Nella sua biografia si parla di salf-made man, di un uomo che ha creato da solo la sua fortuna.
Laureato in archeologia, ha scelto una specializzazione in medicina che lo ha portato ai vertici della Coronado Biosciences, colosso farmaceutico degli Stati Uniti.
Ma Glenn Cooper è anche, e sopratutto, uno dei nuovi talenti letterari di questo secolo.
Glenn Cooper: quattro libri, quattro successi.
S’impone all’attenzione del grande pubblico con La biblioteca dei morti, alla cui base c’è un’idea geniale, una di quelle che ogni aspirante scrittore vorrebbe partorire nel corso della sua vita. Una storia ambientata negli Stati Uniti, dove viene svelata la “raison d’être” della famigerata Area 51. Dov’è custodito il più grande segreto che riguarda l’intera umanità.
La seconda pubblicazione è Il libro delle anime, dove il protagonista è ancora una volta l’agente speciale Will Piper, sulle tracce di uno dei volumi della Biblioteca dei Morti.
Terza opera è La mappa del destino. Qui si cambia ambientazione, passando dagli “States” alla Vecchia Europa, tanto che il lettore si troverà in Francia, dove sarà portata alla luce un’imponente caverna affrescata dai primi Sapiens, nei cui dipinti è racchiuso l’elisir di una quasi immortalità. Una verità che gli abitanti di un paesino hanno fatta propria e che il governo di Parigi vuole a tutti i costi mantenere segreto.
Uscito alcuni mesi fa, Il marchio del diavolo è l’ultima fatica di Cooper.
Romanzo finalmente ambientato in Italia, nella Roma contemporanea e in quella neroniana, dove opera una terribile setta, i Lemuri, che tramano da sempre contro il cristianesimo e i suoi valori più profondi.
Non voglio però andare troppo oltre: rivelare ulteriori dettagli potrebbe significare rovinare la sorpresa al lettore.
Voglio invece soffermarmi sui motivi che mi hanno portato a collocare Cooper nel mio personale pantheon letterario.
La prima, ovvia ragione, è che i suoi libri si leggono con piacere. Una scrittura snella, che va dritta al nocciolo e che fa volare via le pagine che si hanno sotto agli occhi. A questo deve essere unita la forza delle idee che sono alla base dei suoi romanzi. Idee superbe che attirano il lettore, che lo tengono ancorato al libro, tanto che smettere di leggere, magari per andare a dormire, comporta dispiacere.
C’è poi la struttura narrativa: tutte le storie raccontate da Glenn Cooper non sono ambientate mai in un solo momento nel tempo, ma abbracciano vari periodi della storia umana, facendo diventare ogni romanzo una lunga catena che si perde in tempi remoti, con personaggi storici (Winston Chirchill, il filosofo medievale Abelardo e la sua amata Eloisa, Nerone sono solo alcuni) che danno un ulteriore tocco di realismo, come se i fatti narrati fossero accaduti davvero.
I personaggi sono ben definiti, ognuno con una propria psicologia, con una propria vita. Insomma, personaggi che ognuno di noi potrebbe incontrare per la strada, alla stazione o in un supermercato.
Le ambientazioni, specie quella francese e italiana, sono curate e meticolose. Le ricostruzioni storiche sono altrettanto efficaci e senza imprecisioni.
Il consiglio che mi sento quindi di dare è di leggere almeno uno dei libri di Glenn Cooper. Magari iniziando con La biblioteca dei morti.
Il desiderio di leggere gli altri verrà da solo.