Le dediche/epigrafi a inizio libro, quelle che occupano la primissima pagina, sono belle; i ringraziamenti alla fine non sono da meno e io li leggo sempre prima. All’ultima pagina de L’anonima fine di Radice Quadrata, pubblicato daBompiani a maggio, tra i vari grazie spicca quello ai tanti ragazzi che hanno partecipato ai corsi di scrittura: è da loro che Mari ha captato comportamenti e pensieri per scrivere questo libro.Così ti senti chiamata in causa e al pensiero che Mari si sia ricordato di te e dei tre giorni di corso Holdeniano ti sale un brivido.
Poi inizi a sfogliare il libro e capiti a pagina 25, che così comincia: Ma la carogna peggiore di tutte è Rebecca. La femmina alfa. La cocca che per ogni voto superiore all’otto si becca o un cellulare o un paio di jeans (…) Rebecca e le sue arie da campionessa (..) Una col metabolismo direbbe mia madre, qualunque cosa ingurgita non ingrassa di un etto.
Grazie Mari, per avermi illuso. Ma veniamo al libro: Sofia ha sedici anni, va a scuola, esce con gli amici e scrive nel suo blog Il mio paio d’occhi, in cui si serve del suo pungente umorismo per rivelare, attenta a mantenere l’anonimato, pettegolezzi e impressioni sui suoi compagni di scuola. L’anno scolastico inizia e un supplente ridispone l’ordine dei banchi: Sofia si trova vicino a Radice Quadrata, un ragazzo dalla faccia trista e tosta; un giorno, durante un litigio lui le aveva detto ‘Sei come una radice quadrata senza il numero dentro’; Sofia non aveva mai capito fino in fondo quell’insulto e da lì il soprannome a chi l’aveva pronunciato.
La personalità schiva e risoluta di Radice Quadrata porta Sofia a pensare che nasconda un segreto. Memore di lezioni investigative con Nonno Karl, inizia una serie di appostamenti alla Scogliera. Giorno dopo giorno la curiosità di Sofia cresce, la pioggia non cessa e la sedicenne è vicina a beccarsi una denuncia per stalking. Mari tiene con il fiato sospeso fino all’ultima pagina rendendo il lettore curioso quanto Sofia. Ma chi è davvero Radice Quadrata, e soprattutto, come si chiama davvero? Tutto viene così avvolto dal mistero e, tra taccuini con l’elastico e corse in bicletta, la personalità di Sofia si fa enigmatica quanto quella di Radice Quadrata, creando così un inevitabile parallelismo tra i due.
La narrazione è in prima persona e ben si addice al punto di vista adolescenziale (e maturo) della protagonista; frasi brevi e pensieri sconclusionati intessono una trama di curiosità e realismo che spingono il lettore a cercare su internet Il mio paio d’occhi; putroppo niente, solo massime d’amore postate su Facebook. Il finale lascia un po’ interdetti: imprevedibile, surreale e fantasioso, roba che tu non te lo saresti mai immaginato. E nemmeno Sofia.
E’ un libro piacevole, a tratti un giallo psicologico che fa riflettere: a volte abbiamo personalità interessanti sotto il naso e nemmeno ce ne accorgiamo, ed è bello farsi gli affari degli altri; che si tratti di cercare di scoprire cosa sta leggendo la persona seduta accanto a te in treno o cosa scrive tutti i giorni il tuo compagno di banco. Per poi arrivare a scoprire molto anche su se stessi, come Sofia.