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Una ‘Filumena Marturano’ vibrante al Signorelli

Che la “Filumena Marturano ” fìrmata Liliana Cavani, fosse uno spettacolo da non perdere, lo aveva preannunciato il grande successo di pubblico e critica del suo debutto in Prima nazionale, a luglio, al Festival dei due Mondi di Spoleto. Un capolavoro del neorealismo, scritto da Eduardo De Filippo, tornato in scena tra il consenso generale, che finalmente approda al teatro Signorelli di Cortona, in questa variegata e interessante stagione teatrale 2016/17.

 

Primi attori, Mariangela D’Abbraccio e Geppy Gleijeses, che proprio con Eduardo hanno iniziato la loro splendida carriera.

Regia di eccellenza, che è anche un esordio, quella di Liliana Cavani, firma prestigiosa del cinema d’autore che sigla il suo primo spettacolo di prosa teatrale.

Un ruolo, per la D’Abbraccio, che fu di Titina De Filippo,Regina Bianchi, Pupella Maggio, Sophia Loren, Valeria Moriconi, Isa Danieli, Lina Sastri e Mariangela Melato.

Per Gleijeses un personaggio, che Eduardo interpretava quasi sempre in prima persona.

L’ impostazione della commedia è quella tradizionale.

Filomena, una donna che non sa piangere. Finita “per strada” a 17 anni. Madre di tre figli illegittimi che ha cresciuto, di nascosto, alle spalle di don Domenico Soriano.

“Dummì”, come lo chiama affettuosamente Filomena. L’uomo che ha conosciuto ancora ragazzina in una “casa chiusa”, che l’ha affrancata da quella vita per usarla, a proprio piacimento, e che ora, a 50 anni, vuole liberarsi di lei per il capriccio di un’avventura con una ventenne.

Poi, la fredda decisione di Filumena, di inscenare la finta malattia e l’agonia per farsi sposare da Soriano sul letto di morte… e risorgere, subito dopo la benedizione del prete, con la pretesa di dare un cognome, quello di don Domenico, ai suoi figli.

E’ la Napoli, l’Italia, del dopoguerra, quella descritta da Eduardo, che lotta, tra le macerie, non solo delle città distrutte, ma anche di una morale corrotta.

Due ore e mezza ininterrotte di accuse, confessioni, rivelazioni, minacce che Filomena e don Domenico si scambiano, davanti alla servitù, all’avvocato, alla giovane amante Diana (Ylenia Oliviero), senza veli. Filomena svela a Soriano che uno di quei ragazzi, è suo figlio. Don Domenico non si rassegna all’idea di non dover sapere mai chi è suo figlio e di dover accettare di dare il suo nome a tutti e tre gli illegittimi, per salvaguardare la pace familiare.

Per entrambi, una interpretazione dove la gestualità, la voce, giocano un ruolo determinante, più che la scena.

Mariangela D’Abbraccio grida la rabbia, il rancore, l’amore, di una donna che non può permettersi di arrendersi, né di piangere. Si tocca i capelli e tormenta la vestaglia, indossata di fretta, per comunicare a Soriano che è miracolosamente guarita e che sono marito e moglie.

Vibrante e appassionato il suo monologo della “Madonna delle rose”.

Gleijese si abbottona nervosamente il panciotto, si passa la mano tra i capelli, urla, si dispera, mentre ci accompagna nella metamorfosi di Domenico Soriano che lascia gradualmente la spavalderia e le minacce del primo tempo per far spazio alla commozione finale nel sentirsi chiamare “papà”.

Su di una parete della sala da pranzo, un quadro raffigurante due cavalli richiama alla giovinezza passata. Quella a cui Soriano non vuole rassegnarsi e che rievoca continuamente col servitore Alfredo Amoroso, interpretato da Mimmo Mignemi, cui è affidato anche il compito di alleggerire la tensione della commedia con dei siparietti comici, come quello del caffè, all’inizio del secondo tempo.

Applausi meritatissimi anche per Nunzia Schiano ( la mamma di Siani in “Benvenuti al sud!” )nel ruolo di Rosalia Solimene, la cameriera fidata, che conosce ogni segreto della vita di Filomena, riconoscente verso la donna che l’ha salvata da una vita di abbandono e solitudine.

Molto bravi Agostino Pannone, Gregorio de Paola e Eduardo Scarpetta, nei panni dei tre figli illegittimi, così come l’avvocato Nocella, interpretato da Fabio Pappacena e la servetta Lucia, Elisabetta Mirra.

Un record, per Mariangela D’Abbraccio, che può vantare di aver ricoperto ben due ruoli in questa commedia edoardiana, essendo stata Diana, l’amante di Domenico Soriano, nella “Filumena Marturano” diretta da Egisto Marcucci.

Antonietta Lamagna

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Antonietta Lamagna

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