare di un beneficio ricevuto, è una pratica usata fino dal tempo degli Etruschi. Dopo l’avvento del cristianesimo, queste si intensificarono; moltissimi i monili donati e, tra questi, anche le fedi chianine. Due esemplari sono sopravvissuti alla dispersione degli ex voto e sono tuttora conservati presso la chiesa di S. Giuseppe a Lucignano.

Le caratteristiche di questi oggetti sono ben definite e riconoscibili. Le modalità di lavorazione delle fedi chianine sono l’incisione a bulino, il cesello e l’incastonatura. L’incisione veniva fatta con il bulino e la lavorazione consiste nell’asportare il metallo creando dei solchi. Lo sbalzo, invece, crea degli splendidi rilievi realizzati con un utensile in legno usato come scalpello per battere sull’oggetto. La cesellatura, infine, permette di creare dei particolari decori spostando il metallo da una parte all’altra attraverso dei colpi dati con il cesello. L’incastonatura delle pietre era eseguita usando diversi tipi di gemme di poco valore economico appoggiate su un piatto in argento o in oro. Montavano perle, cristalli di rocca, granati, vetri colorati trasparenti, paste vitree, tormaline e qualche turchese. Rarissimi il quarzo rosso, l’ametista ed altre pietre. Le montature erano circa di venti modelli diversi: tutte leggerissime montate a fiore per un tipo e a riviera per un altro.

Un gioiello chianino è molto vistoso, leggero, luminoso e abbastanza grande. Quasi la totalità ha la forma di un fiore che, a sua volta, ha all’interno un giro di vetri, pietre semipreziose o perle di otto castoni più il centrale. L’oro è ramato, e quindi rossiccio e non giallo.

Nei primi anni del ‘900, poi, nessuno voleva più quei vecchi gioielli scuri, opachi e un po’ rossicci così, pian piano, gli orafi cominciarono a fonderle ed oggi ne sopravvivono pochi esemplari. Alcuni sono stati riprodotti: non vogliono essere un falso, ma solo un rifacimento di quei capolavori.

La descrizione dei vari passaggi della lavorazione, ci dà l’idea dell’abilità e della pazienza che avevano gli artigiani del tempo. Con materiali poveri e pochi attrezzi ma con mani capaci, occhio esperto e tanta poesia, sono riusciti a diventare testimoni di un’Epoca.

Redazione

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