In queste ore è stata ufficializzata la composizione del nuovo Consiglio Comunale di Arezzo e, astenendomi da considerazioni prettamente politiche, credo comunque utile fare un’analisi sui numeri. Non quelli dei votanti, delle percentuali raccolte da Bracciali e Ghinelli, delle bianche e delle nulle, ma su quelli di un tema a me caro come la rappresentanza femminile eletta in Consiglio. Come è andata? Piuttosto male
Eppure le premesse per un nuovo Consiglio con molte donne presenti parevano esserci tutte: la distribuzione uomo / donna nelle numerose liste, pur non raggiungendo nel complesso la parità, aveva comunque segnato un passo avanti rispetto al passato e l’introduzione della doppia preferenza, per cui si potevano esprimere due preferenze per due candidati di genere diverso, pareva poter garantire uno scenario ben diverso rispetto al Consiglio uscente
In esso, infatti, erano state elette solo 6 donne (5 nel PD più l’allora candidata a Sindaco di centrodestra) su 40 membri totali. Come è andata invece stavolta? Più o meno nello stesso modo, cioè male
Saranno infatti sempre 6 le donne in Consiglio, anche se su un totale di seggi un po’ ridotto (solo 32). 3 di esse sono state elette nelle varie liste di centrodestra, le altre 3 nel PD
Credo che il dato confermi quanto il problema sia prima di tutto culturale e proprio per questo più difficile del previsto da superare. Il meccanismo delle preferenze, evidentemente, conferma l’esistenza di un retaggio atavico che induce a scegliere un uomo piuttosto che una donna, per mille motivi che rientrano nella sfera dei valori e delle abitudini personali. Oltre a questo, probabilmente, è lo stesso livello qualitativo delle donne impegnate in politica che deve crescere, tenendo presente anche un elemento arcinoto che tutte, più o meno, proviamo quotidianamente sulla nostra pelle: che per capire che si è brave e essere accettate come competenti e all’altezza di amministrare un Comune bisogna metterci molto più impegno e fatti concreti rispetto agli uomini
Ma a crescere più di tutto il resto, probabilmente, dovrà essere il sistema della rappresentanza, il modus operandi dei Partiti e l’insieme dei meccanismi che portano alla selezione delle classi dirigenti… in poche parole tutto il sistema delle Democrazia in Italia. Un sistema che evidentemente non sta molto bene, e Arezzo ne è stata solo l’ennesima conferma
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