A pochi giorni dal 35esimo anniversario della strage di Bologna ho letto l’omonimo fumetto scritto, e disegnato, da Alex Boschetti e Anna Ciammitti, edito da BeccoGiallo. Per chi come me è nato circa vent’anni dopo quel fatidico giorno, non è poi così semplice riuscire a mettere in ordine i fatti e capire davvero cosa sia successo. Non l’avevano capito all’epoca della strage, e negli anni successivi, potrò capirlo io dopo 35 anni di indagini, processi, depistaggi e condanne assurde?
La graphic novel – ristampata il 30 luglio scorso a colori – ha proprio l’obiettivo di mettere in fila i fatti e far rivivere le emozioni, come scrive Carlo Lucarelli nella sua prefazione; e ci riesce a meraviglia. La narrazione si apre con uno squarcio di vita, definiamolo così: è la mattina del 2 agosto 1980 e la stazione è affollatissima; c’è chi arriva e chi parte, è un sabato di agosto e tante persone stanno aspettando un treno diretto verso località di villeggiatura. Ore 10.25, avviene un’esplosione nella sala d’aspetto della seconda classe che provoca il crollo di un’intera ala dell’edificio: 85 morti e circa 200 feriti.
Inizialmente si pensa ad una caldaia mal funzionante, successivamente si trova il cratere provocato dall’esplosivo: è stato un attentato, un ordigno bello e buono. Nonostante questo sembra essere l’unico dato certo della vicenda, nel corso degli anni, tra i vari dubbi è stato sollevato pure quello che non si trattasse di una bomba. Come se per anni le persone avessero urlato assassini al vento. Licio Gelli, capo della P2, sosterrà sempre che non fu una strage, ma un incidente: un mozzicone di sigaretta caduto per sbaglio su qualcosa che non andava. Già, una triste coincidenza.
Pare che l’attentato – o l’incidente, se si sta dalla parte del maestro venerabile Gelli – fosse già stato preannunciato nel carcere di Padova da Rinani, militante di estrema destra, in confidenza al compagno Presilio in cui parlava di un evento di enormi potenzialità distruttive per i primi di agosto. La pista da seguire così fu quella neofascista, considerate le tendenze politiche del sopracitato. Così si cercarono responsabili tra i NAR, l’organizzazione terroristica d’ispirazione fascista – sono convinta che il terrorismo sia terrorismo, che non abbia uno schieramento politico, se non quello avverso a quello attuale: estrema destra ed estrema sinistra finiscono per coincidere, come se fossero poste su una sfera circolare.
Un mese dopo la strage viene ucciso Francesco Mangiameli, testimone scomodo; tra gli altri assassini ci sono Francesca Mambro e Valerio Fioravanti. Contemporaneamente avviene un incontro tra Licio Gelli ed Elio Cioppa, dirigente del S.I.S.M.I (Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare Italiana): iniziano i depistaggi; il massone consiglia la pista internazionale, assolvendo eventuale terrorismo nero e/o conflitti/piani sovversivi all’interno del paese. Tutto ciò crea sconcerto, si tira in ballo l’Austria, Gheddafi, la Francia, la pista palestinese, tanto per addossare la colpa a qualcun altro, qualcuno di estraneo.
Mesi dopo Sparti, delinquente romano vicino alla banda della Magliana, confessa che la coppia Mambro-Fioravanti si era recata da lui per documenti falsi, per paura di essere stati riconosciuti alla stazione il 2 agosto scorso. Nel frattempo Presilio viene accoltellato in carcere per la testimonianza-anticipazione riguardo alla strage.
Per depistaggio vennero condannati Gelli, Masumeci, Pazienza e Belmonte; Fioravanti e la Mambro furono identificati come gli esecutori materiali della strage, condannati rispettivamente a 134 anni e otto mesi di reclusione (pena considerata estinta dopo 26 anni, nel 2009) e 84 anni e 8 mesi di reclusione (pena estinta nel 2013). I mandanti sono tuttora sconosciuti, e Fioravanti e la Mambro sono liberi. In realtà ci furono altre testimonianze che li vedevano a Padova il giorno della strage, ma i giudici non vi prestarono ascolto e, nonostante i due si dissero sempre innocenti, vennero condannati.
In realtà i due avevano alle spalle ben 33 omicidi, compiuti con i NAR, di cui si dichiararono responsabili. La Mambro fu sempre complice e in un’intervista degli anni novanta disse di non rimpiangere nulla in quanto le persone da loro ammazzate non erano persone, ma esseri che avevano meno torto di loro.
33 omicidi certi e non hanno scontato in carcere neanche un anno per ogni vittima uccisa. Allucinante.
Allucinante che la strage di Bologna rimanga una delle pagine meno chiare della nostra storia italiana, che i mandanti non siano mai stati trovati e che, anzi, siano stati accertati legami tra questi e i servizi segreti deviati e la criminalità organizzata. Tutto ciò a testimonianza della parassitaria infiltrazione di criminali negli apparati istituzionali e militari. La P2, loggia massonica deviata, era la principale organizzazione occulta di snodo tra servizi segreti e criminalità organizzata; aveva l’obiettivo di contrastare l’ascesa al potere comunista e di avere il monopolio di magistratura e governo attraverso la strategia della tensione per destabilizzare ai fini di stabilizzare. Già che un’organizzazione come la massoneria sia occulta dovrebbe far storcere il naso; non c’è da stupirsi se poi questi sono i risultati di singole deviazioni.
Credo che il problema di tutto sia la trasparenza, qual è il confine tra associazione a base morale, quale si è dichiarata la massoneria, e criminalità organizzata, se entrambe sono occulte e operano senza che nessuno se ne accorga? Fioravanti, la Mambro e gli altri affiliati ai NAR, potranno essere anche i responsabili materiali di ciò che è successo a Bologna, ma alle spalle c’erano sicuramente altre menti, altre istituzioni, altri uomini di spicco. Non c’erano accordi tra esponenti politici ed esponenti della P2, in quanto le due figure coincidevano. Oltretutto stupisce che aderenti al comitato E se fossero innocenti?, in difesa della coppia dei NAR, ci siano onorevoli, senatori, personalità di rilievo. Che sappiano qualcosa? Che tacciano per non fare la fine dei testimoni uccisi? Che la Mambro e Fioravanti siano solo due capri espiatori per coprire qualcosa di più grande?
La strage di Bologna, dopo 35 anni, rimane ancora un mistero. E per fortuna che c’è BeccoGiallo, che ci sono Alex e Anna che con pazienza e devozione cercano di ricostruire, in modo imparziale e totalmente veritiero, come sono andate le cose; perché non sono stati solo atti processuali, depistaggi e condanne, ma anche morti, feriti e dolore.
Poi l’edizione a colori è bella, rende il tutto più realistico e commovente, e per questo riflessivo e stimolante.
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