Quasi quotidianamente veniamo informati dai media che vengono picchiati e maltrattati i bambini degli asili nido e delle scuole materne, che vengono spintonati e strattonati gli anziani delle case di riposo, che vengono uccisi con iniezioni letali degenti e pazienti in ospedali e questo in modo sempre più frequente.
Tali fenomeni che segnano in modo inequivocabile l’imbarbarimento della società civile e il venir meno dei valori etici e morali che invece dovrebbero spingere le persone a dare il meglio di se stessi nelle proprie funzioni e nel proprio lavoro, avvengono non in una parte specifica del paese che pensavamo meno progredita culturalmente, ma in tutta Italia da nord a sud ed in tutte le strutture sia pubbliche che private.
Si tratta secondo me, non di fenomeni isolati o di poche mele marce, ma di una realtà diffusa e di uno sprofondamento dell’etica e della morale del Paese che ci dimostra come la società civile sia marcia e sia lo specchio della politica e di chi ci governa. Nemmeno gli appelli di Papa Francesco sui temi del rispetto dell’individuo, della dignità nel lavoro, dell’accoglienza e della solidarietà vengono più ascoltati, è come se parlasse nel deserto.
Perché di deserto si tratta, di una società che ha perso ogni punto di riferimento, che prima per noi potevano essere la scuola, la famiglia, gli amici, il partito o il sindacato, l’associazione o la chiesa, ma comunque riferimenti in cui apprendevi e crescevi anche attraverso il confronto con gli altri che portava alla crescita di una coscienza collettiva. Con il modernismo abbiamo affossato tutto e quindi la società diventa come una macchina impazzita senza guidatore, che prima o poi andrà a sbattere !
Non ci sono più gli intellettuali, quelli che ci facevano riflettere e pensare come Bobbio e Foa, i grandi uomini politici di grande statura morale come Pertini, Berlinguer o Moro e Fanfani, i grandi sindacalisti come Lama e Carniti e le penne pungenti dei giornalisti come Biagi, Bocca o Montanelli, che ci aiutavano nella crescita politica e culturale ed in cui si segnavano i discrimine fra ciò che era lecito e opportuno e ciò che invece andava ripudiato e respinto, quella che oggi viene chiamata la crisi dei valori.
Ma come si può parlare di ” valori ” se da Berlusconi e Bossi per giungere a Slavini, Grillo e Renzi negli ultimi venti anni ed anche più, i concetti trasmessi sono stati quelli dell’odio, dell’esclusione, del vaffa, dei diti medi alzati, della banalizzazione della politica a livello del bar e della ricerca del consenso come in delle curve da stadio. I capi che propongono gli slogan e i capetti che ripetono a pappagallo quello che gli dice il capo, pronti a scendere dal carro per salire in un altro più sicuro, che per quante ne hanno fatte a Bersani e Berlusconi, anche quelli che pensavano fossero amici, ti fanno quasi tenerezza perché il loro tramonto è accompagnato dall’abbandono degli opportunisti e trasformisti.
E allora non si va più a votare, si impreca se c’è la fila alle poste o al cup e si sputa sulla pubblica amministrazione, invece di parlare si urla magari dal finestrino della macchina e da li si lanciano anche bottiglie vuote di birra e pacchetti vuoti di sigarette …. e alla fine di tutto ciò, arriva il solone che arringa tutti dicendo che ci vuole ordine e disciplina, evidentemente ancora la storia non insegna.
Doriano Simeoni
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