{rokbox title=| :: |}images/lellacosta.jpg{/rokbox}Partirà sabato prossimo 18 dicembre a Castiglion Fiorentino la stagione teatrale 2010-2011 in abbonamento, frutto del lavoro dell’Amministrazione Comunale, dell’Associazione culturale Il Carro di Jan/ Il Teatro Possibile e di Fondazione Toscana Spettacolo. Dopo il progetto basato sulle residenze teatrali, in collaborazione con Regione Toscana, Provincia di Arezzo, Il Teatro Possibile – Sosta Palmizi, il primo spettacolo in abbonamento sarà quello di Lella Costa: “Ragazze – Nelle Lande scoperchiate del fuori”, un monologo attorno al mito di Orfeo e Euridice, interpretato in base alla lettura data da Calvino della condizione femminile
Dice Lella Costa di questo spettacolo:
Mi piace seguire alcuni fili di narrazione, che spesso coincidono con degli autori – Shakespeare,
Eliot, Calvino. E se Alice finiva con una premonizione inconsapevole (“se c’é un tempo per dormire e uno per
morire-forse c’é anche un tempo infinito per sognare”), Amleto cominciava con una sorta di parafrasi dello
stesso celeberrimo verso (“Esplodere o implodere, questo é il problema”). Calvino, appunto. E ancora da
Calvino, attraverso la citazione appassionata che me ne ha regalato un’amica pittrice, ha cominciato a
prender forma questo nuovo spettacolo: da quella sua Euridice “altra”, che sotto lo sguardo protettivo e
vagamente ottuso di un uomo assai potente – un dio, nientemeno – che proprio non se ne fa una ragione, si
ostina a voler abbandonare la sicurezza di una casa per avventurarsi nelle “le lande desolate del fuori”.
Folgorante a confermare (vedi Traviata) come lo sguardo maschile, quando é “buono”, a volte sappia
leggerci addirittura meglio di noi stesse.
E’ questo che vorrei provare a raccontare-questo andare, incerto ma inesorabile, questo voler esplorare e
partire e mettersi in gioco e capire, questo continuo sfidare e chiedere conto e pretendere rigore e rispetto e
coerenza ( “il talento delle donne sperdutamente amate/l’innocenza con cui puniscono per le cose mai
avverate”: anche Fossati é un buon compagno di strada…); la fatica e la leggerezza, il dolore, lo sgomento, la
rabbia, i desideri, “l’arme e gli amori”-cortesie pochine, temo; la testardaggine, l’autoironia, il magonismo
terminale, la sorellanza che forse é perfino più inquieta della fratellanza; la violenza, ahimé, inevitabilmente; e
l’inviolabilità, anche, possibilmente. Euridice e le altre, nei secoli protagoniste o (e?) testimoni di uxoricidi
impuniti e vessazioni quotidiane, di espropriazioni subdole e continue, di gesti eroici e delitti inauditi, e di quel
costante, incoercibile, formidabile accanimento terapeutico nei confronti del futuro. Euridice e le altre,
sicuramente non tutte ma molte – le “ragazze senza pari” che abitano, e animano, la nostra vita e la nostra
memoria. E che, compatibilmente con il mondo, riescono ad essere straordinariamente creative, e
irresistibilmente simpatiche.
Non riesco a dirvi altro, per ora – scrivo queste righe molti mesi prima di cominciare a lavorare concretamente
allo spettacolo, con i miei complici abituali. A tuttoggi non sono neanche tanto sicura del titolo- “Ragazze”,
magari? o é meglio “Euridice e le altre”? e perché non proprio “Le lande desolate del fuori”? Sarei tentata di
indire una consultazione elettorale, ma qualcosa mi trattiene, chissà come mai. Ho idea che mi limiterò a
chiedere il parere delle donne che incontro: se l’ha capito perfino Ligabue, dev’essere proprio vero. Le donne
lo sanno. Che bello ascoltarle.
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