La conferma è arrivata dopo aver visto “La grande bellezza”, quando, leggendo molti post su Facebook, ho notato la tendenza, tra chi ha apprezzato il film, a manifestare un palese snobismo culturale verso chi lo ha trovato poco interessante.
Premetto che non sono un critico cinematografico, che non m’intendo di montaggio, di fotografia e di tutto quello che ruota intorno alla realizzazione di un film, e che, altra doverosa precisazione, non voglio scrivere de “La grande bellezza”. Averne vista circa la metà mi è bastato per capire che è un film che non mi piace e che, rischiando di tirarmi addosso insulti e anatemi, mi ha annoiato. A morte.
Lasciamo comunque perdere il vincitore dell’oscar e parliamo dello snobismo generalizzato che si respira, soprattutto in rete, riguardo a quella produzione di massa di libri, musica e film che viene etichettata come “commerciale”.
Se si parla di musica, intellettuali, appassionati ed esperti e non del XXI secolo, diranno che c’è musica di spessore, come quella a cavallo degli anni ’60 – ’80, mentre quella di oggi è pura spazzatura commerciale. Che nella contemporaneità ci sono cantanti che fanno una canzone e poi non se li ricorda più nessuno. Sono d’accordo, però è anche vero che ricadere sempre suoi soliti Beatles o Rolling Stones (e lo dice un fan accanito di questi ultimi) sta diventando noioso. Ci sono tanti cantanti che, pur con una canzone soltanto, hanno una loro rispettabile dignità musicale ed è un piacere ascoltarli. Magari tra un anno saranno caduti nel dimenticatoio, ma adesso ci sono e sono sulla cresta dell’onda. Un’onda altissima e impetuosa che se sfruttata bene può garantire degli incassi inimmaginabili (è poi così politicamente scorretto pensare all’aspetto economico dell’intera faccenda?).
Lo stesso vale per i libri, con i pilastri immortali della letteratura sempre presenti nelle discussioni e nelle “querelle” varie e variegate di tutti i salotti letterari, siano essi virtuali, cartacei o reali. Pur riconoscendone la grandezza e l’importanza avuta nella nascita e nello sviluppo della cultura di ogni paese, ci sono molti di questi capolavori che non solo mi annoiano, ma che non sento neppure più il “bisogno” di rileggere. Letti a scuola, riletti per piacere personale in seguito, però adesso basta.
Ripeto e lo voglio ribadire per non essere accusato di superficialità: sono opere immense sulle quali è stata costruita l’identità culturale attuale, specie del nostro Occidente, ma se devo scegliere tra un “romanzo di peso” e uno che mi possa garantire alcune ore di piacere e divertimento, con una trama avvincente, ma che non cambierà il mondo scelgo quest’ultimo.
La mia non vuole essere una critica a priori a tutto quello che non è attuale, ci mancherebbe: Kant è il filosofo che più apprezzo, così come Platone e il vecchio Hemingway e come ho già detto, ascolto sempre con piacere un qualsiasi album dei Rolling Stones, tuttavia credo sia opportuno smetterla di criticare un autore o un cantante o chiunque altro solo perché sfonda grazie alla televisione, o vende milioni di copie senza però vantare un’opera dal profondo impatto socio-culturale.
Forse, guardandola da un certo punto di vista, sono io stesso uno snob, però ci sono tanti e forse troppi che criticano a prescindere tutto quello che è “massificato”. Non difenderò mai il Grande Fratello, ma non demonizzerò neppure chi, giocando sul proprio talento, ripeto e sottolineo talento, riesce a farcela grazie a un talent, musicale o culinario o di scrittura che sia.
Quindi, visti i tempi in cui viviamo, ben vengano Masterpiece, MasterChef e perché no, pure Amici di Maria de Filippi.