Come si dimostra che le stranezze atmosferiche (tempeste, siccità, vento forte e quant’altro) non sono proprie solo dei nostri tempi? Per Cortona e la Valdichiana basta andarsi a leggere qualche testo del passato…
Ad esempio…
Da Annibale Laparelli: “Memorie Cortonesi dal 1642 al 1670”
PRIMI GIUGNO 1647 26 morti di cui 5 donne tutte vedove all’ Orsaia
“Nei primi di questo mese di Giugno è venuta una pioggia con tanta quantità di tuoni, lampi e saette che in un giorno son morte 26 persone di folgore in diversi luoghi e particolarmente in Villa dell’Orsaia sotto una quercia 5 donne tutte vedove”.
9 GIUGNO 1643: Val di Pierle: grandine che ammazza animali e poi neve
“In questo tempo venne nuova di Val di Pierle che cascò lì 9 detto (giugno) una grandine tanto terribile, che non solo sfogliò gli arbori di foglie, ma ammazzò fino gli animali, pecore, capre, lepri volpe e uccelli in quantità, e li grani e le biade si mietereno per fieno. Il medesimo giorno principiò un tempo stravagante a Cortona e il giorno seguente che fummo alli 10 venne un diluvio consimile d’acqua con vento fintanto che mandò a male tutti gli strami e lo stesso giorno principiò in chiuscio alla Ruota e Cignano un’ altra grandinata che prese non solo le dette due ville, ma anco Centoia, Gabbiano Poggio Martino e poi passò a Valiano, Petrognano e arrivò fino a Pozzuolo, Stato della Chiesa e s’alzò il ghiaccio che pareva una nevata.”
14 GIUGNO 1643 grandine uccide due uomini
“ …..lo stesso dì 14 vennero contadini e referzero come la grandine suddetta erano stati li pezzi di ghiaccio così grandi che ne pesorno fino di quattro libbre e nella piana di Castiglione del Laco fino di libbre sette , intanto che dalle botte di grandine restarono morti due uomini senza l’infinità di pecore, conigli, lepri, ucelli e altri animali.”
GIUGNO 1659
“….Non lascerò di dire che il primo di questo mese, giorno di Pentecoste, è caduta una pioggia continuata la notte antecedente e seguita fino alle ore 17 del giorno suddetto, tanto continuata che ciascuno pensava doversi rinnovare il diluvio universale e son cresciute in tanta copia l’acque che li fiumi pareano senza argini ed hanno allagato la pianura in modo che hanno messo sotto grandissima quantità di grani e mandata a male universalmente tutti li fieni, e di più in Cortona il monte sotto Santa Margherita ha fatto un’ apertura così grande che ha messo in pericolo la chiesa, il campanile , e il convento e, se non si parava subito, cessata la pioggia, con barbacani e con grosse muraglie, sarebbe rovinato ogni cosa.”
I resoconti che ho riportato sopra sembrano avere dell’incredibile, ma chi ce li ha tramandati, Annibale Laparelli (nato nel 1598 e morto nel 1670), doveva esser per forza una persona affidabile. Era infatti membro di una delle famiglie di censo più elevato e di più antiche tradizioni del nostro territorio, ed era ma anche uomo che aveva seguito la carriera militare e che, in questa veste, fu incaricato della guardia di una delle porte più esposte della nostra città.
Con questo volume di memorie il Laparelli, proprio perché militare, ci tramanda nel dettaglio i momenti di ansia e di preoccupazione che vissero i cittadini del nostro territorio che si trovavano a vivere a confine con lo Stato Pontificio, e che pertanto dovevano subire il continuo passaggio delle truppe che si combattevano in occasione delle ostilità tra Urbano VIII e Odoardo Farnese.
Insieme a queste cose l’autore ci fornisce anche tante altre notizie relative alla vita quotidiana del di Cortona, della Valdichiana e dei Comuni limitrofi, come l’andamento delle stagioni, la descrizione del passaggio di una cometa nel Dicembre 1664, i costumi dell’epoca, il prezzo delle merci, le continue gabelle e tasse imposte ai cortonesi.
Leggendo veniamo anche a conoscenza di alcune coincidenze quasi perfette di date con eventi successi circa duecento anni dopo come un’ esondazione dell’Arno che allagò Firenze per l’appunto il 7 Novembre 1646, o di una tempesta di vento verificatasi a inizio marzo del 1650 che, tra l’altro, scoperchiò anche i tetti delle case e distrusse il campanile di Santa Margherita. Per fortuna non si sono più verificate epidemie come quella di “bottole” mortali (presumo peste) del 1648/49 che il Laparelli attribuisce all’eccesso di piogge.
Sembra proprio che dal 1700 ad oggi in quanto ad eventi atmosferici e ai conseguenti danni per l’agricoltura, non ci sia granché di nuovo sotto il sole. Infatti nell’arco di tempo che il Laparelli “monitorizza” si verificavano anni con eccessi di pioggia che procurava gravi allagamenti se non inondazioni, anni con esagerata mancanza di piogge funestati da gravi siccità, nonché nottate di vento che radevano al suolo boschi e distruggevano i raccolti., L”economia agricola (che all’epoca era quasi l’unica) era sempre e comunque messa in gravi difficoltà ed i prezzi del pane, dell’olio e degli altri generi di prima necessità salivano alle stelle.
L’autore delle “Memorie” interpretava questi avvenimenti come segnali del rancore di Dio verso l’uomo che ha costruito una comunità che aveva perso l’amore ed il rispetto per Lui, non seguiva più i dettami delle Leggi della Chiesa. Questa è una delle sue tante “filippiche” che ha un non soché di attuale:
“…oggi le leggi sono neglette o abusate, la giustizia fatta venale ha resi interessati li premi e le pene, i grandi son diventati tiranni de’ men potenti, la plebe fomentata dagli accidenti della fortuna ha disimparato l’obbedienza, gli onori si dispensano alla cieca, il merito e la virtù conculcate da’ favori e dalle ricchezze…”.
E noi, nei notiziari e talk televisivi dei nostri tempi, che diciamo di tanto diverso?