Giovedì 3 luglio a Cortona, nell’ambito del Festival di Musica Sacra, è andato in scena “Oltre la fine, la città nuova”, spettacolo con Lucilla Giagnoni (attrice); Fiammetta Fazio (grecista); Luca Nulchis (al piano); Egidiana Carta (cantante). I classici (Edipo RE di Sofocle/ l’Apocalisse di Giovanni) ci spiegano la nostra città oggi, in cui sentiamo tutti di essere alla fine: la nostra civiltà, il nostro paese, questa crisi economica, ha bisogno di nuove scelte e nuovi sguardi.
Edipo Re ha la responsabilità di salvare la propria città di Tebe dalla peste e questo avviene attraverso una vera e propria Apocalisse personale, attraverso una rivelazione continua che apre un percorso di conoscenza fino a trasformarlo in un uomo nuovo. Tutto questo viene raccontato, recitato ed accompagnato da musica e canto in un perfetto equilibrio stilistico e narrativo. Devo segnalare la voce della Carta: vocalità dal basso profondo del contralto all’acuto del soprano; sembrava arrivarti da molto lontano senza tempo e senza spazio.
Fiammetta Fazio ci racconta la Polis di Atene nel suo splendore (500 a.c.): l’assemblea cittadina in cui tutti sono presenti sul palcoscenico (la democrazia è vista come un grande teatro) nella quale si cerca di risolvere i problemi di tutti, con il giusto equilibrio. Ci sono i musici, gli attori, le arti e mestieri, l’esercito del popolo e si cerca di dare il meglio: la scena si anima si discute, si propone, si evidenziano i pericoli, si sta attenti che non prevalga il male.
Poi si racconta di Edipo: lui che vuol salvare la propria città e si accorge che lui stesso è il male, colpevole inconsapevole. Si assumei la responsabilità di essere assassino del padre e di aver giaciuto con la madre e deve espiare. Incesto ed assassinio sono la causa del miasma.
La politica è anche incesto ed assassinio, avviene in maniera subdola, con le migliori intenzioni, ma te ne puoi accorgere come nell’Atene del 500: vai nell’agorà, parli, fai il teatro che è la rappresentazione della vita e capirai…
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