Citato per la prima volta durante una controversia tra severiani e calcedoniani, la figura di Dionigi Areopagita è tutt’oggi una delle più “oscure” della patristica cristiana.
Autore di un “corpus” di opere costituito dalla Gerarchia Celeste, dalla Gerarchia Ecclesiastica, I nomi divini, la Teologia Mistica, nelle Epistole dichiara di essere quel Dionigi, giudice dell’Areopago, convertito ad Atene da san Paolo.
Per confermare la sua identità, sostiene di aver assistito all’eclissi di sole successiva alla crocifissione e di essere stato presente alla morte di Maria.
I calcedoniani non accettarono i testi proposti dai loro avversari: com’era possibile che fino a quel momento (metà del V sec. circa) nessuno avesse mai sentito parlare di un così illustre autore cristiano? Tali contestazioni però non trovarono consensi e Dionigi fu considerato l’autentico discepolo di san Paolo.
Le sue opere sono state citate da numerosi papi, tanto da essere pian piano studiato come il primo padre della chiesa. Grazie alla traduzione di Giovanni Scoto Eriugena sarà conosciuto in tutta Europa: i suoi testi saranno addirittura commentati da filosofi quali Alberto Magno e Tommaso d’Aquino.
Agli inizi del 1800, grazie a nuovi studi, emerge con forza una vicinanza del “corpus” dionisiano agli schemi neoplatonici, in particolar modo all’opera di Proclo. Queste nuove ricerche hanno contribuito a diffondere il parere unanime che l’attività di Dionigi non era da collocare nell’era apostolica, bensì tra il V – VI secolo.
A parte l’alone di mistero che circonda la sua figura, è innegabile che gli scritti di Dionigi, definito propriamente pseudo-Areopagita, hanno avuto un peso rilevante nella cultura europea, senza poi considerare che è a tutt’oggi uno dei massimi esponenti della mistica cristiana: lo stesso Dante Alighieri, nel Paradiso, descrivendo dio come emanazione di luce nelle gerarchie dei beati, si ispira al pensiero dionisiano.
Sebbene il suo “modus operandi” sia riconducibile alla filosofia neoplatonica, e nonostante abbia trascurato alcuni principi cardine della fede, le sue opere sono uno strumento prezioso per una lettura profonda del cristianesimo delle origini, sia nel suo aspetto propriamente umano (la Gerarchia Ecclesiastica) che in quello spirituale (I Nomi Divini e la Teologia Mistica).
Per chi è appassionato di angeli, la Gerarchia Celeste rappresenta la prima classificazione sistematica delle realtà angeliche, suddivisione diventata punto di riferimento per la trattazione filosofica e teologica posteriore.
Recentemente ripubblicato da Bompiani, il “corpus” dello pseudo-Areopagita è ricco di significato e ha il doppio pregio di essere accessibili a tutti.
Da riscoprire.