Dai ragazzi, per fortuna è quasi finita. Mancano pochi giorni al voto sul referendum costituzionale, dopo tre mesi di paralisi completa del paese e dell’opinione pubblica. Non s’è parlato d’altro e anche in Tv hanno cercato, con risultati modesti, di tornare al modello della politica che sostituisce calcio e varietà. Si sono rivisti i super talk-show in prima serata che, con poca spesa e tanta resa, furoreggiavano nel 2011/12. Ma Vespa col suo ciarpame fatto di gente che si urla sopra, probabilmente, non va più tanto di moda.
Inutile dire che di fronte a tanta sciatteria il rimpianto per il passato diventa sempre più forte. E come sempre si torna alla Prima Repubblica.
Come funzionava, a quei tempi?
Beh… certe cose erano simili (ad esempio c’era Vespa, ma era un redattore super-democristiano del TG1), altre molto diverse.
Restando in tema di referendum viene in mente un curioso episodio di 42 anni fa, legato al referendum più famoso e importante della nostra storia, un momento che segnò una svolta culturale fondamentale e sicuramente ricorderemo ancora fra 40 anni, contrariamente a quello del prossimo 4 Dicembre che poverino passerà alla storia semplicemente come una valutazione popolare sull’operato di un Presidente del Consiglio, richiesta dal Presidente del Consiglio stesso per suoi evidenti limiti caratteriali.
Erano i tempi del referendum per l’abrogazione del divorzio, anno 1974. Abrogazione, perchè il parlamento l’aveva introdotto nel 1970, ma poi qualcuno aveva raccolto le firme per toglierlo di mezzo. E Fanfani era per il Sì, cioè voleva abrogare il divorzio insieme all’MSI e a un bel po’ di DC (ma non tutta) mentre sul “No” c’era uno schieramento vastissimo col PSI, il PCI, i Radicali, le forze laiche, persino il Partito Liberale.
Tutto il fronte progressista, quindi, invitava a votare “No” e anche a quell’epoca non mancavano gli endorsement, anche fra personaggi dello spettacolo. Bellissimi quelli per il “No” in cui spiccano idoli del calibro di Gianni Morandi (che come potete vedere nel video sotto sfoggiava la sua bellissima famiglia con moglie Laura Efrikian), Nino Manfredi, Gigi Proietti, Enrico Montesano ecc ecc
Del Sì e del No anche nel 1974 si iniziò a discutere un sacco di tempo prima (la data della consultazione era stata fissata al 12-13 Maggio) e anche allora l’opinione pubblica si insabbiò per mesi.
Una delle principale differenze, però, è che la Rai all’epoca, per quanto ‘partitica’, aveva un diverso senso del pudore e della neutralità istituzionale. Tanto che ci fu un atto di “censura preventiva” che a raccontarlo oggi fa sorridere, ma è esemplificativo di un approccio.
Il 6 Aprile, cinque settimane prima del referendum, c’era l’Eurovision Song Contest, più noto come Eurofestival della Canzone. L’Italia andava a Brighton (UK) con grandi speranze: a dieci anni dal primo e fino ad allora unico successo italiano nella manifestazione canora europea tornavamo a schierare colei che, dieci anni prima, aveva vinto con ‘Non ho l’età’: la mitica Gigliola Cinquetti. La canzone che portava, data fra le favorite insieme a quella di un ignoto gruppo svedese di cui poi avremmo molto sentito parlare (gli ABBA!), aveva un piccolo difettuccio: era intitolata “Sì”.
Fu così che, per non sbagliare, la Rai rinunciò alla messa in onda di quello che era uno show di sicuro successo che avrebbe incollato milioni di italiani davanti al teleschermo. L’Eurofestival in Italia non andò in onda e fu trasmesso solo dopo il referendum. Roba da matti, a pensarci adesso. Ma fra una roba così e la caciara televisiva di oggi voi cosa scegliereste?
PS Per la cronaca la Cinquetti fece un successone conquistando il secondo posto. Dietro, ovviamente, agli ABBA.