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Un’ora di tranquillità, cast di stelle per l’ottimo debutto da regista di Massimo Ghini

Ritornano a Cortona, sul palcoscenico del Signorelli, Massimo Ghini e Galatea Ranzi, due attori legati a questa città, seppure per motivi diversi, da un antico affetto. Il primo, per aver segnato il suo debutto teatrale proprio sulle tavole del teatro cortonese. La seconda per aver trascorso una parte della vita tra le possenti mura della bella città etrusca.

 

E tornano con un “atto unico” brillante ed esilarante, firmato dal giovane commediografo francese Florian Zeller: “Un’ora di tranquillità”.

Una commedia tutta da ridere, giocata sul meccanismo del più tradizionale vaudeville francese, dove, tra equivoci , colpi di scena e rumori… improvvisi… assordanti… che interrompono “confessioni” e decretano un finale “esplosivo”, il protagonista, Michel Leproux (interpretato da Massimo Ghini), tenta invano di ritagliarsi un ora di tranquillità per poter ascoltare un raro vinile di musica jazz, trovato per caso su una bancarella lungo la Senna.

“Me,myself and I” è la canzone di Irving Gordon del 1937 che Michel vorrebbe godersi seduto sul suo divano spaziale nel suo salotto avveniristico, tappezzato dei vinilici di jazz che colleziona, dove troneggiano un originale “trofeo di caccia” rosa e il “grande occhio” , il finestrone circolare, che da sulla tour Eiffel!

E invece, tornato a casa, col suo vinile, Michel è risucchiato da un vortice di accadimenti che non riesce ad arginare.

Ci sono le rivelazioni della moglie Nathalie ( una strpitosa Galatea Ranzi!), decisa a liberarsi l’anima dal peso di un unico, antico, tradimento consumato ventanni prima. Una scappatella apparentemente insignificante e perdonabile ma che nasconde la confessione di un figlio non suo, concepito in una notte d’amore col migliore amico di Michel, Pierre ( interpretato da Massimo Ciavarro, al suo debutto teatrale) .

C’è l’idraulico polacco, Luca Scapparone, ( che, poi, polacco non è….e molto probabilmente non è neppure un idraulico!!!), che fa disastri a raffica.

C’è il condomino del piano di sotto (Claudio Bigagli) che irrompe, più volte, nel salotto dove si sta consumando una complessa crisi familiare allargata, a reclamare un risarcimento dei danni e … cosa ancor più fastidiosa per Michel, a giudicare i suoi gusti musicali.

C’è il figlio/non figlio, rockettaro convinto (Alessandro Giuggioli), con il quale non riesce a dialogare e l’amante Elsa (Gea Lionello, sensuale e ammiccante, nel suo vestito rosso fuoco!) da arginare con i suoi sensi di colpa verso Nathalie, di cui è la migliore amica. Anche lei in preda alla necessità di una confessione liberatoria improcrastinabile!

100 minuti di risate e buonumore, durante i quali le battute leggere si alternano a quelle più ciniche e sarcastiche a sottolineare uno spaccato di borghesia (francese, e non!!) fatta di equilibri apparenti, falso perbenismo, egoismi personali, che alla fine si rompono, come il vinile, e esplodono, insieme alla casa, sotto i colpi della “verità” svelata …e del tubo del gas!!!!

Debutto alla regia per Massimo Ghini che lascia i cinepanettoni e si cimenta con successo in un ruolo che gli è congeniale.

Se è vero che da bambino voleva fare il direttore d’orchestra, possiamo ben dire che il suo sogno oggi è diventato realtà!

Giusta la scelta degli attori che rivelano, tutti, grande professionalità e affiatamento sulla scena. Scenografia inaspettata e d’effetto, costumi caratterizzanti.

Una direzione, quella di Ghini, indovinata, che la saputo stemperare i meccanismi difficili della vaudeville. Soprattutto quel pericoloso gioco delle interruzioni che impediscono al protagonista di portare a termine un azione, in questo caso, ascoltare il disco, e che a volte rischiano di togliere spontaneità e veridicità all’azione teatrale.

Bella, bravissima e convincente Galatea Ranzi, nel ruolo della moglie depressa, incompresa, vittima del suo analista. Per lei una carriera sfolgorante, piena di successi meritatissimi (non ultimo l’Oscar con Paolo Sorrentino e “La grande bellezza” in cui la ricordiamo nel duetto con Jepp Gambardella, alias Tony Servillo!)

Il suo legame con Cortona resta forte e indissolubile. L’abbiamo vista partecipare la Mix Festival e sostenere il recupero della Fortezza di Girifalco nella campagna del FAI per il recupero dei “luoghi del cuore”. Qualcuno ricorderà anche il laboratorio-teatro che, insieme a Marco Andriolo, aprì nelle campagne cortonesi. Un capannone, ex allevamento di tacchini, che nel 2003, grazie anche al suo entusiasmo, diventò un laboratorio teatrale e uno spazio sperimentale aperto ad attori ed addetti ai lavori.

Antonietta Lamagna

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