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Fahrenheit 451 di Ray Bradbury

Guy Montag è un vigile del fuoco e con la sua squadra va ad appiccare incendi, a bruciare le abitazioni di quelli che sono marchiati come sovversivi, colpevoli di possedere, nascondere e preservare i più grandi nemici dello Stato: i libri.

Montag è soddisfatto della sua vita, del suo lavoro, del mondo qualunquista e standardizzato che come una gigantesca catena di montaggio sforna individui con pensieri, emozioni, desideri intercambiabili.

Il dubbio s’insinua nella sua vita dopo aver incontrato Clarisse, uno spirito libero così eccezionale che riuscirà ad aprirgli gli occhi: Montag si renderà all’improvviso conto che nella vita c’è molto più di quello che ha sempre dato per scontato, e il cambiamento sarà così radicale che, durante “un’azione”, compirà l’impensabile: trafugherà alcuni libri portandoli via con sé. Sarà poi sua moglie a denunciarlo alle autorità, facendolo passare da persecutore a fuggitivo, costretto a scappare, a nascondersi da un’intera città con l’occhio vigile e pronta a dargli la caccia.

Il mondo totalitario che distrugge la coscienza e trasforma gli individui in un amalgama grigia senza volontà e senza pensieri era già stato tinteggiato da George Orwell in 1984, dove il Grande Fratello spiava e teneva sotto controllo la popolazione con il pugno di ferro. Nel romanzo di Bradbury le tematiche sono simili e i nemici più pericolosi diventano i libri, le cellule, anzi il dna che permette la sopravvivenza e la diffusione della cultura.

E cosa meglio del fuoco può distruggere i libri? Il ruolo dei vigili del fuoco cambia radicalmente: diventano i custodi di un mondo piatto, vuoto, riempito con il nulla più crudo. E per farlo, distruggono, incendiano, dispensano fiamme purificatrici che illuminano il cuore di notti senza stelle. Garantiscono l’esistenza di un sistema che crea vite che all’apparenza piene, ma che in realtà mancano di una qualsiasi e minima forma di spirito critico.

Omologazione, masse che seguono la stessa corrente che porta a un oceano di qualunquismo, miopia e indifferenza.

Al vuoto appunto.

Sarà la consapevolezza a far smuovere la coscienza di Montag: non solo rinnegherà tutto il suo passato, ma cercherà la redenzione lontano dalla città, dove altri fuggiaschi vivono fuori da quel mondo che la gente da’ non solo per scontato, ma reputa necessario per la sopravvivenza dell’umanità stessa.

La penna di Bradbury è eccezionale, dire che il libro coinvolge è riduttivo: è un romanzo che non solo cattura, ma spinge a delle riflessioni sulla nostra contemporaneità e sulla società in cui viviamo. Sullo svilimento della cultura e sull’impoverimento della conoscenza che ha caratterizzato la fine del vecchio e l’inizio di questo millennio.

In questo romanzo Bradbury ha dimostrato di essere uno dei Grandi, uno di quegli scrittori che ha fatto la differenza, lasciando un’impronta indelebile del suo passaggio e se Fahrenheit 451 non è presente nelle vostre librerie, mi sento in dovere di consigliarne l’acquisto. Un libro così, in questo momento storico di crisi economica e abbrutimento sociale, dovrebbe essere nelle case di tutti gli italiani.

Stefano Milighetti

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