Quando si parla di genere fantasy il primo titolo che viene in mente è Il signore degli anelli di John R. R. Tolkien. Libro conosciutissimo che pochi anni fa è stato portato sul grande schermo dal regista Peter Jackson.
Oltre a Tolkien sono innumerevoli gli scrittori votati al fantasy: Terry Brooks, la nostra Licia Troisi giusto per fare un paio di esempi.
Pochi però sanno che anche Stephen King, considerato dalla critica come il “Re dell’Horror”, si è cimentato in questo genere letterario: Gli occhi del drago è un classico libro fantasy, con draghi, magia e un regno da salvare. C’è poi il ciclo de La Torre Nera che può rientrare nella cerchia del fantasy, magari discostandosi leggermente dalla definizione classica del genere in questione.
È questa una saga monumentale composta da ben sette libri: L’ultimo cavaliere, La chiamata dei tre, Terre desolate, La sfera del buio, I lupi del Calla, La canzone di Susannah, La Torre Nera.
Una volta superato l’iniziale timore provocato da una simile “montagna di carta” (si parla di qualcosa come quattromila pagine!) il lettore viene letteralmente rapito dall’avventura raccontata.
La base della storia è semplice, uno di quei temi cari agli scrittori e poeti del periodo romantico: il viaggio. In questo caso si tratta di un viaggio verso l’obbiettivo di una vita, la Torre Nera appunto.
Il protagonista è Roland Deschain di Gilead e la vicenda si svolge quasi per intero in un mondo che ha molte affinità con il nostro ma che “è andato avanti”, tanto da essere sul punto di sgretolarsi e scomparire per sempre.
Un mondo dopo una sanguinosa guerra civile svoltasi anni prima del quando in cui è ambientata l’epopea di Roland, ultimo di una stirpe di pistoleri al servizio del bene e della luce.
La realtà come l’ha conosciuta da bambino è finita, i suoi amici sono scomparsi e al Pistolero resta soltanto la sua ricerca, la sua mania.
Resta soltanto la Torre.
Una ricerca estenuante che si snoda tra paesaggi da incubo, lungo la spiaggia del Mare Occidentale che di notte si popola di orribili creature marine, in città in rovina abitate da fazioni mutanti in lotta tra loro. A bordo di un treno impazzito che vuole terminare la sua corsa schiantandosi contro il capolinea. Ciò che rende avvincente la storia è che alcuni dei momenti cruciali per il destino non solo di Roland ma dell’universo intero, si svolgono nel nostro mondo, grazie a porte o a grotte parlanti che si aprono nella nostra dimensione e permettono al Pistolero di saltare da una realtà all’altra. Di chiamare altri “cavalieri”, di entrare in contatto con lo stesso King, colui che ha il compito di narrare di Roland e impedire così il crollo della Torre e il trionfo del Re Rosso.
I dettagli sono infiniti e non possono essere trattati in maniera sistematica, richiederebbero tempo e pagine su pagine, ma quello che più mi ha colpito è la limpidezza narrativa, un semplicità che rende scorrevole una saga che potrebbe apparire impossibile da portare a termine per un lettore carente di una determinazione granitica.
I colpi di scena sono innumerevoli e si susseguono a un ritmo così serrato da rendere imprevedibile l’evolversi del racconto. Tanto da rendere ossessiva, almeno per gli appassionati del “Re”, la lettura.
King ha dato il meglio delle sue capacità, riuscendo a far vedere nitidamente al lettore il mondo che descrive, le gesta di Roland e del suo “ka-tet”.
Sono in molti a giudicare Stephen King un autore meramente commerciale, che non entrerà mai nell’Olimpo dei Grandi Narratori che hanno fatto la storia della letteratura e che si è limitato soltanto a raccogliere gli abbondanti frutti di un terreno, quello horror appunto, preparato dai grandi scrittori venuti prima di lui (Lovecraft, Bloch, Matheson) ma che avevano riscosso un successo limitato.
La Torre Nera è il segno concreto della potenza, della forza creatrice di Stephen King e sono sicuro che a chiunque vi si avvicinerà, riserverà delle belle e soprattutto inaspettate sorprese.
Da leggere in modo categorico!