Moto ondoso stabile: il titolo è di quelli che non si limitano a catturare l’attenzione del lettore. Lo sequestrano, intrufolandosi nella sua immaginazione come un mantra ipnotico capace d’infondere il più sublime appagamento letterario.
Moto ondoso stabile e altri racconti, una piccola raccolta firmata da Anne Tyler e pubblicata nella collana domenicale di un noto quotidiano economico.
Un libro che avevo scordato di avere, finito per sbaglio dietro a una spropositata pila di fogli, foglietti e cartine che ieri sera mi ha ricordato che non tutte le torri pendenti godono della stessa fortuna di quella pisana. E il libro era lì, in attesa dei miei occhi, con quel titolo gigantesco: Moto ondoso stabile.
Oltre a quello che da’ il titolo all’opera, sono due gli altri racconti: Il bernoccolo delle lingue e Chi tiene in piedi la baracca.
Sono tre storie di donne che affrontano la vita senza “poteri magici” e senza compromessi di comodo o facili scappatoie, armate di determinazione e della forza del loro carattere.
È quindi possibile conoscere Bet, madre abbandonata dal marito che vive con il figlio Arnold in un vecchio e pericolante monolocale. La donna è fotografata dall’autrice nel giorno in cui accompagna il bambino, affetto da problemi mentali, al Parkins State Hospital per un lungo periodo di cura.
C’è poi Susan, moglie di Mark, un insegnante di italiano con la passione delle lingue. Ed è proprio questa passione che farà capire a Susan il profondo distacco insinuatosi tra i due, una distanza sempre maggiore che ha avuto la meglio perfino sul profondo amore che li aveva fatti sposare.
Infine Lucy, una donna “in gamba”, capace di fare tutto quello che di solito, fino a qualche decennio fa, era prerogativa degli uomini. Lucy falcia il prato, vernicia le stanze, ripara le finestre e il parquet. Aiuta il marito Alfred nella dichiarazione dei redditi e in mille altre faccende. È una donna che lavora, cucina e pulisce casa. Che ama la sua macchina che però non riesce a riparare, tanto da soppesare la possibilità di seguire un corso per meccanici e colmare così questa sua lacuna.
Quelle di Anne Tyler sono donne forti, tre esempi di donne che non si arrendono e che non gettano mai la spugna, che fanno fronte alle sfide quotidiane a testa alta e senza piegarsi in segno di remissione.
Bet, Susan e Lucy sono la metafora di tantissime donne, di donne come ce ne sono ovunque e in ogni angolo del mondo. Sono tre figure positive da innalzare a modello per diffondere così quella cultura di rispetto e parità che purtroppo in Italia non è ancora radicata come in altri paesi.
È questo un libro da leggere e da far conoscere, soprattutto alle nuove generazioni.
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La vita è paricolarmente difficile per chi si trova nella condizione di dover affrontare le difficoltà ricorrendo unicamemte a se stesso,alle proprie forze.Questa condizione spesso è anche una scelta di chi decide di non piegarsi a delle logiche che potremmo considerare di grande arretratezza culturale.Nella storia molte donne ,ieri ,oggi,si sono trovate ,si trovano nella necessità di ricorrere a quella che potremmo chiamare forza,carattere, determinazione, e che comunque manifesta ,anche eroicamente,oltre che i tanti talenti ,tutto l'amore del quale è capace una donna.
Allora benvenute Bet, Susan, Lucy, protagoniste del libro di Anne Tyler.Storie di vita.La narrativa ci pone sempre e ovunque difronte alla vita.
Scrivere è un atto anche di grande generosità.Leggere significa conoscere la vita,sapere che accadono certe vicende e che ciò che accade è già accaduto.
Invitare alla lettura è già un inizio di fare cultura.Questa è fondamentale per la crescita individuale e collettiva,che dovrebbe condurre al superamento delle logiche di interesse personale ed aprire l'animo e la mente verso il bene comune.Ho buona speranza che i giovani,anche per la condizione stessa della gioventù,siano aperti a questo tipo di comunicazione,se stimolati,incuriositi,indirizzati.Dare delle opportunità alle nuove generazioni è fondamentale,percui gia invitarli alla lettura è sicuramente un primo passo,direi un bel primo passo.Lucia Bianchi.