Più che un romanzo, Ho sposato mia suocera, di Stefano Grimaldi, è un vero e proprio manuale. Un manuale per coloro che temono il pranzo di Natale ogni anno, che dosano le parole con il contagocce con voce tremolante, che hanno in testa il dogma indiscutibile ‘Le lasagne di mia madre sono più buone‘ e che, per amor di matrimonio, subiscono qualsiasi atrocità. Edito da Las Vegas, la copertina è inquietante quanto sorprendentemente veritiera: questa è la storia di Stefano che, come tutti i generi che si rispettino, all’altare non ha pronunciato il fatidico ‘sì‘ solo a sua moglie, ma anche a sua suocera.
Il giovane genero, prima fidanzato poi marito di Clara, narra una serie di eventi e situazioni trascorse, importanti e non, che vedono sempre sua suocera, una donna tanto grottesca quanto determinata ed egocentrica, la vera e lampante protagonista. Lei – così la denomina il protagonista – ha il potere su tutti e tutto; narcisista all’esasperazione, cerca conferme e servigi ovunque e commenti acidi e manie di monopolio non mancano a destabilizzare Stefano. Solo chi ha una suocera può capire tanto surrealismo esasperato nella narrazione, quasi a voler cercare solidarietà e ascolto al grido disperato di aiuto.
Il rapporto burrascoso genero-suocera/nuora-suocera non è di certo una novità: già Terenzio nel II secolo a.C componeva l’Hecyra, una commedia divertente e stravagante; alla fine però, l’amore della coppia trionfava e tutti vivevano felici e contenti. Nel libro di Grimaldi il protagonista, sempre succube e perdente, riuscirà finalmente a dare ascolto alla fantomatica ed onesta vocina nella sua testa che esorta di continuo una ribellione? O resterà per sempre schiavo del carattere della suocera? E’ necessario arrivare all’ultima pagina per scoprirlo, con il fiato sospeso e gli occhi speranzosi.
Le situazioni narrate vanno avanti per stereotipi, in cui è sempre la suocera ad avere la meglio, mentre la moglie del povero genero è quasi sempre assente; a questo punto nel lettore sono possibili due razioni: la prima, un lieve conforto, forse sua suocera non è poi così male come pensava, evidentemente c’è di peggio; la seconda, l’odio aumenta, e pagina dopo pagina il lettore entra in una telepatica empatia con l’io narrante del libro.
Una lettura semplice che fa leva sul topos letterario abusato ma sempre attuale; talvolta la narrazione piatta e la mancanza di momenti esilaranti non riesce ad entusiasmare il lettore e le circostanze appaiono ovvie e scontate; a volte invece, pare di essere davanti ad un grottesco palcoscenico ben allestito, e il sorriso degli spettatori non manca. Ho sposato mia suocera – Memorie di un genero esaurito, di Stefano Grimaldi uscito nel marzo scorso, è di facili ironie ma piacevole da leggere; sicuramente un bel regalo di Natale per vostra suocera, e poi chissà, se scatterà la scintilla d’amore.