Ho sentito qualcuno dire che recensire un libro che parla della Shoa a ridosso del 27 gennaio (Giorno della Memoria) è scontato, quasi banale: è un argomento sul quale è stato detto tutto e del quale tutti parleranno nei prossimi giorni.
Data la portata storica e morale del genocidio di 6.000.000 tra ebrei, zingari, omosessuali, portatori di handicap, minoranze etniche e religiose e di tutti coloro che, secondo le aberrazioni razziali del nazionalsocialismo, non erano degni di vivere, non recensirò un libro sull’argomento, mi limiterò a consigliarne alcuni perché, come ha scritto Roberto Genna in Hitler, oltre la “Judenrampe” c’è un fitto muro di tenebra e può raccontare solo chi ha vissuto il dramma del genocidio.
Il primo non può che essere Se questo è un uomo di Primo Levi: un libro che tutti dovrebbe leggere, per conoscere l’esperienza di un italiano colpito dalle leggi razziali promulgate dal partito fascista.
Come una rana d’inverno racconta invece l’Olocausto vissuto dalle donne: l’autrice, Daniela Padoan, ha intervistato Liliana Segre, Goti Bauer e Giuliana Tedeschi, italiane sopravvissute al campo femminile di Birkenau.
Sonderkommando Auschwitz è il racconto di Shlomo Venezia, arrestato ad Atene nel 1944 e deportato ad Auschwitz dove fu assegnato al Sonderkommando, unità speciale che aveva il compito di trasportare le vittime dalle camere a gas ai forni crematori.
Merita di essere letto il libro di Elie Wiesel, La notte: testimonianza di un ragazzino che ha subito la prigionia ad Auschwitz con il padre, per poi vivere l’orrore della marcia della morte fino al campo di Buchenwald.
Dal liceo ad Auschwitz raccoglie le lettere di Louise Jacobson, diciassettenne francese arrestata dalla polizia nell’agosto del 1942 e deportata il 13 febbraio 1943. Nelle lettere scritte alle persone care, racconta la sua vita nel periodo che va dall’arresto fino alla partenza per Auschwitz, da dove non farà ritorno.
Ultimo, consiglio La Banalità del male di Hannah Arendt, resoconto del processo ad Adolf Heichmann tenutosi a Gerusalemme nel 1961 e dove l’autrice si dilunga in un’attenta riflessione sull’origine e sulle caratteristiche del “male” che ha trovato terreno fertile nella Germania del regime.
Libri da leggere, da conoscere, senza nessuna retorica: sono testimonianze crude che mostrano il lato brutale dell’animo umano, che fanno vedere ciò che gli uomini sono capaci di fare agli altri uomini, sconfinando in un territorio grigio dove tutto è lecito e dove, come scrive Levi, “non c’è nessun perché”.
Da leggere per riflettere.