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Chiusi e l’ArsFestival Orizzonti, che punta a diventare un modello

Nove serate, ventidue spettacoli, una serie di iniziative collaterali e circa cinquemila spettatori distribuiti tra i vari appuntamenti, sono le cifre positive dell’ars festival Orizzonti di Chiusi, organizzato dall’istituzione comunale Teatro Mascagni. Ma al di là dei dati numerici, quello che conta è aver creato un modello virtuoso: accanto ai soli nomi noti al grande pubblico (da Anna Meacci al concerto organizzato dalla Chigiana, diretto da Alexander Lonquich, da Ugo Chiti fino a Giuseppe Battiston e Piero Sidoti), il cartellone ha offerto produzioni locali e dato grande spazio ai giovani. E la storia locale è diventata spettacolo.

“I grandi nomi – osserva il direttore artistico del festival Manfredi Rutelli – servono come confronto e, se possibile, contaminazione. Questo festival è in realtà la vetrina di un laboratorio teatrale, una scuola di musica, di gruppi rock e blues giovanili”. Così, si sono alternati in piazza duomo o al chiostro di San Francesco l’orchestra Young Band, formata da studenti delle medie che si esercitano nel laboratorio musicale della scuola. Gli allievi del laboratorio del Mascagni hanno presentato una commedia di Pierre Corneille (L’illusione comica). Altri attori locali hanno strappato applausi, con il Processo per l’ombra dell’asino di Friedrich Dürrenmat. Poi c’e stata una lunga teoria di nuovi gruppi musicali (Triplo malto band, Baldazzi Masini & Paik, Stupendo, No faith trio, Kandischi, Soul o’ clock), oltre all’omaggio a Mascagni con la presentazione di un libro. I bambini, inoltre, sono stati coinvolti in visite guidate e in un laboratorio di arte circense. Ma ancora più significativa è stata la valorizzazione di lago e patrimonio storico. La creatività di Alessandro Manzini, attore trapiantato in zona, ha prodotto uno spettacolo itinerante lungo il sentiero della bonifica:Il Clanis e la palude, fiaba storica sui grandiosi interventi idraulici, dagli etruschi ad oggi. Un modo per “leggere” il territorio che ha entusiasmato: la speranza è che non rimanga un evento isolato. Analogo auspicio è relativo a Ricordando Graziano, rievocazione in onore del celebre giurista-canonista “Gratianus Clusinus Episcopus”, maestro di arti liberali e vescovo, nel giorno della sua morte, il 10 agosto. L’iniziativa è stata curata dal segretario del centro studi Magister Gratianus, Francesco Reali. Personaggi e leggende del passato fanno riemergere le radici un po’ dimenticate di una Chiusi importante, e non solo ai tempi del mitico re etrusco Porsenna: basti pensare che il suo territorio in epoca longobarda  arrivava fino al mare. “Il festival – chiosa il sindaco Stefano Scaramelli – contribuisce, insieme ad altre iniziative come l’università popolare, a rendere consapevoli i cittadini, a innalzare il loro livello culturale. Puntiamo a migliorare la qualità della vita, e questa è una via per raggiungere l’obiettivo”. Manfredi Rutelli ricorda gli inizi, quando “era difficile trattenere in estate gli allievi per organizzare lo spettacolo”. Ora, afferma “sono loro che propongono idee, e che si dimostrano sempre più attivi”. Dopo nove edizioni, la formula di Orizzonti funziona sempre meglio. La chiave di lettura sta nella nuova definizione di  “L’ars festival”: in un gioco di parole si unisce il termine latino di arte, con il prenome di Porsenna, “Lars”. Antico e presente si contaminano, con la cultura contemporanea che fa da cemento. In questo modo, Chiusi offre la ricetta per valorizzare in maniera intelligente il suo territorio

Michele Lupetti

Colui che nel lontano 2006 ideò tutto questo. Fondatore e proprietario di ValdichianaOggi, dopo gli inizi col blog "Il Pollo della Valdichiana". Oltre a dispensare opinioni sulle cose locali è Beatlesiano da sempre (corrente-Paul Mc Cartney), coltiva strane passioni cinematografiche e musicali mescolando Hitchcock con La Corazzata Potemkin, Nadav Guedj con i Kraftwerk. I suoi veri eroi, però, sono Franco Gasparri, Tomas Milian, Maurizio Merli, Umberto Lenzi... volti di un'epoca in cui sarebbe stato decisamente più di moda: gli anni '70

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