Un grande immobile che darà risposte a un Comune con spazi ridottissimi per espandere aree industriali, che non vuole consumare nuovo territorio, ampliando i volumi del costruito, e che deve tener conto del rischio idrogeologico. “Il progetto di massima presentato dal Comune – ha commentato Salvadori – è stato valutato attentamente. Ed è stato giudicato convincente, al punto che la Regione ha stanziato una cifra importante per contribuire a realizzarlo. Siamo convinti di aver investito bene i soldi pubblici dando risposta a una zona lontana da Firenze, che deve ricevere adeguato sostegno. Ora, la decisione di realizzare un macello contumaciale servirà in prospettiva ad alleviare i problemi degli allevatori”.
Speranze condivise, nell’incontro che si è svolto nel palazzo comunale, dal vicesindaco Fausto Bardini e dai suoi colleghi di giunta, insieme all’altro assessore regionale Luca Ceccobao, che ha mosso i primi passi per il trasferimento. Intanto, l’ufficio tecnico del Comune è già al lavoro, per tradurre le idee in fatti concreti. Macello con valenza locale, dunque, ma anche area industriale da affidare a privati. “Occorre individuare un soggetto gestore del macello – aggiunge Bardini – per evitare una ristrutturazione fine a se stessa”.
Intanto, sembra che qualche privato abbia iniziato a interessarsi all’immobile. Diventa fondamentale, allora, finalizzare un progetto che può portare lavoro e sviluppo, dentro un’area già urbanizzata e destinata a scopi produttivi che può considerarsi strategica. E già adesso ci sono le condizioni di attuare una previsione urbanistica coerente con le aree limitrofe già destinate ad attività commerciali, produttive e direzionali, garantendo nuovi spazi da mettere a disposizione delle aziende. Dunque per questo contenitore, abbandonato da anni, si comincia a intravedere una svolta. Concepito negli anni Sessanta come “frigomacello” e realizzato con fondi statali, si era subito dimostrato fuori scala. Da qui i problemi di gestione, affidata a un consorzio nel ’78, prima del commissariamento degli anni Ottanta. Nel 2001 c’è stato il passaggio di proprietà dallo Stato alla Regione, con il tentativo di cessione di quest’ultima partendo da una valutazione di sei milioni di euro. Infine il trasferimento al Comune, con la possibilità di liberare preziosi spazi produttivi, in un’area chiusa dal confine umbro, oltre a possibili sinergie con l’area ferroviaria. La ristrutturazione potrebbe portare un grande valore a Chiusi, come hanno sottolineato in diverse occasioni i sindacati e le associazioni di categoria.