Gli Who sono stati uno dei gruppi più famosi ed importanti della storia del rock. E per raccontare la loro affascinante storia musicale ci faremo aiutare anche da alcuni ricordi tratti da Who I Am, l’autobiografia di Pete Townshend pubblicata in Inghilterra dalla HarperCollins nel 2012 e un anno dopo in Italia da Rizzoli…
Peter Dennis Blandford Townshend nasce a Londra il 19 maggio del 1945 in una famiglia di musicisti: il padre Cliff è infatti un sassofonista professionista mentre la madre Betty è una cantante. Ma il matrimonio dei coniugi Townshend va ben presto in crisi. Così il piccolo Pete viene affidato alla nonna materna Emma Dennis, figura inquietante, disturbata psichicamente. Pete nella sua autobiografia ricorda: “… era il prototipo della strega malvagia e a volte arrivava a minacciarmi con maledizioni da zingara. Perché mai i miei genitori avevano pensato di mandarmi a vivere con lei?” Fra l’altro, durante questa che lui definisce come “la parte più oscura della sua vita”, Townshend subisce anche molestie sessuali da un amante di sua nonna. Per fortuna dopo due anni i genitori di Pete ritornano insieme e finalmente per lui finisce l’incubo. Nel 1956 il nostro si innamora del rock’n’roll e comincia a suonare la chitarra. Nel 1958 entra come banjoista nei Confederates, un gruppo dixieland in cui milita il futuro bassista degli Who John Entwistle, qui impegnato come trombettista. Nel 1961 si iscrive all’Ealing Art College per studiare graphic design. All’inizio del 1962 Pete diventa il chitarrista ritmico dei Detours, una rock and roll band capitanata da un biondo chitarrista chiamato Roger Daltrey. Nel gruppo c’è anche l’amico John Entwistle al basso, Doug Sandom alla batteria e Colin Dawson alla voce. Quello all’Ealing Art College sarà un periodo formativo dal punto di vista musicale sia per Pete che per gli altri membri dei Detours. I Detours subiscono il fascino del R&B. Nel frattempo Dawson ha abbandonato il gruppo e i Detours decidono di intrapendere una nuova direzione musicale dopo aver fatto nel 1963 da supporter a Johnny Kidd and The Pirates. Su questo storico gruppo del British rock’n’roll Pete scrive: “Era una band davvero ridotta all’osso, capace di ottenere un suono potentissimo soltanto con chitarra, basso e batteria. Decidemmo di seguire le loro orme e Roger mi permise di diventare chitarra solista mentre lui si concentrava totalmente sul canto… imparai a suonare senza plettro nello stile rockabilly di Mickey Green dei Pirates. Presi a suonare un mix tra chitarra ritmica e chitarra solista, quello che sarà poi chiamato power chord”. Ancora Towshend ricorda altri momenti fondamentali di quel periodo nella sua autobiografia: “Avevamo in programma una data come supporter dei Rolling Stones alla fine di dicembre del 1963… Stando su un lato del palco li vidi suonare e istantaneamente diventai un loro grande fan a vita… A febbraio eravamo stati supporter dei Kinks… in qualche modo i Kinks riuscivano a essere allo stesso tempo poetici, malinconici, spiritosi, ironici e petulanti… Insieme agli Stones, li considererò sempre come una delle mie ispirazioni primarie… Nel febbraio di quell’anno John Entwistle venne a saper che c’era un altro gruppo chiamato Detours, così… iniziammo a sparare a raffica per ore nuovi nomi per la band. Nel giorno di San Valentino del 1964, facemmo la nostra scelta. E diventammo gli Who”.
Gli Who con il loro vibrante R&B diventano ben presto un’attrazione della locale scena mod. I nostri comprendono che però è ora di fare il salto di qualità per non rimanere solo un fenomeno musicale underground. Si affidano così al manager Helmut Gorden che riesce a fissare loro un provino per la Fontana Records. Chris Palmentier, il talent scout di questa etichetta, gli concede la possibilità di incidere un singolo ma ad una condizione: che si cambi il batterista Doug Sandom, considerato troppo vecchio. Alla fine viene scelto Keith Moon, batterista londinese classe 1946. Viene cambiato anche il manager; la scelta cade su Peter Meaden giornalista musicale esperto di cultura mod. Meaden decide che deve cambiare il nome della band in High Numbers. Scrive i testi per entrambi i lati del loro primo singolo (Zoot Suit e I’m The Face). La melodia per Zoot Suit è copiata da Misery dei Dynamics e I’m The Face è un plagio di I Got Love If You Want It di Slim Harpo. Il disco è un fiasco. Dunque i ragazzi ritornano a chiamarsi Who e sostituiscono Meaden con due registi, Kit Lambert e Chris Stamp che danno fiducia a Townshend chiedendogli di comporre materiale originale. Firmato un contratto con la Brunswick Records, gli Who incidono due singoli (I Can’t Explain, Anyway, Anyhow, Anywhere) che hanno un buon successo. Ma è con il terzo 45 giri che gli Who entrano definitivamente nella storia del rock. Stiamo parlando di My Generation autentico inno di tutto il movimento mod, brano che da anche il titolo al loro primo seminale album da studio pubblicato alla fine del 1965. Siamo arrivati così al 1966; gli Who si legano alla Reaction Records di Robert Stigwood e pubblicano un nuovo singolo di successo, Substitute. In quell’anno esce anche il secondo album, l’ottimo A Quick One. Nel 1967 gli Who pubblicano per la Track Records, etichetta fondata da Lambert e Stamp, il meno riuscito The Who Sell Out. In particolare Townshend non è soddisfatto del lavoro finale, vuole qualcosa di più, vuole fare il salto di qualità artistico, è stanco di sfornare solo singoli ed è deciso a creare un’opera compiuta. Già alla fine del febbraio 1968 il nostro, mentre viaggia in tour negli Stati Uniti, comincia a scrivere una prima bozza della storia che sarebbe diventata Tommy, il loro capolavoro in forma di rock opera pubblicato dalla Track Records il 23 maggio del 1969. Tommy è la storia di un ragazzo nato alla fine della I guerra mondiale che diviene sordo, cieco e muto quando vede il padre, aviatore britannico al ritorno dal fronte, uccidere l’amante della madre. I genitori di Tommy, che assiste alla scena nascosto dietro uno specchio, dicono al bambino di non dire, vedere e sentire nulla. Per questo motivo il piccolo Tommy scioccato perde la voce, la vista e l’udito. Il povero ragazzo subisce anche violenze sessuali da parte dello zio e atti di bullismo dal cugino. Tutte le cure per guarire Tommy risultano vane fino a quando il nostro si scopre mago del flipper. Il 31 marzo del 1969 gli Who si recano in una sala per provare le nuove canzoni dal vivo. Di quelle session Towshend ricorda: “Ci bastarono 4 giorni per renderci conto di quanto sarebbe stato meraviglioso suonare Tommy dal vivo. Dopo l’ultima prova generale, Keith mi invitò fuori a bere, mi fissò negli occhi e mi disse: Pete ce l’hai fatta. Sarà un successo… La musica di Tommy, suonata dal vivo anche in una sala vuota, generava una straordinaria energia”. Gli Who dal vivo sono ormai una macchina perfetta e dunque si decide che ormai è arrivato il momento di pubblicare un live album. Il 14 febbraio del 1970 la band si esibisce al Leeds University Refectory. Sarà quella la serata da cui verrà tratto Live At Leeds, uno dei dischi dal vivo più belli della storia del rock. Questo è il ricordo di Townshend: “… il Refectory era una mensa universitaria. Uno stanzone non particolarmente ampio, con la folla assiepata… L’acustica nella sala era eccellente. Suonai con più attenzione del solito… Nessuno della band si sarebbe aspettato la risposta molto positiva ricevuta da Live At Leeds… Non c’è dubbio che la massiccia energia generata dalla chitarra…, unita alla fragorosa bravura musicale di John, Roger e Keith, abbia ispirato la rivoluzione heavy-metal… Non c’erano canzoni di Tommy nell’album e avevo completamente trascurato il lato più morbido… La nostra intenzione era semplicemente sconvolgere il pubblico. Nick Cohn scrisse sul New York Times: Tommy è il primo capolavoro formale del rock. Live At Leeds è il definitivo olocausto dell’hard rock. E’ il miglior album rock dal vivo mai realizzato”.
Intanto Townshend comincia a pensare ad una nuova rock opera chiamata Lifehouse che poi verrà accantonata. Ma dal quel progetto mai realizzato gli Who ricaveranno un altro album capolavoro, Who’s Next pubblicato dalla Track Records il 14 agosto del 1971.
Nel 1972 gli Who si impegnano nel progetto Rock Is Dead Long Live Rock che poi verrà abbandonato.
Il 1973 sarà l’anno della registrazione di Quadrophenia, nuova splendida rock opera in cui confluiscono le idee di Rock Is Dead, Long Live Rock. Il nuovo concept album parla della cultura mod. Protagonista di questa storia è un giovane operaio chiamato Jimmy Cooper che soffre di un disturbo dissociativo, presentando quattro distinte identità, che poi rappresentano le quattro personalità di ciascun membro degli Who.
Intanto si comincia a pensare ad una sceneggiatura per fare di Tommy un film. Viene coinvolto Robert Stigwood come produttore e si sceglie Ken Russell come regista. Le registrazioni per la colonna sonora cominciano all’inizio del 1974. Nel cast ci sono attori famosi come Ann-Margret, Oliver Reed, e Jack Nicholson. E poi vengono coinvolti grandi musicisti come Eric Clapton, Tina Turner ed Elton John. La prima del film si tiene allo Ziegfeld Theatre di New York il 18 marzo del 1975. Il film sarà un grande successo. Il 1975 è anche l’anno del 7° album da studio della band, The Who By Numbers. Gli Who lo incidono in tre mesi tra aprile e giugno di quell’anno. Un tempo insolitamente lungo per gli standard del gruppo. Questa lentezza nella lavorazione dell’album dipende sicuramente dagli impegni dei vari membri della band assunti al di fuori degli Who. La parte finale del 1975 e gran parte del 1976 gli Who la passeranno in tour per lanciare il nuovo disco.
Arriviamo così al 1977. Nell’autunno di quell’anno gli Who rientrano in studio per cominciare ad incidere le canzoni di Who Are You, il loro ottavo album da studio pubblicato il 18 agosto del 1978 per la Polydor Record. Le sedute di registrazione di questo disco avvennero tra mille difficoltà. In particolare ci sono problemi con Keith Moon che, ormai provato dalla dipendenza dall’alcool e costantemente sotto l’effetto di psicofarmaci, ha serie difficoltà nel suonare. Ma la strada autodistruttiva intrapresa dal batterista degli Who è ormai al capolinea. Keith Moon muore il 7 settembre del 1978 nel suo appartamento di Londra dopo aver assunto 32 pillole di clometiazolo, un sedativo-ipnotico usato per trattare l’astinenza da alcool.Invece di sciogliere gli Who, Townshend spiazza tutti e convince gli altri membri del gruppo a riprendere a suonare dal vivo in un tour. La scelta del nuovo batterista cade su Kenney Jones, ex membro degli Small Faces e dei Faces. Siamo quindi giunti al 1979, anno in cui escono due film: il documentario The Kids Are Alright, uscito il 15 giugno, e una versione cinematografica di Quadrophenia, nelle sale a partire dal 14 settembre. Gli Who invece realizzano il loro primo album da studio senza Moon nel 1981. Il disco si intitola Face Dances. Con Face Dances gli Who virano decisamente verso un pop rock elegante che scontenta lo zoccolo duro dei fan, ma che risulta comunque vincente dal punto di vista delle vendite, diventando a settembre del 1981 disco di platino. Da segnalare nell’album la presenza del tastierista John “Rabbit” Bundrick che segue la band anche dal vivo già a partire dal tour del 1979. Nel 1982 gli Who pubblicano It’s Hard, il loro decimo album da studio uscito per la Polydor Records il 4 settembre del 1982. Sarà ancora un successo. Questo album è sicuramente uno dei meno brillanti della carriera degli Who. E per ironia della sorte sarà l’ultimo disco da studio in cui suonerà John Entwistle e Kenney Jones. C’è ormai aria di crisi nella band. Pete Townshend, alle prese con dipendenza da alcol ed eroina è stanco della vita on the road. Così decide di intraprendere un tour di addio negli Stati Uniti e in Canada, con i Clash come gruppo di supporto. Il tour termina a Toronto il 17 dicembre del 1982. Townshend in una dichiarazione pubblica alla fine del 1983 annuncia la sua decisione di lasciare il gruppo. Nel corso degli anni ci saranno comunque diverse reunion dal vivo come quella avvenuta il 13 luglio 1985 in occasione del Live Aid o quella del tour 1989 per festeggiare il 25° anniversario della band. Nel 1996 Townshend, Entwistle and Daltrey con Zak Starkey alla batteria si ritrovano insieme per suonare Quadrophenia dal vivo a Hyde Park. Dal 1999 gli Who ritornano ad essere una band dal vivo a tempo pieno. Ma il 27 giugno del 2002 poco prima dell’inizio di un nuovo tour americano John Entwistle muore per un arresto cardiaco all’età di 57 anni. Il tour americano viene comunque completato con la presenza del bassista Pino Palladino. Nel 2004 gli Who registrano due nuove canzoni che usciranno come singolo e saranno presenti nella raccolta degli Who Then And Now. Nel 2005 Townshend e Daltrey annunciano che gli Who stanno lavorando ad un nuovo album da studio, intitolato Endless Wire, Il disco viene pubblicato il 30 ottobre del 2006 dalla la Polydor Records.
Dunque gli Who continuano a incidere e a suonare. Solo un anno fa, in occasione del 50° anniversario della loro formazione, hanno pubblicano una raccolta di successi intitolata The Who Hits 50! in cui è presente un nuovo brano (Be Lucky) uscito anche come singolo.
Se volete conoscere questa affascinante storia musicale, basta che giovedì 21 maggio 2015 ascoltiate la diciassettesima puntata di Rock Machine: The Who Are Alright. Rock Machine è un programma radiofonico di Radio Incontri condotto e curato da me…
Radio Incontri trasmette sulle frequenze 88.4 MHz e 92.8 MHz, coprendo un’area che comprende le province di Arezzo, Perugia, Siena e Firenze.
Se invece volete ascoltare in diretta streaming la puntata, in onda a partire dalle ore 21, basta andare sulla pagina Rock Machine del sito di Radio Incontri
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