Ci saranno i corsi di lingua etrusca, di trekking, danza, letteratura e tanti altri all’Università popolare della città di Chiusi, che si avvia al quarto anno accademico sull’onda di un crescente successo. Per la gestione, quest’anno è stata rinnovata la collaborazione con l’Upter di Roma, con la novità della collaborazione della proloco, per superare il record dell’ultimo anno accademico: a giugno sono stati consegnati diplomi di partecipazione a 260 iscritti di 23 corsi. Quest’anno i corsi saranno 35, suddivisi in diverse macroaree: lingue; cibo e dintorni; fotografia; natura, benessere, energia; arte e archeologia; letteratura e parole; comunicazione, media e criminologia; attività artigianali; musica; trekking; ecologia; insegnamenti per i bambini.
“Un numero di corsi – osserva l’assessore al Sistema Chiusipromozione Chiara Lanari – che speriamo possa crescere ancora, insieme a quello degli iscritti”. La scadenza per le iscrizioni, da effettuare alla Proloco, è fissata per lunedì 22 ottobre. Per tutti i dettagli si può consultare il sito internet www.comune.chiusi.si.it.
La storia dell’Università popolare è recente, ma già densa di successi: il primo anno accademico, quello 2008 – 2009, contava su tre corsi e 80 iscritti. L’anno successivo i corsi erano già sette e gli iscritti 133. Poi si è passati a 21 corsi e 210 iscritti, fino ai numeri attuali, destinati ancora a salire. Ma ciò che forse sorprende di più è l’età media, molto bassa: sono tanti i giovani che, evidentemente, hanno curiosità o passioni dentro di loro che il Comune consente di soddisfare, a un costo contenuto. La quota di iscrizione è simbolica, e variabile a seconda dei corsi: si va dai 15 ai circa 100 euro. Ci sono tutte le condizioni, insomma, per soddisfare curiosità e sete di conoscenza.
«Siamo orgogliosi di questi risultati – aggiunge l’assessore Lanari – che insieme a servizi come la biblioteca o l’informagiovani, ci consentono di dare fondamentali strumenti di conoscenza ai nostri cittadini. In una società sempre più complessa, passione e ingegno possono essere una chiave di accesso anche per il mondo del lavoro, mentre la cultura consente di interpretare il mondo che ci circonda». Qui entra in gioco anche un valore più alto del semplice corso di studi: quello della qualità della vita, fatta di tanti beni immateriali e, appunto, di conoscenza