Premettendo che non condivido granché le posizioni apocalittico-censorie del Direttore (la musica pop funziona come il capitalismo, ci sono periodi in cui la domanda di novità è alta, altri in cui non lo è), propongo alcune glosse telegrafiche a margine della conclusione della sessantacinquesima edizione del Festival della Canzone Italiana, vinta, com’è noto, dal Volo con Grande Amore.


Partiamo dai vincitori. Anzitutto, noto che in qualche modo ci avevo preso… almeno loro li avevo nominati, senza immaginare il tracollo della Tatangelo.

Il Volo​ ha vinto il Festival ma, com’è prevedibile per un paese come l’Italia, non avrà un riscontro commerciale accettabile (controllatevi l’airplay radiofonico, dove al momento della proclamazione erano al 15^ posto sui 20 cantanti di Sanremo – ora sono saliti di tre posizioni – mentre Nek​ e Malika Ayane​ sono stabilmente i primi due). Del resto, tutti conoscono Andrea Bocelli​ (forse il più affine per stile), ma chi si ricorda un suo pezzo di successo dai tempi di Con te partirò o Vivo per lei (entrambe del 1995, ossia vent’anni fa)? Il loro successo sarà concentrato sul mercato estero, il che non è necessariamente male, soprattutto in considerazione della ghiotta occasione dell’Eurovision Song Contest​, in cui proporre un’immagine mamma-son-tanto-felice potrebbe essere una chiave vincente.

Il loro video spacca, con l’imitazione di Ritorno al futuro, Ghost e Spiderman. Peccato che i tre siano espressivi come gli sbullonati dei test di sicurezza.

A Malika facciamo i migliori auguri, e speriamo che possa affrancarsi dall’esibizione all’Ariston (ma rimango dell’idea che merita di più). Nek si è dimostrato il Dino Zoff della situazione, vicendo premi su premi (arrangiamento, cover…) e risultando vincitore morale. Il livello di aspettativa 1/5 che gli avevo dato era sbagliatissimo. Forse ha ragione il Direttore a dire che sopravviverà senza problemi ai tenorini.

(Oddio, tenorini, che definizione orribile. A me piace il pop, ma pure la classica – faccio la tesi sul melodramma, tanto per dire. Eppure questo genere non mi piace per niente. Non ce la faccio: non do giudizi, comunque, perché la musica è fatta per essere ascoltata. Ma farò molta fatica a sentirmi l’LP del Volo).

E i ragazzi dei reality? Da Amici avevamo Moreno, Annalisa, Dear Jack, persino due prof (Coruzzi e Grazia di Michele), mentre da X Factor Lorenzo Fragola e Chiara Galiazzo. Nessuno di loro è stato in grado di arrivare al podio. Segno del lento riflusso e della fine dei talent show? Non credo, anche perché il Volo era comunque nato a Ti lascio una canzone. Comunque è evidente che il pubblico è disorientato, e se alcuni anni fa le fangirl di Amici potevano concentrare i propri televoti su Marco Carta o Valerio Scanu, oggi si trovano in seria difficoltà nello scegliere il proprio beniamino. Persino Fragola, reduce da una recentissima vittoria a X Factor, si è ritrovato nella parte bassa della classifica, nonostante un pezzo radiofonico al punto giusto e la protezione del Re Mida Fedez.

(A proposito, la canzone di Coruzzi-di Michele, che a leggere il testo sembrava bella, non ha vinto il premio Mia Martini. C’è chi griderà al gomblotto, visto che nella Rai della Restaurazione tarantolata si preferiscono i vecchi sposati da 65 anni e le famiglie prolifiche alla difesa dei diritti LGBT. Semplicemente, la canzone era una lagna. Ben arrangiata, d’accordo, ma una lagna. Le vere canzoni di cambiamento sono quelle che ti rimangono in testa, vedi Bella ciao, cantata a Hong Kong come ad Atene, senza sapere una parola d’italiano).

E Carlo Conti? Carlo Conti è come il Volo, ha saputo intercettare le esigenze del pubblico. Una spruzzata di conservatorismo cattolico, un po’ di tette di fuori, canzoni adatte alla radio, niente elucubrazioni… ragazzi, mica lo sto insultando. Ha fatto un prodotto mediocre nel senso etimologico del termine. Aurea mediocritas, la chiamava Orazio da Venosa. In perfetto stile Baudo, ma senza la professionalità di Baudo – basti pensare alle vallette, l’una inesistente (Rocío), l’altra di cattivo gusto nel vestirsi e nel parlare (Emma) e la terza in stato di sballo perenne (Arisa). Gli ascolti lo hanno premiato, anche perché è riuscito ad attirare l’ascolto giovane, e questo è un grande merito. Il prossimo anno, però, sceglili migliori i comici.

Approfitto dell’occasione per riaprire il mio vecchio blog “Stupide canzoni d’amore”, finito nel dimenticatoio ma utilissimo ad affrontare questo genere di argomenti.

Alessandro Ferri

Quando non si deprime, dimostra doti da intrattenitore e intellettuale della Magna Grecia. Si consola delle abituali sconfitte ascoltando quintali di musica.

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Alessandro Ferri

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